La tigre, il dragone, e la spada verde
Paola Casella
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C'è un personaggio, nel film di Ang Lee La tigre e il dragone,
che forse non ha ricevuto abbastanza attenzione: è il Destino Verde,
la spada del guerriero Li Mubai (Chow Yun-Fat), che passa da un
protagonista all'altro della storia solo apparentemente come
collegamento narrativo. In realtà la spada di Li Mubai, il cui
soprannome dovrebbe da solo far drizzare le orecchie, ha un'importanza
fondamentale all'interno della trama, perché assume caratteristiche
diverse a seconda di chi se ne impossessa. Se è vero che ognuno è
fabbro del proprio destino, l'arma contesa dai protagonisti di La
tigre e il dragone diventa lo strumento, o almeno la cartina di
tornasole, di ciò che toccherà in sorte a ciascun personaggio del
film.
Per Li Mubai, stanco di guerra, il Destino Verde è un peso, in quanto
testimone delle centinaia di battaglie spesso letali (per gli
avversari) da lui condotte in una vita trascorsa all'insegna del
combattimento come scelta esistenziale. Improvvisamente, la compagna
di tante battaglie ha perso il suo significato e il suo valore, al
cospetto di quella che Li Mubai avrebbe dovuto scegliere come compagna
di vita, cioè la sua allieva Yu Shulien (Michelle Yeoh).

Per Yu Shulien, alla quale Li Mubai consegna la spada affinché la
porti a un loro comune amico, il Destino Verde diventa il simbolo
dell'amore che il guerriero non riesce a confessarle: Li Mubai è
disposto a mettere letteralmente il Destino nelle mani dell'allieva,
ma è troppo riservato (o represso, o spaventato) per rivelarsi (o
consegnarsi) a lei con una dichiarazione più diretta.
Per Volpe di Giada (Cheng Pei Pei), l'anziana maestra di arti marziali
che nel nome stesso evoca il materiale del quale è fatta la spada
(che ha di giada proprio l'impugnatura, cioè l'elemento di
controllo), il Destino Verde è l'Irraggiungibile. Volpe di Giada può
solo rubarla, o farla sottrarre in vece sua, a chi ne è degno, e
rappresenta quindi la sua inadeguatezza di guerriera che possiede la
furia omicida ma non il talento, e che è da sempre tormentata dalla
coscienza della propria incapacità di eccellere, nel combattimento
come nella vita.
Al contrario, Jen (Zhang Ziyi), la giovane figlia dell'imperatore, che
ruba la spada per conto di Volpe di Giada, è il Talento allo stato
puro, un talento così incontenibile e così orgoglioso di sé da
impedirle qualunque scambio umano significativo, di quelli che
implicano un pur minimo abbassamento della guardia (o della cresta),
con l'unica possibile eccezione del rapporto ricattatorio che Jen ha
con Volpe di Giada, basato sull'oscuro senso di colpa di colei che
eccelle su colei che, pur avendola istruita, ne è stata superata.
Jen si impossesserà del Destino Verde, oltre che per soddisfare la
richiesta di Volpe di Giada, perché le appare come il giusto omaggio
alla sua abilità di guerriera. Peccato che Jen non capisca che il
proprio Destino bisogna meritarselo. Il valore del Destino Verde
infatti non è intrinseco, ma conferito dalle qualità umane di chi lo
possiede. Li Mubai cerca infatti di spiegare a Jen che la spada non
può aggiungere nulla al suo prestigio fintanto che il suo talento non
sarà controbilanciato dalla saggezza con la quale amministrarlo, e
dall'umiltà che consente al guerriero di tirarsi indietro, se la
battaglia non vale la spada.

Ma Jen non può capirlo, perché il suo talento è così grande da
sembrarle illimitato, e dunque il solo pensiero di arginarlo
volontariamente le appare sacrilego. E il suo desiderio di possedere
la spada assume una componente ossessiva che poco si addice alla
filosofia taoista che ha animato il suo precedente proprietario, il
monacale Li Mubai. Per questo l’amore di Jen per il guerriero nomade
Nuvola Nera (Chang Chen) appare a noi spettatori quasi pretestuoso:
perché è comunque subordinato alla sconfinata ambizione della
ragazza, e infatti l'enigmatica conclusione del film fa pensare che a
Nuvola Nera non rimanga che il ruolo di Penelope.
Non è un caso che Nuvola Nera, l'unico dei personaggi principali a
non avere nulla a che fare con il Destino Verde, rimanga un corpo
estraneo per tutto il corso della trama, e che la parentesi narrativa
che lo riguarda (quella ambientata nel deserto del Gobi) sembri un
film dentro il film, una divagazione tematica.
Per Li Mubai la spada riacquista valore solo nel momento in cui
diventa un mezzo per comunicare il proprio amore a Yu Shulien e per
trasmettere la propria conoscenza a Jen (e in questo senso eternarsi,
lui che non ha figli, e che contiene già in sé un fantasma di
morte).
Il Destino Verde ricorda Excalibur, che riceveva la sua forza dalla
mano di Re Artù (ma anche la spada di Longino, il pretoriano che
trafisse il costato di Cristo). La tigre e il dragone combina
mitologia orientale e leggende occidentali con la stessa astuzia, lo
stesso occhio al mercato globale, di Matrix, che tra l'altro
vantava un analogo sottotesto religioso: laddove in La tigre e il
dragone la filosofia portante ed esplicita è quella taoista, Matrix
era supportato da una trama quasi subliminalmente buddista. Non
è un caso che i combattimenti del film di Ang Lee siano stati
coreografati dallo stesso esperto di arti marziali (e di balletto)
responsabile delle scene d'azione del film dei fratelli Wachowski.

La tigre e il dragone è un perfetto esempio di East meet
West, che fa perno sull'immaginario cinematografico delle platee
di entrambe le metà del mondo. Così la scena dell'attacco alla
diligenza sembra uscita da Ombre rosse e l'intera sequenza
centrale del film pare un omaggio agli spaghetti western di
Sergio Leone, che a sua volta omaggiava i grandi del western americano
- persino il deserto del Gobi sembra la Monument Valley, e la musica
orientale di sottofondo sembra suonata col banjo. I combattimenti sono
una sintesi di Bruce Lee e Fred Astaire, con un pizzico di Michael
Jordan, le cui camminate nel vuoto sono state definite poetry in
motion.
La tigre e il dragone è più efficace proprio nei suoi vuoti,
nei suoi gap, nelle sue assenze, che nella parte visibile della trama,
spesso così didascalica da diventare involontariamente comica. I
balzi fra casa e casa sono più interessanti dei corpo a corpo, e
l'immagine più incisiva del potere negativo di Volpe di Giada è la
sua prima fugace apparizione, un'ombra scura che scivola sopra un
tetto, così veloce da farci domandare se l'abbiamo vista davvero o se
non ce la siamo solo immaginata.
Il Destino di tutti i personaggi sta in ciò che hanno voluto, saputo,
o dovuto sottrarre alla propria esistenza. Li Mubai e Yu Shulien, che
si sono sottratti all'amore, saranno destinati a farne senza; Jen, che
non sa sottrarsi al proprio talento, ne diverrà schiava; e Volpe di
Giada, il personaggio più tragico della storia, morirà per
sottrazione, cedendo al crepacuore per la propria carenza di talento,
che la condannerà a perdere l'amore (a metà tra madre e amante) di
Jen, per la quale invece il talento è tutto.
I link:
http://www.tigre-dragone.it/
(in italiano)
http://www.crouchingtiger.com
(in inglese, è necessario Flash 4)
Sono i siti ufficiali del film. Quello americano vale uan visita anche
solo per la possibilità di costruirsi il proprio trailer su misura,
scegliendo fra una trentina di clip dal film.
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