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La Barcaccia? Scherza con i santi


Enrico Stinchelli con Paola Damiani

 

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E' nata nell'ottobre del 1988 ed è una delle trasmissioni radiofoniche più irriverenti. Si intitola La Barcaccia, come il grande palco che nei teatri si affaccia sul proscenio e dal quale nulla sfugge dei piccoli incidenti che funestano ogni spettacolo, una specie di Hellzapoppin' ambientato nel mondo dell'opera e molti melomani la considerano un appuntamento obbligato di Radiorai Tre. Autori e conduttori sono Enrico Stinchelli e Michele Suozzo: il primo è un cantante dal talento multiforme, il secondo un musicologo. Ma tra i fondatori del programma bisogna ricordare anche Sandro Rinaldi, cantante e grande esperto musicale, scomparso alcuni anni fa.

Oltre che alla radio, La Barcaccia è presente in Rete su Operaweb (www.opera.it), un sito attualmente congelato per mancanza di fondi. Il programma si è anche inventato un ruolo da impresario, organizzando spettacoli lirici in vari teatri italiani e offrendo la possibilità di cantare a giovani talenti che non accedono facilmente ai circuiti ufficiali. Enrico Stinchelli, con il quale parliamo di questa bizzarria radiofonica, è l'enfant terrible della coppia. Si definisce "un buono mascherato da cattivo". A suo dire sarebbe Suozzo, apparentemente più compassato, quello fra loro due capace di insospettabili perfidie.

Che definizione darebbe di un programma come "La Barcaccia"?

La nostra è una delle ultime oasi di satira, che in questi tempi gode di pessima salute. Ci rivolgiamo a un pubblico sensibile, ragionatore ed esigente come quello di Radiotre, orfano di ironia e di comicità di qualità. Noi ci basiamo sulla convinzione, che è stata propria di grandi intrattenitori come Amurri e Verde o Alighiero Noschese, secondo cui la realtà è più comica della fantasia. Basta proporla smontata e rimontata per farne emergere gli aspetti esilaranti.

Un programma come il vostro non potrebbe che vivere alla radio...

Certamente. La radio è un mezzo molto più libero e anarchico della televisione: nel bene e nel male si è soli davanti al microfono. Noi siamo passati anche per il video. E' stata una buona esperienza, ma alla fine ci siamo resi conto che sull'invenzione, prevale il colore della cravatta o la smorfia del conduttore e si finisce fatalmente ingessati. Comunque anche la radio ha qualche piccolo debito con noi...

 

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Quale?

Siamo stati tra i primi ad aprire i microfoni della Rai al pubblico eliminando tutti i filtri.

Molti programmi radiofonici hanno fornito spunti alla televisione, ma qualche volta è anche vero il contrario. Voi che siete anche autori dei testi che bilancio fate fra debiti e prestiti?

Mi viene in mente, visto che ho ricordato Amurri e Verde, un caso eclatante di prestito dalla radio alla televisione: è loro l'idea del finto telegiornale con eventi reali trasformati in spunti in comici. Sono convinto che da lì nasca Striscia la notizia. Noi abbiamo applicato alla lirica la trovata del karaoke e quando Fiorello nel '95, in crisi di ascolti, ha tentato di riproporla all'interno del suo programma ne è nata una polemica di cui si sono occupati i giornali.

Un grande debito verso la televisione lo abbiamo invece, noi come molti altri, con Blob. Come succedeva nel programma di Enrio Ghezzi, anche noi ci divertiamo molto a inframezzare le dichiarazioni serie o seriose di personaggi del mondo dell'opera con pezzi di varietà, rumori e quanto serve allo scopo: Riccardo Muti che parla di sè e il tormentone di Totò sulla "mosica", ad esempio, spezzano continuamente il discorso. E' un modo di non ricorrere alla critica musicale togata: il pubblico preferisce prendere la musica per quel che è, abbandonandosi al divertimento puro. E' comunque lo spirito del gioco a prevalere

A proposito di Muti, le vostre critiche al maestro e al Teatro alla Scala sono stati una fonte di polemiche inesauribile e vi hanno procurato in passato anche una censura radiofonica. Che temperatura hanno ora i vostri rapporti con il teatro milanese?

Considerando che per frequentare la Scala dobbiamo comprarci i biglietti perché non siamo ospiti graditi, l'apice della crisi l'abbiamo toccato nel febbraio del '99, quando la trasmissione è stata censurata per non farci parlare dell'allestimento scaligero de La forza del destino. Attualmente vige una specie di tregua armata che non saprei dire se e quanto durerà.

 
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