Sergio Benoni,
40 anni ("dal punto di vista internettiano, quasi un senatore", come dice lui),
ex giornalista musicale e responsabile di Radio X, la prima emittente radiofonica in
Europa ad approdare su Internet. Oggi Benoni è direttore editoriale di Tiscali,
responsable dei contenuti del sito del provider cagliaritano, e deus ex machina di Musix
(www.musix.it), il canale musicale che nasce dalla collaborazione fra Tiscali e Radio X, e
che verrà inaugurato ufficialmente a metà novembre.
Ci racconta la genesi di Radio X?
Nel 1994 mi occupavo dei progetti speciali per Video Online, che è
stato il primo grosso provider commerciale italiano passato dalla fase di Internet come
carboneria informatica a un Internet invece aperto al pubblico, commerciale. Allora ho
stipulato un primo accordo di partneship con Real network, che stava sviluppando la prima
versione di Real audio, per fare un beta-testing del software: insieme abbiamo creato ad
hoc una stazione radio di taglio molto internettiano e internazionale, testando la nuova
tecnologia con la prima diretta nel febbraio del '95. Inizialmente lo specifico delle
radio su Internet era la diretta, che rappresentava la marcia in più. Con il tempo la
diretta è diventata un fattore secondario e oggi il dato più interessante è che con
Internet si può ascoltare quello che si vuole quando si vuole, non dipendere dagli orari
del palinsesto anzi crearne uno proprio su misura. Sempre di più Radio X è diventato
dunque un contenitore di programmi e la diretta ha conservato un senso in occasione di
eventi o concerti. Ci siamo resi conto che quello che la gente si aspetta dalla radio è
questo: la possibilità di ascoltarsi le news quando vuole, di farsi un proprio
palinsesto, di avere a disposizione un canale di musica tematica con cui interagire
tramite l'e-mail. he è quello che offrirà Musix, all'interno del quale Radio X è andata
a confluire, portando in dote il suo know how specifico.

Che cosa è Musix?
Una comunità della musica dove Radio X è l'emittente locale. Musix è
al tempo stesso una vetrina per gruppi musicali emergenti che vogliono mettere online le
proprie opere un sito in MP3 e possono decidere se far scaricare gratis i loro pezzi o
fissare un prezzo, del quale percepiscono il 50% per ogni loro pezzo che viene scaricato.
La cosa funziona atraverso due procedure: il downloading che fa l'utente quando si scarica
un pezzo sul computer, e l'uploading che fa il musicista che scarica la sua musica sul
nostro server. Il musicista ha accesso a una pagina dove deposita i suoi brani e che può
continuamente aggiornare con dati sulla sua biografia, i suoi tour, i prossimi
appuntamenti live, il lineup del gruppo, le immagini. La pagina viene inserita
automaticamente nel nostro catalogo.
Come avete concepito il catalogo di musica online?
Ci consente di sperimentare in modo molto diretto l'efficacia del
commercio elettronico su un prodotto digitale come la musica. La differenza fondamentale
fra Musix e gli altri cataloghi in Rete è il progetto editoriale: MP3.com o Yuma, ad
esempio, sono un po' degli elenchi del telefono e bisogna entrare nel sito sapendo già
cosa si vuole.
Noi invece abbiamo una serie di DJ che promuovono le cose belle più e
interessanti, le fanno vedere e sentire. L'assioma di partenza è: come sarebbe bello se
potessi, ascoltando la radio, pigiare un pulsante quando sento la canzone che mi piace e
comprarla subito per mille lire. In un paese come l'Italia in cui il mercato discografico
soffre di croniche difficoltà dovute a una rete di distribuzione carente, la radio ha
proprio a funzone di promuovere le band, di farle ascoltare, di trasmettere le interviste
coi protagonisti, di comunicare le selezioni dei DJ: sono strumenti editoriali di
promozione.
Esistono problemi di diritti?
Con Musix abbiamo sottoscritto una delle primissime licenze
sperimentali Siae per la trasmissione di musica su reti telematiche riguarda sia lo
streaming che il downloading. L'accordo prevede il pagamento di un quota Siae del 7,4 %
sui pezzi a pagamento, se invece la canzone è disponibile gratis perchè il gruppo vuole
farsi conoscere ugualmente il provider dovrebbe pagare circa 80 lire di quota Siae: questo
è motivo di discussione da parte nostra con la Siae, perchè riteniamo di aver messo a
disposizione uno straordinario strumento di promozione dagli artisti e non riteniamo
giusto dover pagare una quota che riteniamo esosa. Per di più l'artista sarebbe ben
contento di autoridursi la quota Siae per farsi pubblicità, e invece questo sistema crea
un vincolo e frena l'idea, giusta, di utilizzare la Rete per farsi conoscere al di fuori
delle logiche discografiche tradizionali.
E' vero che l'MP3 sta rivoluzionando il mercato discografico?
L'MP3 è una forma di compressione dei file musicali, nata
originariamente per il video, che serve a sottrarre dal suono "fettine" di
frequenze senza che l'orecchio se ne accorga. In questo modo si allegeriscono i file fino
a farli pesare un decimo di quelli originali: dal formato wave dei CD dove una canzone
pesa 40-50 mega al formato MP3 in cui pesa 3-4 mega. La coincidenza del fatto che i file
siano diventati più leggeri e le linee e i modem siano diventati più veloci ha fatto sì
che oggi un utente Internet medio possa scaricare dalla Rete un file musicale in 5-10
minuti.
Inotre sono crollate le tariffe di connessione, l'abbonamento Internet
è gratis, e a mesi debutterà il nuovo sistema di trasmissione che scavalcherà il modem
e la linea ISDN e consentirà il collegamento a larga banda anche per l'utente medio. Un
altro fattore importante è la diffusione dei lettori perchè è vero che la gente può
scaricare gli MP3 però deve poi sapere come ascoltarli. I ragazzi se la cavano già da
soli, hanno il masterizzatore, si scaricano i CD sul PC e poi si ascoltano le loro
compilation, però l'utente medio, che è poi quello che può decretare il successo
dell'iniziativa, avrà bisogno del lettore MP3 tipo Walkman, la cui diffusione avverrà a
Natale. Uno si fa praticamente la sua riserva, il suo scaffale di musica nel computer di
casa e poi ogni giorno si scarica la sua playlist del giorno, sceglie i suoi pezzi, e se
li porta appresso.

Come reagiscono le case discografiche?
In modi diversi. Le major, come hanno fatto sempre, aspettano di
trovare un accordo tra le cinque sorelle e di stabilire qual è il formato che dà loro
maggiore affidabilità sul piano dell'antipirateria. Quando partiranno loro sarà il
botto. Nel frattempo la tecnologia va avanti, nessuno la può frenare: nessuno può
impedire a ragazzino del Texas di mettere sul suo computer tutta la sua collezione di
dischi e offrirla gratuitamente in Rete. Internet è anche anarchia, non si può
controllare. Quindi il fenomeno comunque va avanti.
E siccome esiste ormai uno standard diffusissimo e la parola MP3 è
più digitata sui motori di ricerca della parola sesso si sta creando un'opportunità di
business straordinaria. Chi può coglierla in questo anno, anno e mezzo finchè le major
non decideranno il da farsi? Le etichette indipendenti, e artisti singoli che anche se non
hanno un contratto discografico hanno possibilità finalmente di promuoversi, cioè una
chance di successo. Siamo in trattative con etichette indipendenti che hanno nella loro
scuderia artisti che vendono e sono libere di fare scelte autonome. Loro hanno interesse a
sfruttare questo momento prima che arrivino le major, sanno che in questo momento possono
avere l'esclusiva di un mercato legale. Quando le major entreranno in campo noi speriamo
di essere abbastanza grandi da diventare per loro un punto vendita appetibile, e magari in
qualche modo un'etichetta discografica.
Un altro business molto interessante in questa fase è quello dei
cataloghi, dove, come già accennato, entra in ballo il valore aggiunto editoriale. C'è
tantissima musica alla quale si può accedere a un prezzo ragionevole - vecchi brani soul,
jazz, rhythm 'n blues - con l'aiuto di un buon occhio editoriale che sappia scegliere le
cose giuste in sintonia con la moda del momento. Sono convinto che la gente si comprerebbe
subito, attraverso Internet, la collezione di successi di Aretha Franklin o di Otis
Redding, e stiamo parlando di pezzi che si possono vendere ragionevolmente a 1000 lire
l'uno.