I fumetti: roba buona solo per
far star calmi i bambini. E se proprio un adulto li legge, lo fa in autobus, a letto per
addormentarsi, o meglio ancora al bagno, come fedele passatempo deconcentrante.
Ma ci sono anche strani individui che classificano il fumetto come un bene culturale, e
ad esso dedicano mostre, dibattiti, conferenze e proiezioni. In Italia questo movimento
prende corpo nel 1965, a Bordighera, con il primo grosso congresso ufficiale dedicato
all'argomento. È però dall'anno successivo, a Lucca, che il Salone Internazionale dei
Comics si stabilizza come il punto di riferimento per gli appassionati del settore. Nel
1967, per la prima volta vengono assegnati dei prestigiosi premi ad autori e operatori del
mondo dei fumetti e nel 1970, in occasione della sesta edizione del Salone, organizzato
dal Centro di Studi Iconografici Immagine, il personaggio di Yellow Kid (creato da Richard
Felton Outcault e considerato il primo protagonista dei comic) diviene la mascotte della
manifestazione.

La mostra con gli anni cresce sempre di più, ma con l'edizione dell'autunno 1992, la
diciannovesima, il Salone Internazionale dei Comics, del Cinema di Animazione e
dell'Illustrazione, sospende la sua presenza nella cittadina lucchese. Rinaldo Traini, il
patron della manifestazione, decide di proseguire la sua avventura a Roma, dove ha anche
sede la sua casa editrice, la Comic Art. Nel 1994 avviene quindi il debutto di
Expocartoon, che nasce come eredità ideale di Lucca. E qui avviene un fatto strano: a
Lucca non si sono accorti di essere morti, e la loro eredità non hanno intenzione di
mollarla. In parallelo vede quindi la luce Lucca Comics, e anch'essa rivendica il diritto
alla prestigiosa tradizione. Expocartoon ha il Salone Internazionale, l'organizzazione
decennale e gli Yellow Kid, ormai i premi Oscar del Fumetto, Lucca ha
Lucca, e
questo, con l'aggiunta di nuovi premi e di una nuova organizzazione, è abbastanza per
creare grossa confusione negli ospiti stranieri, ai quali - a seconda dei casi - viene
detto che la mostra concorrente è un'imitazione, o che addirittura non esiste più.
Ma quest'anno è avvenuta una svolta: Lucca Comics (che dichiara 30.000 presenze
nell'ultima edizione, contro le 65-70.000 medie di Expocartoon) ha annunciato che ridurrà
la sua presenza a un solo appuntamento annuo, lasciando il campo libero alla fiera di
Roma, che si sposta quindi da maggio a marzo, per occupare il periodo tradizionale della
fiera toscana.
Una vittoria di Expocartoon su tutti i fronti, quindi? Non proprio, o almeno bisogna
vedere se lo spretto di Pirro non aleggia sul campo di battaglia. Expocartoon nasce come
Mostra Internazionale del fumetto e del cinema d'animazione, con lo scopo di portare
avanti un discorso culturale di diffusione dei due media. Due media in crisi, soprattutto
se parliamo di produzione italiana, ai quali il pubblico si disaffeziona lentamente e
inesorabilmente. Per riattirare la gente verso fumetti e cartoni animati si è pensato
bene di dare loro visibilità di luce riflessa, affiancandogli altri elementi di maggior
visibilità: sfilate in maschera, videogiochi, macchine da Luna Park, addirittura concerti
di musica hip-hop, tutto pur di dare nuova linfa vitale ai settori morenti.

E il fumetto è risorto, l'esperimento del dottor Frankenstein è riuscito: ospiti
prestigiosi, personalità della politica e dello spettacolo sono sempre presenti, i
giornali coprono ampiamente l'evento; decine di migliaia di visitatori inondano i corridoi
della Fiera di Roma e il sabato pomeriggio, senza esagerazioni, se si sollevano le gambe
dal suolo, tra la folla, ci si può facilmente far trasportare in giro dalla fiumana
incessante di gente. Ma se si riesce a trovare uno spazio più calmo, se si riesce a
socchiudere gli occhi e a osservare questa creatura col giusto sguardo, ci si può anche
spaventare: questo Expocartoon ha nelle gambe due enormi padiglioni di Playstation e
Dreamcast (sulle riviste di Consolle della Comic Art, tiratura complessiva 400.000 copie,
sono in regalo i tagliandi d'ingresso), nelle braccia la moda giapponese (i Cosplayer, i
ragazzi che si travestono da personaggi dei fumetti, e che così entrano gratis), nel
cervello migliaia di pupazzetti di plastica e peluche (la gadgettistica è quella
maggiormente venduta dai negozianti), e solo nel cuore (fin quando il
"ringmaster" non deciderà che è inutile), ormai piccolo e irriconoscibile, il
fumetto.
Che continua quindi tranquillamente a far compagnia alla carta igienica in bagno,
mentre sugli scaffali della libreria si esibisce orgoglioso l'ultimo istant-book di
Castagna.