Dritti al cuore
Giorgio Ciabattini
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Dritti al cuore
Da "La cucina rustica regionale" di Luigi Carnacina e
Luigi Veronelli:
«Abbacchio (coratella di) con carciofi
2 piccole coratelle d'abbacchio (polmone, cuore, fegato, ecc.), 6
carciofi cimaroli, nettati, tagliati in spicchi non troppo grossi e
tenuti in acqua fredda acidulata con un poco di succo di limone. 100
gr di strutto (o olio). 1 limone. Sale e pepe.
Tagliare in pezzi il polmone, il cuore e tutte le altre
frattaglie; affettare il fegato. Scaldare in una padella 60 gr di
strutto; appena soffrigge aggiungere il polmone, mescolare e, dopo
qualche minuto, unire il cuore e il resto delle frattaglie; tre
minuti prima di ritirare la padella dal fuoco mescolarvi le fettine
di fegato. Condire con sale e pepe. Nel medesimo tempo in altra
padella fare scaldare bene il resto dello strutto, aggiungere gli
spicchi di carciofi, conditi con un pizzico di sale e pepe, e farli
saltare a calore vivace. A cottura ultimata mescolarli con la
coratella, far insaporire per qualche istante, completare con
qualche goccia di succo di limone e versare in un piatto di servizio
ben caldo; servire subito.»

Pensavo di preparare questa ricetta per Natale, ma
so già che gran parte dei miei ‘ingrati’ ospiti storcerebbero
il naso al solo sentire i nomi di certe parti dell'animale. Le
frattaglie, infatti, sono fra i pochi cibi a dividere i commensali
in due categorie assolutamente opposte: i cultori e i disgustati.
Non ci sono mezze misure: si amano o se ne prova repulsione.
Analizziamo questo secondo caso: essere vinti da un disgusto
ostinato, con il suo corredo emotivo, per qualcosa che neanche
conosciamo bene. Basta che sia evocato quel mondo ‘interiore’
per non volerne sapere oltre.
Chiediamoci perché: emozioni così intense sono indice di
significati forti e profonde. Quelle suscitate dalle interiora
affondano le radici nella sfera dei rapporti tra l'animale uomo e il
cibo che esso incorpora, e che perciò entra a far parte della sua
identità fisica e simbolica. Secondo l'antropologo francese Claude
Fischler il disgusto è un meccanismo innato di protezione che
l'uomo 'onnivoro' ha messo a punto come difesa dal rischio di
contaminare la propria integrità con cibi che siano velenosi per il
corpo o destabilizzanti per l'equilibrio mentale.
L'onnivoro, infatti, vive un paradosso: deve mangiare di tutto
perché non riesce a trarre da un solo tipo di alimento tutto ciò
di cui il suo organismo ha bisogno, ma questo lo espone al rischio
di incontrare cibi pericolosi. Da una parte, quindi, cerca la
varietà e il nuovo, dall'altra ne ha paura e se ne difende tramite
il disgusto. Ma il rifiuto di mangiare alimenti come le frattaglie
rientra in questa teoria? Lungi dall’essere mortali, queste,
infatti, costituiscono per alcuni un cibo sopraffino. Consideriamo
allora che il cibo ingerito non è solo alimento per il corpo ma
anche un elemento del sistema di classificazione del mondo esterno
e, quindi, connotato da un forte valore simbolico.
Va da sé che i valori racchiusi nel cuore e nel fegato, secondo
tradizione, siano quelli connessi con la sfera emotiva e delle
sensazioni. Mangiare il cuore di una bestia, sotto sotto, può
quindi farci pensare che stiamo assumendo un po' delle emozioni
animali che albergano in quegli organi e, allora, sentiamo il dovere
di difendere la nostra razionalità, ma lo facciamo con un moto di
disgusto emotivo e irrazionale.
Siamo di fronte ad un altro paradosso: crediamo nel controllo delle
emozioni attraverso la ragione, ma esprimiamo questa convinzione con
atteggiamenti, anche mimici, incontrollati e di grande intensità.
Le emozioni che inconsciamente temiamo di assumere da un tenero
pezzo di carne vengono agite da un comportamento del nostro
organismo. Un disgusto, appunto, ma di natura cognitiva,
contrapposto a quello di origine sensoriale (prodotto, cioè, da una
reale esperienza di sapore sgradevole) in quanto legato ad un moto
affettivo che accompagna quello che pensiamo di quel cibo, e che si
esprime con manifestazioni di estrema violenza, del tutto simili
quelle che si verificano in situazioni puramente fisiologiche (come
l'avvelenamento).

Per dominare queste emozioni abbiamo elaborato le
regole della cucina, con le quali possiamo ricondurre sapori
inquietanti ad un mondo familiare di gusti già sperimentati. E se
questo non bastasse, un consiglio: dopo questa lettura avrete
sicuramente l'amaro in bocca, quello del disgusto, se l'argomento
non vi è piaciuto, oppure l'amarognolo delle frattaglie se, come
me, sarete corsi a cucinarvi un bel rognone o la coratella di
Carnacina. Allora, per riconciliarci tutti, equilibriamo l'amaro con
un bicchiere di Marino Superiore, vino bianco corposo e morbido al
gusto, perfetto per accompagnare le vostre emozioni.
Mini bibliografia:
Claude Fischler, L'onnivoro. Il piacere di mangiare nella storia
e nella scienza, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1992
Luigi Carnacina Luigi Veronelli, La cucina rustica regionale.
2.Italia Centrale, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 1966
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