La guerra e le ragioni del cuore
Carlo Scirocchi
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Tutta l’arte che esiste nel mondo mostra che l’uomo non è solo
fatto di intrighi, colpi di stato, fondamentalismi, crociate e
fanatismi. Tutti questi elementi non potrebbero tutti insieme
mettere in piedi neanche un mattone di Notre Dame. L’arte di tutto
il mondo mostra che l’uomo possiede le vie del cuore, quelle che
giustificano l’esistenza dei Santi e dei Profeti, oltre che dei
Poeti. Se l’arte, come si afferma, è un linguaggio portato alle
sue massime vette di complessità e simbologia, allora c’è da
mettersi d’accordo su quale sia l’organo di percezione e
riproduzione atto alla sua articolazione e alla sua comprensione. Ci
sono dubbi al riguardo? Il cuore, appunto.

Da questo punto di vista appare evidente allora il fatto
straordinario, per qualcuno persino sconvolgente, che se tale
linguaggio è universale, così come il suo organo di percezione e
riproduzione, allora l’umanità è un unico corpo vivente con il
cuore, fatto unico in natura, le sue corde vocali e le sue orecchie.
Altro fatto straordinario: nonostante le sue molteplici forme, l’arte
comunica con il cuore di tutti. Non c’è bisogno di essere
persiani per ammirare i grandiosi monumenti d’Isfahan così come
non occorre essere indiani per commuoverci davanti al Taj Mahal.
Qualcuno obietterà che la poesia, essendo fatta di parole, è una
forma d’arte specifica di una certa cultura. Sbagliato. Intanto
anche se la traduzione non rende pieno merito ai contenuti, se di
grandi opere si tratta, rimane tale in qualsiasi lingua. Ma la
poesia non è fatta solo di significati. Possiede anche i
significanti, i ritmi, le armonie, i suoni della musica, e tutto
ciò comunica sempre qualcosa ai cuori aperti. Provate, per credere,
a leggere a voce alta un grande poema in inglese o spagnolo.
Insomma, qualcosa della grande arte, anche lontana da noi nel tempo
e nello spazio, riesce sempre a superare le barriere culturali,
intellettuali, razziali e a far vibrare il nostro organo cardiaco
nascosto.
Ecco, questa è la ragione del cuore. La creatività di tutto il
Cosmo che si riverbera nell’arte della razza umana, come non
potrebbe dispiegare tutta l’immensa possibilità delle sue forme?
Sono le forme che scaturiscono dalla sua natura che è vita stessa,
cioè armonia e pace. Ora vediamo, quale è il linguaggio della
disarmonia e della guerra? E’ facile scoprirlo. Basta dare una
fugace occhiata ai reportage di guerra, alle macerie dell’Europa
dopo la Guerra Mondiale, al cratere di Manhattan, ascoltare il
crepitio delle armi da fuoco, le grida di odio o di disperazione
proprie dei campi di battaglia grandi e piccoli. Semplicemente non c’è
forma nelle macerie, il suono delle armi è molto più monotono e
povero di ‘colore’ del più semplice degli strumenti musicali:
il tamburo. Le grida sono indifferenziate: né donna, né uomo, né
vinto, né vincitore. Molto al di sotto delle straordinarie
possibilità della voce umana.
Ecco, questa è la ragione del cuore.
Ora accade che taluni scellerati, completamente dimentichi della
differenza profonda tra creatività e distruzione, hanno scelto di
stare dalla parte delle macerie informi, della monotonia e dell’indifferenziazione.
E’ un fenomeno apparso in tutte le epoche e in tutte le civiltà
perché appartiene al lato oscuro dell’uomo. Ma se costoro hanno
deciso di stare dalla parte del ‘senza forma’ è giusto per
tutti gli altri seguirli in tale palude? Se qualcuno, in un’orchestra,
decide di suonare la polvere da sparo è giusto che gli altri
buttino via i loro pregiati strumenti?

Le cellule tumorali sono sempre presenti nel nostro corpo ma la
morte arriva quando anche quelle fino a quel momento buone, ‘decidono’
di aggregarsi a loro. Qual è la musica che l’umanità, nel suo
complesso, ma specialmente quella ricca di pregiati strumenti, vuole
suonare? Qualcosa che sta al di sotto del suono del tamburo? Se l’umanità
è un corpo unico, come la ragione del cuore mostra, rispondere al
cannone col cannone è come prendersi a martellate lo stomaco che fa
male per un’indigestione. Forse sarebbe meglio somministrargli un
po’ di bicarbonato.
Lo so, qualcuno dice che è inevitabile rispondere con i
bombardamenti alle cattive azioni. Io preferisco chiedermi come mai
si è ingurgitato tanto cibo da arrivare all’indigestione. Lo si
è fatto per poi prendersi a martellate? Detto in altri termini
leggermente più espliciti: come mai si è aspettato fino ad oggi
per accorgersi dell’indigestione da Bin - Talebani? Nonostante i
risaputi campi di addestramento, le risapute attività
terroristiche, i milioni di morti, feriti e profughi, le scampagnate
dei carri armati pakistani in territorio afghano in appoggio dei Bin
- Talebani. Si è aspettata la catastrofe annunciata per poi essere
costretti alle ‘azioni inevitabili’?
Lascio queste domande a chi meglio di me è in grado di rispondere.
Io continuo a credere alle ragioni del cuore, nonostante le
rappresaglie ‘inevitabili’, a credere che le macerie e gli
scoppi, da qualunque parte vengano e per qualsiasi giustificazione,
sono solo un modo poco creativo di dare vere risposte ai bisogni
evidenti dell’umanità.
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