La mappa del pensiero no-global
Chiara Rizzo
Il
pluralismo delle visioni del mondo
Il gusto della libertà e dell’avventura
I diversi copioni del futuro
Le regole condivise scavalcano tutte
le barriere
La mappa del pensiero no-global
Segnalazione/Essere o non essere
globali?
La promessa era stata quella di un’eternità di capitalismo accoppiata
alla felicità dell’umanità intera. Ed ecco invece che l’orrore del
capitale si svela senza incertezze: disoccupazione crescente, povertà
nel mondo, saccheggio del pianeta e minacce agli ecosistemi. La
globalizzazione si rivela un fiasco che neanche i più critici avevano
osato immaginare, che procede selettivamente, escludendo ampi segmenti
di economia e società dai network mondiali attraverso i quali circolano
informazione, benessere e potere.
Nel nuovo processo di ristrutturazione sociale alcuni popoli e territori
restano inevitabilmente tagliati fuori perché, nella prospettiva
degli interessi dominanti, finiscono per essere condannati all’irrilevanza.
Sono quelli che Manuel Castells chiama i buchi neri del capitalismo:
regioni e ambiti sociali che sembrano non trovare via di scampo
di fronte alla forza distruttiva della planetarizzazione, accomunati
dalla povertà, dal degrado e dall’oblio.
Di fronte a questa tendenza sempre più irreversibile, le uniche
chances sono forse la mobilitazione sociale, attraverso la quale
costituire una propria identità di resistenza nei confronti del
livellamento a cui andiamo incontro, e la lotta per la salvaguardia
degli aspetti della nostra esistenza più a rischio nell’epoca che
stiamo attraversando.
La globalizzazione, infatti, nel suo progressivo affermarsi, ha
inciso negativamente in almeno tre direzioni: dal punto di vista
ambientale, distruggendo l’equilibrio degli ecosistemi; dal punto
di vista culturale, condannando alcuni popoli a vedere snaturati
e ibridati a scopo commerciale il proprio immaginario e le proprie
tradizioni, ad essere assoggettati e sfruttati in forme di semi-schiavitù,
a non veder riconosciuta la propria identità e dignità etnica; dal
punto di vista economico, attraverso la sempre più grave sperequazione
tra ricchi e poveri, e il progressivo allargarsi del gap tra nazioni
dominanti e dominate.
Il processo è di così lunga data che, seguendo tre linee-guida (ecologia
e ambiente, diritti dei popoli e teoria economica) è possibile tentare
di tracciare una mappa dell’evoluzione del pensiero “no-global”,
attraverso il riferimento a personalità le cui attività e riflessioni
costituiscono oggi il retroterra culturale, quando non le basi fondamentali,
degli attuali movimenti antiglobalizzazione.
ECOLOGIA
Henry David Thoreau (1817- 1862).
Giornalista, seguace del trascendentalismo (che postulava la necessità
di un rapporto più spontaneo e diretto con la natura, della quale
la Rivoluzione Industriale minacciava la distruzione a scopi commerciali),
riteneva che il possesso materiale fosse un ostacolo, e affermava
la necessità del vivere il più semplicemente possibile. Il suo Walden
o La Vita Nei Boschi, scritto nel 1854, racconta l’esperienza di
completa solitudine, a stretto contatto con la natura, da lui personalmente
vissuta.
La sua vicenda è una metafora del continuo riproporsi della lotta
dell’uomo primitivo nel corso della civilizzazione per procurarsi
cibo e rifugio. Per Thoreau la natura è la compagnia più piacevole:
è il primo a suggerire il piacere di avvicinare gli animali senza
armi, di conoscerli senza desiderare di ucciderli, tanto da essere
considerato il padre spirituale dell’attuale movimento ecologista.
Dian Fossey (1932-1985)
Ha studiato i primati africani, monitorando e registrando il loro
comportamento in Zaire e Ruanda, dove ha aperto il Centro di Ricerca
Karisoke. Dopo anni di paziente osservazione i gorilla la conoscevano
e se ne fidavano, al punto che poteva stare seduta in mezzo a loro
e giocare con i loro piccoli. Quando uno dei suoi gorilla preferiti
fu ucciso, iniziò una campagna contro i cacciatori di frodo, fino
al 1985, anno in cui fu ritrovata assassinata (probabilmente proprio
da un cacciatore, anche se il colpevole non venne mai catturato).
Dall’eredità della sua lotta discendono varie organizzazioni e società
dedicate alla salvaguardia dei primati. Grazie al lavoro della Fossey,
adesso conosciamo i pericoli corsi dai gorilla africani, che ora
sono protetti dal governo del Ruanda e da organizzazioni internazionali
come il Dian Fossey Gorilla Fund.
Julia “Butterfly” Hill (1974-)
Nel 1997 nel nord della California aderì alla protesta di un movimento
ecologista che si batteva per salvare dalla minaccia di una grande
segheria le foreste di sequoie della zona. Sul punto di rinunciare,
venne fuori l’idea di un volontario disposto ad arrampicarsi su
una sequoia di 200 piedi, affettuosamente soprannominata Luna, in
procinto di essere abbattuta. Julia accettò la sfida e, invece di
un mese, come previsto, rimase sull’albero due anni, scrivendo poesie,
rilasciando interviste attraverso il suo cellulare (addirittura
alla CNN) e arrampicandosi sui rami.
La sua storia fu raccontata dai giornali di tutto il pianeta, l’opinione
pubblica mondiale si chiese per due anni chi avrebbe vinto, se la
ragazza ecologista o le grandi corporation. La vicenda si concluse
tranquillamente come era iniziata. A Luna furono concessi altri
1000 anni e insieme a lei fu risparmiata una zona di 600 piedi,
mentre la compagnia ricevette un risarcimento di 50000 dollari.
Ralph Nader (1934-)
Uno dei critici sociali americani più efficaci. Le sue osservazioni
sul governo e l’industria hanno avuto un’enorme effetto sulla consapevolezza
pubblica. Il suo esempio ha galvanizzato un’intera generazione di
consumatori. Il suo impegno è iniziato nel 1965 con la campagna
per la sicurezza automobilistica.
Ha dato vita a un network nazionale di organizzazioni di cittadini
che hanno avuto un’influenza fondamentale in molti ambiti, dalla
riforma fiscale al problema dell’energia nucleare, ai programmi
per la salute e la sicurezza.
Attualmente si concentra sul crescente “imperialismo” delle multinazionali
e sulla pericolosa convergenza tra potere economico e politico.
Il movimento dei cittadini, per Nader, attraverso la sua tenacia,
deve cercare di rendere il governo e l’industria più onesti e più
attenti ai bisogni della popolazione.
Edward Goldsmith ( 1928 -)
E’ un ambientalista famoso a livello internazionale non solo per
i suoi lavori "scientifici", ma soprattutto per le battaglie
portate avanti in prima persona sul fronte ecologico e sociale.
A titolo esemplificativo, ricordiamo i continui interventi di Goldsmith
contro le azioni distruttive intraprese dalle grandi banche multilaterali,
come la Banca Mondiale, e contro tutti quei programmi di sviluppo
che prevedono la costruzione di dighe, di centrali nucleari, che
producono devastazioni ambientali nelle foreste tropicali e così
via. Inoltre, nel primo numero del 1985 della rivista da lui diretta
e sostenuta, The Ecologist, aveva pubblicato una lettera aperta
al presidente della Banca Mondiale di allora, R. Clausen, ritenendolo
responsabile di sponsorizzare la povertà, la distruzione dell'ambiente
e la fame nei paesi terzomondiali.
A tale proposito, Goldsmith ha pure predisposto, più di recente,
un numero speciale del The Ecologist in cui ha attaccato duramente
il direttore della FAO, E. Saouma, denunciando la sua Agenzia internazionale
di perseguire una politica di sviluppo deleteria nei confronti dei
paesi poveri.
Infine, nel 1991, a Goldsmith è stato attribuito, proprio per le
sue campagne ecologistiche, uno dei più ambiti riconoscimenti alternativi
a livello mondiale, quello che viene definito il "Premio Nobel
Alternativo" (Right Livelihood Award) presentato ogni anno
al Parlamento svedese il giorno che precede la premiazione ufficiale
dei Premi Nobel.
Mac Taggart(1933-2001)
Imprenditore edile, in seguito a un’esplosione accidentale che distrusse
lo stabile della sua impresa e ferì gravemente un suo dipendente,
si ritirò dagli affari e iniziò a navigare nel Pacifico. Nel 1971,
in seguito al progetto dei test nucleari francesi in una zona del
Pacifico, ribattezzò la propria barca “Greenpeace” e si recò in
quella zona, organizzando una protesta che si diffuse a macchia
d’olio in vari paesi. Nel 1979 riunì i vari spezzoni di organizzazioni
sparsi in tutto il mondo in “Greenpeace International” di cui fu
presidente fino al 1981.
Scomparso nel 2001, per un incidente automobilistico, è stato protagonista
di diverse battaglie (per la difesa delle balene, contro i test
nucleari a Mururoa, contro gli scarichi tossici,…) fino all’ultima
per fare dell’Antartide un parco protetto dallo sfruttamento minerario.
Barry Commoner (1915-)
Ha studiato le funzioni virali e condotto delle ricerche sui tessuti
cellulari con notevoli implicazioni per la diagnosi sul cancro.
Allarmato, all’iniziop degli anni ’50 per i rischi salutari connessi
ai test atomici, ha contribuito alla fondazione del St. Louis Committee
for Nuclear Information. Nel 1966 ha istituito il Centro per la
Biologia dei Sistemi Naturali per studiare i rapporti dell’uomo
con l’ambiente. E’ considerato un pioniere del movimento ambientalista,
chiamato il "Paul Revere dell’Ecologia."
José Bové(1953-)
H
a viaggiato in tutto il mondo denunciando i mali della globalizzazione
e delle biotecnologie, guadagnandosi il soprannome di “Asterix”
dal fumetto del suo paese d’origine (la Francia) per la sua determinazione
ad eliminare gli invasori stranieri (nella forma del capitalismo
globale). E’ diventato l’araldo della battaglia contro la new economy
e l’imperialismo gastronomico (famose le sue campagne contro Mac
Donald’s). Gode di un ampio supporto da parte dell’opinione pubblica:
la critica dell’America riesce facilmente in Francia e la maggior
parte della popolazione francese crede nella causa dei deboli e
degli opressi.

Chico Mendes (1944-1988)
Fu assassinato nel 1988 a causa del suo impegno per salvare dalla
distruzione le foreste pluviali dell’Amazzonia. Era un seringueiro
(secondo la tradizione amazzonica per cui gli abitanti estraevano
la linfa dagli alberi della gomma senza danneggiarli). Sfortunatamente
non tutti sono interessati allo sfruttamento sostenibile dell’Amazzonia,
anzi, esso rappresenta un ostacolo per il profitto: è molto più
facile abbattere gli alberi il più in fretta possibile sostituendoli
con pascoli e miniere, lasciando un deserto al posto di foreste
vecchie di 180 milioni di anni.
Mendes e i suoi sostenitori iniziarono un protesta non violenta
contro le grandi corporation, incontrando la rigida opposizione
di industriali e politici corrotti, che guadagnavano dal disboscamento.
Fu incarcerato, multato, minacciato, e alla fine assassinato ma,
paradossalmente, con la sua morte il suo potere è cresciuto, la
sua causa è diventata internazionale, ottenendo una pioggia di aiuti
da tutto il mondo.
Arundhaty Roy (1960-)
Scrittrice ed esponente dell’Nba, Associazione Amici del Narmada
(uno dei fiumi sacri più importanti dell’India), da anni si batte
contro la costruzione delle dighe nella valle del Narmada, il più
ambizioso dei progetti di canalizzazione delle acque nella storia
dell’umanità, allo scopo di fornire energia elettrica e acqua per
lo sviluppo della valle. La banca mondiale si offrì di co-finanziare
le spese, per un totale di 450 milioni di dollari. I lavori partirono
nel 1988: in seguito alle proteste di migliaia di persone per la
prima volta nella sua storia la Banca mondiale fu costretta a nominare
una commissione indipendente di verifica.
Il rapporto conclusivo non lascia spazio a dubbi. "Appare chiaro
che imperativi tecnici e economici hanno indotto a trascurare del
tutto gli interessi umani e ambientali coinvolti. Pensiamo che la
condotta più saggia per la Banca sia quella di ritirarsi dal progetto
e riconsiderarlo daccapo". Nel 1993 la Banca mondiale abbandonò
ufficialmente l'idea di finanziare il progetto, ma i progetti non
si fermarono, con l’ingresso di possibili finanziamenti da parte
delle multinazionali.
Alle prospettive future si sommano i problemi quotidiani. I lavori
di costruzione hanno infatti già provocato grossi danni all'ecosistema:
l'abbattimento delle foreste ha fatto allontanare chi su quelle
basava la propria sopravvivenza, gli enormi depositi di limo che
si sono creati hanno bloccato l'accesso al fiume. Per raccogliere
l'acqua le donne devono camminare chilometri, i casi di malaria
sono aumentati dei sei volte rispetto a prima dei lavori.
Ai danni sociali si aggiungono i dubbi benefici economici: lo scopo
delle dighe è quello di fornire energia elettrica: ma la fornitura
potrà funzionare soltanto durante quattro mesi l'anno, nel periodo
del monsone, quando le acque sono più abbondanti. E quando la richiesta
di energia elettrica è la più bassa dell'anno.
DIRITTI DEI POPOLI
Ken Saro Wiwa (1946-1996)
Nasce in Nigeria quando era ancora una colonia britannica. La sua
esistenza è dedicata alla difesa della sua etnia, gli Ogoni, prima
durante la guerra del Biafra, mediante la quale gli Ibo (uno dei
maggiori gruppi etnici presenti in Nigeria) rivendicava l’autonomia
e la costituzione di uno stato nazionale che però avrebbe finito
per inglobare e dunque cancellare il territorio degli Ogoni (per
questo egli abbandonò in quel frangente una promettente carriera
accademica, per sostenere la causa nigeriana); e poi contro lo sfruttamento
dei giacimenti di petrolio da parte della Shell.
Convinto della necessità di un grande movimento politico non violento,
fondò nel 1990 il MOSOP (Movement for the Survival of the Ogoni
People), alla guida del quale, sfruttando la sua esperienza di scrittore
e comunicatore, si battè per la dignità della propria gente e per
assicurare alla Nigeria la speranza di un futuro autenticamente
multietnico. Arrestato in più occasioni, nel 1995 fu processato
da un tribunale militare con un’accusa fittizia e condannato a morte.
Vandana Shiva (1952-)
Scrittrice che si occupa di politica sociale, dirige la Research
Foundation for Science, Technology And Natural Research Policy.
Il suo impegno verte sulla biodiversità e l’agricoltura sostenibile.
La biodiversità ha il merito, per la Shiva, di unire la riflessione
filosofica sul valore specifico delle specie viventi ad attività
pratiche e in questo risiede la sua forza: portare il problema della
biodiversità nel cuore della produzione.
In India l’agricoltura è il settore più importante, ma le multinazionali
straniere tendono a monopolizzarla e a diffondere l’uso di tecniche
chimiche. Secondo Shiva, i contadini devono opporsi a questa tendenza,
ritrovare l’orgoglio delle proprie culture locali, e riaffermare
le antiche pratiche di sfruttamento sostenibile della terra. Occorre
realizzare che possiamo vivere anche al di fuori delle regole della
globalizzazione, mixando le risorse già disponibili in un ritorno
alle tradizioni.
Rigoberta Menchù. (1959-)
Attivista guatemalteca per i diritti delle popolazioni indigene
e vincitrice del Premio Nobel per la pace nel 1992, tanto che in
seguito al suo impegno le Nazioni Unite hanno dichiarato il 1993
Anno Internazionale delle Popolazioni Indigene. I nativi in Guatemala
non hanno diritti di cittadinanza (riservati esclusivamente ai discendenti
degli spagnoli). La sua famiglia, molto povera e costretta a lavorare
nelle piantagioni di caffè in condizioni disumane, si è impegnata
a fondo nel movimento contro l’espropriazione dei territori indigeni
da parte degli ispanici, tanto che solo Rigoberta è sfuggita alla
morte, rifugiandosi in Messico. La sua autobiografia (Mi chiamo
Rigoberta Menchù) e la campagna da lei condotta per la giustizia
sociale hanno attirato l’attenzione internazionale sul conflitto
tra indigeni e governo del Guatemala.
Nelson Mandela (1918-)
E’ la personificazione della lotta per la difesa dei diritti dei
popoli. Non ha mai risposto al razzismo col razzismo e il suo impegno
è stato d’esempio per tutti gli oppressi nel mondo, portandolo alla
conquista del Premio Nobel per la pace nel 1993. E’ l’eroe del Sud
Africa più conosciuto e amato, ha contribuito alla fondazione dell’ANC
e vi ha rivestito diverse cariche.
Ha condotto con vigore e resistenza la lotta contro l’apartheid,
passando quasi 30 anni della sua vita dietro le sbarre, sacrificando
la sua gioventù e la sua vita privata. E’ stato il primo presidente
sudafricano eletto democraticamente(dal 1994 al 1999). Dal 1999
si è ritirato dalla vita pubblica.
ECONOMIA
Mohamed Yunus (1940-)
Ha 61 anni ed è un banchiere un po’ anomalo. Giunto al culmine della
carriera di professore di economia negli Stati Uniti, è tornato
in Bangladesh, il suo paese d’origine, per combattere la miseria.
E ha creato una banca molto speciale, la Grameen Bank, che vuol
dire “banca del villaggio”. La Grameen Bank concede piccoli prestiti
senza interessi (restituibili in piccolissime rate settimanali)
a contadini, soci di cooperative artigianali o agricole del Bangladesh.
E soprattutto alle donne, che nella maggior parte delle banche asiatiche
sono escluse dai prestiti.
L’obiettivo di questa iniziativa, che ha fruttato a Mohamed Yunus
la candidatura al Nobel per l’economia, è favorire lo sviluppo di
attività artigianali autonome. Oggi la banca dei poveri ha quasi
due milioni e mezzo di clienti: nove su dieci sono donne, che hanno
usato il denaro per creare cooperative, per avviare nuove colture,
per mandare a scuola i propri figli. Le persone che non riescono
a restituire il prestito sono meno che in tutte le altre banche
del mondo.

Amartya K. Sen. (1933-)
Perennemente candidato al Nobel per l’Economia (che finalmente ha
vinto nel 1998), è uno dei pochi accademici moderni che abbia ricevuto
rispetto e riconoscimenti da parte di chiunque all’interno del mondo
intellettuale. Ha infranto le barriere tra “alta teoria economica”
e “mondo reale” unificando teoria sociale e teoria dello sviluppo
economico, mettendo al centro delle sue riflessioni i bisogni primari
dell’umanità e la lotta contro la povertà.
James Tobin (1918-)
Ha vinto il premio Nobel nel 1981. Per lui l’economia è una passione,
incomincia a studiarla nella convinzione che i miserabili fallimenti
del capitalismo durante la Grande Depressione siano stati le cause
fondanti di disastri politici e sociali in tutto il mondo: “L’economia
dà la speranza che un’adeguata comprensione dei processi possa migliorare
l’esistenza di gran parte dell’umanità”. Nel 1972 propone di “gettare
un po’ di sabbia nell’ingranaggio della finanza” ristabilendo una
forma di controllo dei cambi, soppressa con lo smantellamento dello
SMI (=Sistema Monetario Internazionale) operato da Nixon l’anno
prima. La sua proposta consiste nel tassare con una debole percentuale
le transazioni di cambio in modo da scoraggiare la circolazione
finanziaria puramente speculativa.
Così gli investimenti necessari (sporadici) subirebbero un’imposta
del tutto derisoria, mentre al contrario la tassa che colpirebbe
dei movimenti ripetuti mille volte al giorno avrebbe un effetto
dissuasivo. In un certo senso la tassa Tobin costituisce paradossalmente
un riconoscimento del diritto di speculare, un po’ come il permesso
di inquinare (entro certi limiti), quindi non può essere considerata
una panacea: tuttavia è uno strumento che può rivelarsi utile per
far fronte all’urgenza di togliere al capitale il diritto di fare
il bello e il cattivo tempo economico (soprattutto nella fase attuale
di capitalismo globale, che si risolve in un flusso ininterrotto
di denaro senza volto).
Naomi Klein (1969-)
Dall’attivismo politico (femminismo e difesa d’Israele), è passata
allo studio di come i grandi temi sociali venissero strumentalizzati
dalle grandi marche a scopo pubblicitario. Ha dunque scritto un
libro, No Logo, che è stato definito “il Capitale del nascente movimento
anti-corporation”, primo movimento politico genuinamente internazionale,
senza leader definiti. E' significativo che una delle sue maggiori
interpreti provenga proprio dal Nord America (centro del benessere
e del potere).
L’idea centrale della teoria della Klein è che i logo costituiscono
oggi quanto di più simile ad un linguaggio internazionale per forza
e ubiquità. Siamo uniti da ciò che ci viene venduto e dalla pubblicità,
non solo di nomi ma anche di idee e valori. Ma allo stesso tempo
cominciamo a risentire della colonizzazione delle nostre vite operata
dalle corporation, e ad interrogarci sui loro modelli di produzione
(non trasparenti, e disumani nei confronti delle popolazioni più
povere). L’invito è quello a cercare di riscoprire le nostre identità
di individui e di cittadini, più che di consumatori.
Jeremy Rifkin (1945-)
Senza dubbio il guru dell’attuale movimento antiglobalizzazione,
fondatore e presidente della “Fondazione sui Trend Economici”. Nella
sua biografia troviamo testimonianza delle sue importanti esperienze
di attivismo politico: negli anni ’60 e ’70, ha aderito al movimento
pacifista, è stato uno degli organizzatori della Marcia sul Pentagono
del 1968 e ha fondato nel ’69 la Citizens Commission, un gruppo
intenzionato a sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti
dei crimini di guerra americani in Vietnam.
Dalla fine degli anni ’70 si è schierato contro le biotecnologie,
temendo che senza un rigido controllo governativo, esse avrebbero
consentito agli scienziati di “recitare la parte di Dio” e si sarebbero
risolte in tentativi pseudo-nazisti di creare un’umanità superiore.
In un senso più ampio, la sua preoccupazione fondamentale è l’analisi
dell’impatto dei cambiamenti scientifici e tecnologici sull’economia,
l’occupazione, la società e l’ambiente.
E’ lui che ha formulato la “teoria dell’accesso”, individuando le
conseguenze negative della globalizzazione: in primo luogo l’affermarsi
di pochi e potenti gatekeepers o guardiani (le grandi multinazionali)
che regolano l’inclusione o esclusione dai circuiti di potere, determinando
un sempre maggiore gap tra ricchi e poveri, che oggi si manifesta
nell’accesso o meno alle risorse tecnologiche, ai territori virtuali
del cyberspazio nei quali oggi si giocano le sorti di un’economia
ormai esclusivamente immateriale, che ha finito per inglobare la
sfera politica e quella culturale, in una totale mercificazione
(e quindi svilimento) dell’intera esistenza umana.
Il
pluralismo delle visioni del mondo
Il gusto della libertà e dell’avventura
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le barriere
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