Innamorarsi in Rete 
           
           
           
          Faustine, Nicole e le altre con Antonia Anania 
           
           
           
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          Idee regalo per vecchi e nuovi
          Romei 
          Una cena da Mille e una notte 
          Sinceri o infedeli?
           
          Si chatta o ci si incontra in quei newsgroup per tutti i gusti, da
          quelli colti, un po’ snob e criptici sulla letteratura e l'arte, a
          quelli più pratici su moto, cavalli, cactus, pane. Si crea un
          contatto, perché ci si sente affini subito, con interessi uguali e
          magari idee diverse da potersi raccontare. Poi ci si inizia a scrivere
          privatamente. 
           
          “Ci vediamo alle 5, domani” chatterà l’uno all’altra e
          l’indomani entrambi saranno davanti alle rispettive tastiere e agli
          schermi del computer, a leggersi per capirsi, per sentirsi meno soli,
          o per provare sensazioni insolite e piacevoli. 
           
          Come se il piacere virtuale avesse sostituito quello visivo, perché
          non è solo bello quello che si vede ma anche e soprattutto quello che
          si percepisce o si vuole percepire. Tutto diventa ancora più
          impalpabile del normale (ma che cos’è normale?) e solo
          letteralmente leggibile, perché incontrandosi in Rete ci si nasconde,
          si fugge dalla realtà, o semplicemente si creano condizioni inedite.
          Sembra il modo migliore per dirsi le cose, per avviare un legame, dove
          le parole sostituiscono i baci e la Rete sostituisce i caffè e gli
          appuntamenti di un tempo. 
           
          E ci si innamora. Innamoramenti la cui bellezza e intensità dipendono
          dalla loro incertezza, dal fatto che rimangono sospesi e forse non si
          concretizzeranno mai. Sostanzialmente ci si innamora dell’idea che
          ci si fa di quella persona ma anche dell’idea che quella persona ha
          voglia di dare di sé. Perché in Rete c’è l’enorme libertà di
          costruirsi mille personalità e l’altro può crederci e
          incuriosirsi. “E’ importante capire che è possibile innamorarsi
          di qualcuno in Rete ancora prima di incontrarlo", racconta
          Faustine, una delle protagoniste delle nostre storie d’amore sul
          Web. "Si è attratti da un’idea, il che è anche bello, e non
          è un sentimento falso, perché ci si innamora delle parole come di
          una poesia o di un quadro”. 
            
             
              “Innamorarsi in Rete è così facile- continua Faustine- perché ci 
              si sente meno vulnerabili, sempre protetti dal fatto che non ci 
              si vede, non ci si odora, non si sente la voce dell'altro, almeno 
              all’inizio, per cui c’è una grande libertà di comunicazione. Tante 
              volte si va subito al sodo, come non avviene negli incontri reali 
              dove è sempre tutto più formale, regolato da comportamenti stereotipati”. 
               
              Sono amori (o amicizie amorose, o infatuazioni?) in cui si condividono 
              parole, qualche volta azioni, non si fanno sempre cose insieme, 
              ma ci si racconta di quello che si fa da soli e della propria vita 
              interiore, delle mille (o solo una) voci dentro di sé, confuse o 
              chiare. 
               
              La fauna di Internet ha mille colori e mille specie, ci bazzicano 
              adolescenti, curiosi, giovani e adulti che hanno voglia di novità 
              o di giocare, ma anche persone che nella realtà sono molto insicure, 
              che fuori dal mondo virtuale hanno pochissima vita sociale, anche 
              persone frustrate o sessualmente deviate. 
               
              L’incontro virtuale mantiene le distanze, di centimetri dallo schermo, 
              di chilometri da una casa all’altra. Sembra quasi un gioco, in cui 
              incontrarsi è l’ultima delle regole, anche per paura di sciupare 
              tutto. Ma arriva anche il giorno in cui si manifesta il desiderio 
              di un incontro fisico, di vedersi e parlarsi de visu, face 
              to face, per vedere le rughe del viso dell’altro, se ci sono. 
               
              In certi casi così gli incontri in Rete diventano storie d'amore 
              concrete, fisiche e reali; in altri casi incontrandosi, idealizzazione 
              e piacere virtuale svaniscono. Queste che seguono sono storie di 
              incontri nati in Rete, cortometraggi di amori cominciati col mouse. 
               
              L’invenzione di un’idea. “Fu un caso. -racconta Faustine- 
              Stavo leggendo un libro che mi stava affascinando e turbando allo 
              stesso tempo, L’invenzione di Morel, di Adolfo Bioy Casares, 
              ma il mio fidanzato non mi ascoltava, così cercai in ICQ qualcuno 
              col quale condividere le mie impressioni, qualcuno che avesse scelto 
              come nickname Morel perché avrebbe significato che anche lui aveva 
              letto il libro e ne era rimasto in qualche modo folgorato. Ce n'erano 
              cinque in tutto il mondo, e a ciascuno mandai un messaggio”. 
               
              A Faustine rispose Andreas, un ragazzo egiziano che studiava archeologia: 
              “In una settimana eravamo già innamorati pur non essendoci neppure 
              mai visti: era come innamorarsi di un’idea. L’idea che avevo costruito 
              io. Ho buttato alle spalle una storia comunque insoddisfacente che 
              durava da tre anni, in cambio di qualcosa di ignoto, un rischio, 
              un punto interrogativo. Credevo in un’idea ma non avevo conferme, 
              poi quando sono andata da lui il collegamento col libro non è stato 
              più importante, perché in quel momento il riconoscimento fu fisico, 
              di pelle.” 
               
              Nicole e il riconoscimento letterario: Nicole Diver è la 
              protagonista di Tenera è la notte, di Francis Scott Fitzgerald 
              la moglie di un medico psichiatra, che soffre di crisi d’ansia a 
              causa di un trauma infantile. Marta amava molto questo personaggio, 
              e decise che Nicole sarebbe stato il suo nickname. 
               
              Scriveva in un newsgroup di letteratura e un giorno le successe 
              qualcosa:“Lessi un intervento che mi turbò: era sensibile, mi sembrava 
              scritto da una persona adulta che non aveva paura di compromettersi, 
              raccontando dei suoi sentimenti senza pudore. Era il racconto di 
              una domenica pomeriggio, di una visita che Sergio, questo il suo 
              nome, aveva fatto a una mostra dello scultore Igor Mitoraj, e di 
              tutti i pensieri e i riferimenti che ne erano scaturiti da Film 
              Rosso di Kieslowski per arrivare a Il più bello dei mari, 
              una poesia di Nazim Hikmet: “Il più bello dei mari è quello che 
              non navigammo/il più bello dei nostri figli non è ancora cresciuto/i 
              più belli dei nostri giorni non li abbiamo ancora vissuti/e quello 
              che vorrei dirti di più bello non te l’ho ancora detto”, una sorta 
              di eterna promessa, di canto dell’eternità”. 
               
              Di solito nel newsgroup si commenta pubblicamente ogni intervento, 
              ma Nicole decide di inviare a Sergio un’e-mail privatamente: “Le 
              tue parole mi hanno turbato e colmato”. 
               
              Sergio, l’altra parte della storia, è sempre stato molto amato per 
              quello che scrive, un punto di riferimento in quel newsgroup, per 
              cui ha ricevuto lettere da tante persone, anche tante donne, che 
              a volte ha incontrato. Ma anche lui cerca un riconoscimento ‘stilistico’, 
              un’intensità e "densità" che riescano a tirare in ballo 
              la sua anima: “Io non ho scritto né nome né niente, -continua Nicole- 
              solo quelle parole, e lui si è incuriosito. Abbiamo iniziato a scriverci 
              frequentemente per due mesi, mandandoci anche foto. Sentivo in lui 
              la passione letteraria e la sensibilità propria di una persona appassionata 
              alla vita e all’arte”.  
            
              
              L’incontro fisico fu inverso, per così dire: “Quando c’incontrammo, 
              non ci fu un riconoscimento da parte mia, perché lui non corrispondeva 
              all’idea che me ne ero fatta, a come avrei voluto che lui fosse. 
              Allora è scattato un lavoro intenso, lungo, dell’uno sull’altro, 
              perché eravamo molto diversi. Un lavoro che desideravamo entrambi, 
              minuzioso, buttandoci alle spalle quello che c’era stato prima. 
              I due mesi precedenti costituivano un mondo a sé, non avremmo potuto 
              continuare in quel modo con le stesse parole e gli stessi modi espressivi”. 
               
              Quando ci si incontra si fa quasi un lavoro edile o di restauro: 
              “Se c’è l’odore, se le mani cercano le altre mani, si inizia daccapo, 
              come se prima si fosse scritto a una persona in qualche modo a metà. 
              Sergio mi scriveva, mi mandava foto e io immaginavo tutto il resto: 
              la sua vita, la sua casa, anche il suo sesso, come si lavava i denti, 
              se mi avrebbe mai accarezzato i capelli nel modo che piace a me… 
              Si disegna una forma, un contorno di quella persona, poi quando 
              la incontri, scopri che la persona che hai immaginato per mesi non 
              è proprio come speravi: si attua allora quel lavoro di ricostruzione 
              sulla realtà”. 
               
              Tante persone però non riescono a ricostruire, forse perché hanno 
              un’età in cui sono poco disposti a venire incontro agli altri, a 
              mettersi in discussione, sono meno elastici e pazienti: 
               
              Clarissa e la filosofia dell’usa e getta. Clarissa ha sessant’anni, 
              quest’anno andrà in pensione, e ora che i figli sono grandi e la 
              casa è sistemata, ha tanto tempo libero, per cui inizia a chattare 
              per ore e le piace. 
               
              Ma ha un insolito atteggiamento: chiunque arrivi in chat e le mostri 
              una certa attenzione, e le dice: “Ti amo, ti voglio vedere”, diventa 
              subito il suo Principe Azzurro. E ci crede temporaneamente, veramente. 
              Con alcuni di questi uomini si è incontrata, ed è lì che sono scattate 
              le delusioni perché le parole alla fine contano poco in confronto 
              ai gesti. Questi uomini hanno più o meno sessant’anni, sono separati, 
              divorziati, o vedovi, hanno anche voglia di ricominciare, ma in 
              Internet si danno, si aprono, poi quando viene l’ora dell’incontro 
              si chiudono, si tirano indietro, hanno paura di andare oltre. Clarissa 
              così subisce la delusione e passa a un altro. Un usa e getta continuo. 
              Un susseguirsi molto veloce di amori - venti uomini in un anno. 
               
              Clarissa si innamora anche virtualmente di quello che vuole lei, 
              e non vede neanche un barlume di quello che sta dietro, della realtà. 
              Crede subito alle parole dell’uomo della settimana perché è desiderosa 
              di affetto. E’ la solitudine che porta alla ricerca spasmodica di 
              ‘mangiare’ il più possibile, qualunque cosa arrivi da chiunque. 
               
              Per un paio di settimane lei si accontenta, afferma che non è come 
              le altre volte, che non si fa coinvolgere, e quando c’è l’incontro, 
              c’è la carne, inizia a pretendere, perché vuole dipendere da qualcuno 
              e vuole che questa persona dipenda da lei, che si stabilisca un 
              legame, una codipendenza. 
               
              Vuole attaccarsi a qualcuno anche perché a una certa età subentra 
              il desiderio di sentirsi utile anche nelle piccolezze - una spremuta 
              d’arancia, ad esempio - e si ha bisogno di dipendere anche in questo. 
              Gli uomini dell’età di Clarissa invece sono poco disponibili a riaprirsi, 
              poco disposti a compromettersi, dopo delusioni di matrimoni andati 
              a male. Sono paurosissimi, tornano bambini. 
               
              Laura la modella. Internet è un mondo parallelo al nostro, 
              dove tanti si possono esprimere senza doversi mettere in discussione. 
              Laura nella realtà pesa cento chili, ma in Internet è una modella 
              di vent’anni. Non perché si spacci per tale ma perché il comportamento 
              esuberante, solare che ha nelle chat, e che non riesce ad avere 
              nella vita reale, la fa diventare una modella agli ‘occhi’ degli 
              altri i navigatori. 
               
              Per lei è un modo di esprimersi per soddisfare una parte di se stessa 
              che altrimenti non soddisferebbe affatto. Laura si innamora facilmente, 
              ha colpi di fulmine istantanei per qualsiasi persona che le dà quell’attenzione 
              che nella vita reale non riceve mai da nessuno. Un’attenzione che 
              per lei significa già innamoramento. 
               
              Laura si dà completamente nel mondo virtuale ma rifiuta sempre di 
              incontrare i suoi compagni di chat perché ha paura di non venire 
              accettata. La grande sicurezza che manifesta virtualmente non esiste 
              più quando dall’altra parte viene richiesto l’incontro. Decide così 
              di abbandonare, e passa, come Clarissa, di persona in persona, prendendo 
              quello che può prendere solo dalla Rete e non dalla vita reale. 
              E' come dire: “Meglio così che niente” 
               
              Il finale perfetto. Niccolò vive a Torino ed è un ingegnere 
              elettronico, amante di libri e Web. Un giorno decide di unire queste 
              due passioni e creare un sito con una storia interattiva alla quale 
              manca un finale. Arrivono tante e-mail con varie possibilità per 
              la fine del romanzo, ma c’è sempre qualcosa che non va, nessuno 
              di quei finali è quello perfetto. 
               
              Alba vive a Palermo, ha comprato da poco il computer e malgrado 
              il tempo sia bello, non ha voglia di uscire. Decide di navigare 
              in Internet. Chissà che non ci riesca dopo varie prove! 
               
              In una di quelle derive tipiche della navigazione online si ritrova 
              in un sito dove cercano il finale per una storia. Ci prova, ne scrive 
              uno. E’ il finale perfetto, quello che Niccolò cercava da tempo. 
              Così come Alba è la donna perfetta per quell’uomo. Adesso vivono 
              insieme. 
               
              Gli amori in Rete a volte hanno la stessa forza delle leggende metropolitane. 
              Il dibattito è aperto a chiunque abbia la voglia di raccontarci 
              una storia d’amore online, sua o sentita dire, a chiunque abbia 
              voglia di proporci la propria opinione, pro o contro. 
               
               
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