Provate a
entrare in un qualsiasi negozio di fumetti. E vi sembrerà di stare a Pearl Harbor il 7
dicembre 1941: la battaglia per la conquista del pubblico italiano vede dilagare sui
banchi e sugli scaffali i manga giapponesi, tutti rigorosamente in bianco e nero, che
surclassano di gran lunga i coloratissimi supereroi Usa come Batman e l'Uomo Ragno. Un
vera e propria invasione all'insegna del Sol Levante.
Eppure tempo fa la presenza dei fumetti giapponesi sul mercato di casa
nostra era un fenomeno circoscritto, come sottolinea Andrea Baricordi, uno degli animatori
della Kappa srl, la società che cura il settore manga per l'editrice leader in questo
campo, la Star Comics di Perugia. A lui e agli altri tre ragazzi bolognesi del gruppo
"Kappa Boys" (Massimiliano De Giovanni, Andrea Pietroni e Barbara Rossi) si deve
il primo sbarco in forze della produzione nipponica in Italia, circa un decennio fa.

"All'inizio - ricorda Andrea - i nostri lettori erano in genere
ragazzi sui 20-25 anni, conquistati dai cartoni animati giapponesi (i cosiddetti 'anime')
giunti in Italia dal 1978 in poi. La svolta è avvenuta nella seconda metà degli anni '90
con il successo di tre serie (Sailor Moon, Dragonball e Ranma 1/2), che hanno avvicinato
ai manga un pubblico molto più vasto e più giovane, addirittura infantile. A quel punto
il mercato è letteralmente esploso, attirando nuovi editori che in precedenza non avevano
creduto nel fumetto giapponese".
Alla Star Comics si sono così affiancati diversi concorrenti. Per
esempio la Marvel Italia, filiale della casa editrice americana dell'Uomo Ragno e degli
X-Men, ha lanciato una linea di albi made in Japan, la Planet Manga, che quest'anno,
secondo il direttore editoriale Marco Marcello Lupoi, ha venduto circa due milioni di
copie, eguagliando i supereroi Marvel veri e propri.
"Attualmente - ci dice il supervisore dei fumetti Planet, Davide
Castellazzi - realizziamo circa 15 uscite mensili, con generi che vanno dalla fantasy alle
storie di sport. Fra l'altro stiamo ristampando la serie Akira di Katsuhiro Otomo, uno dei
massimi capolavori del Sol Levante a fumetti".
Inoltre a Bologna nel 1996 è nata la Dynamic Italia, collegata
all'omonima casa giapponese. Tra le sue pubblicazioni spiccano gli albi di Mazinsaga, in
cui Go Nagai, creatore dei vari Mazinga e Goldrake, riprende in chiave rinnovata, più
mistica che tecnologica, i personaggi delle sue precedenti serie. C'è poi la
Rock'N'Comics di Pavia, che dispone di un ricco sito Internet (www.rockncomics.it) e propone anche materiale
"hentai", cioè di carattere erotico.

Perfino la Comic Art, una delle case storiche del fumetto italiano, ha
battuto la via del Sol Levante, per esempio con L'Immortale di Hiroaki Samura, notevole
per l'accuratezza dell'ambientazione storica nel Giappone medievale. Infine qualcuno ha
puntato su altre produzioni asiatiche: è il caso della milanese Ediperiodici, che
pubblica la serie Street Fighter, realizzata a Hong Kong sulla scia dell'omonimo
videogioco.
In questo boom la tv ha avuto un ruolo notevole, ma non esclusivo.
"La serie animata di Dragonball - puntualizza Baricordi - era stata trasmessa otto
anni prima che uscisse il fumetto e non aveva suscitato grandi entusiasmi. Invece il manga
è andato a ruba, superando la vetta delle centomila copie vendute: tra i personaggi
d'importazione solo quelli della Disney hanno fatto meglio".
Se Dragonball è stato un exploit irripetibile, i manga della Star
Comics vanno comunque a gonfie vele. Attualmente escono ogni mese 22 testate, con una
diffusione media di 20-30 mila copie. C'è tra l'altro una linea di albi pensati per il
pubblico femminile, i cosiddetti "shojo manga", anche se poi ci si accorge che
li leggono molti maschi, così come le ragazze leggono le storie d'avventura e d'azione.
Forse però l'iniziativa più audace dei Kappa Boys riguarda Lupin III,
il simpatico ladro internazionale la cui serie animata ha avuto un Italia un successo
strepitoso, fino ad approdare in prima serata, con alcuni lungometraggi, sugli schermi di
Italia 1. Con la supervisione dell'autore giapponese Kazuhiko Kato, in arte Monkey Punch,
la Kappa Edizioni ha prodotto una storia di Lupin made in Italy, "Il violino degli
Holmes", con Baricordi nelle vesti di sceneggiatore e Gianmaria Liani in quelle di
disegnatore.
"Ci dispiaceva un po' che Lupin - racconta Andrea - trionfasse
come cartone animato, ma non comparisse più a fumetti. Così abbiamo proposto all'autore,
una persona molto aperta e disponibile, di realizzarne una versione italiana con il suo
patrocinio. E Monkey Punch ha aderito di buon grado, forse anche perché le ultime
versioni televisive del personaggio non lo convincono del tutto".
D'altronde Lupin è un eroe piuttosto anomalo rispetto agli altri
protagonisti dei manga. Non è affatto un puro idealista, pronto a immolarsi per la causa.
"Lo definirei piuttosto osserva Baricordi - una simpatica canaglia. E'
scanzonato, cattivello, corre dietro alle sottane. Di mestiere fa il ladro e ha la polizia
sempre alle calcagna. Bisogna tener conto che Monkey Punch, convinto esterofilo, nel suo
lavoro si è dichiaratamente ispirato a Tom e Jerry e alla rivista americana 'Mad'. Per
cui ha creato un personaggio di forte respiro internazionale, molto accattivante per il
pubblico occidentale".
Se la popolarità di Lupin si spiega anche con il suo carattere
cosmopolita, altrettanto non può dirsi per la quasi totalità dei manga, che sono invece
immersi fino al collo nella tradizione culturale del loro paese d'origine. Addirittura
alcuni autori hanno acconsentito alla traduzione delle loro opere in Occidente solo a
patto che venisse conservata la lettura giapponese, rovesciata rispetto alla nostra, per
cui le vignette e i balloon si susseguono da destra verso sinistra.

La cosa tuttavia, fa notare Baricordi, non ha scoraggiato i lettori
italiani: "Il primo caso è stato proprio Dragonball, il cui creatore Akira Toriyama
ha preteso che le sue tavole non venissero rovesciate nella versione occidentale. E' stato
un rischio pubblicare albi che si aprivano con il dorso verso destra, ma il pubblico, dopo
qualche iniziale perplessità, ha risposto alla grande. E oggi sono parecchie le serie che
conservano questa caratteristica originale".
Vi sono poi fumetti direttamente ispirati alla storia giapponese. Il
più significativo è certamente Gen di Hiroshima, edito dalla Planet Manga, che narra gli
orrori del secondo conflitto mondiale attraverso gli occhi di un bambino. "Si tratta
di un'opera autobiografica - precisa Castellazzi - perché l'autore, Keiji Nakazawa, è
uno scampato alla bomba atomica, che ha trascorso gran parte dell'infanzia in tempo di
guerra. Nelle sue tavole troviamo temi scottanti come l'ottusità del militarismo e lo
sfruttamento dei lavoratori coreani nel Giappone dell'epoca. Trasmette un messaggio
pacifista privo di ogni retorica".
Ma come spiegare la predilezione dei lettori italiani per un prodotto
così lontano dalla nostra sensibilità? "I punti di forza dei manga - risponde
Baricordi - sono la gradevolezza del disegno e il ritmo della narrazione, che assomiglia a
quello di una sceneggiatura cinematografica. Tutto ciò che avviene è mostrato in
dettaglio, con una grande attenzione per i particolari. Le didascalie sono quasi del tutto
assenti: piuttosto che riferire che cosa fanno o provano i personaggi, lo si mostra
attraverso le immagini. E chi legge si sente straordinariamente coinvolto".
Castellazzi condivide queste considerazioni, cui aggiunge il fascino
della novità: "I manga incuriosiscono proprio perché riflettono un mondo
sconosciuto, una cultura tutta da scoprire. Sono palesemente diversi dai comics
occidentali dal punto di vista grafico. E gioca a loro favore il fatto che le storie
abbiano sempre una fine, invece di prolungarsi indefinitamente nel tempo come quelle di
Tex o di Topolino. Senza contare il forte effetto promozionale della stretta interazione,
tipicamente giapponese, tra fumetti, cartoni animati e videogiochi".
Non bisogna infine dimenticare che, se l'Italia è terra di conquista
per manga e anime, anche in Giappone c'è un notevole interesse per il nostro paese. Lo
testimonia nei fatti l'autore di fumetti Horohiko Araki, che ha ambientato qui da noi la
quinta e ultima serie della saga "Le bizzarre avventure di Jojo", edita dalla
Star Comics.
"E' un lavoro strepitoso per la sua accuratezza - commenta
Baricordi - tanto che alcuni lettori ci hanno scritto di aver riconosciuto negli sfondi le
vie delle loro città. Abbiamo preferito quindi pubblicarlo in versione originale, con la
lettura giapponese da destra verso sinistra, per evitare di presentare rovesciati
monumenti come il Colosseo o il David di Michelangelo. Si mormora addirittura che Araki
abbia dei parenti nel nostro paese o sia di remote origini italiane. A giudicare dalle sue
foto, potrebbe anche essere così".