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La svolta puritana del New Labour

Antonio Carioti

 

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Tony Blair "figlio" di Margaret Thatcher? Sembrava solo un paradosso provocatorio, ma i motivi per prenderlo sul serio aumentano di giorno in giorno. Dopo aver rappresentato l'ala oltranzista nel sostenere l'intervento armato contro la Serbia di Slobodan Milosevic, il primo ministro britannico non finisce di stupire coloro che hanno una concezione tradizionale della sinistra.

L'ultima sortita del leader laburista, un'intervista ad Andrew Rawnsley dell'"Observer", pubblicata in Italia da "La Stampa" lo scorso 7 settembre, sembra riscoprire, se non proprio lo "Stato etico", certo la necessita' che il governo promuova una sorta di "riforma morale", fondata sul recupero dei valori tradizionali. "La gente" afferma Blair, "vuole vivere in una societa' che sia senza pregiudizi, ma che abbia delle regole, un senso dell'ordine".

A turbare particolarmente Blair e' la deplorevole situazione che vede la Gran Bretagna in testa alle classifiche europee in fatto di ragazze madri adolescenti. Lo lascia sgomento che bambine di 12 anni possano essere messe incinte da partner quasi coetanei: "Non e' l'eta' giusta per avere un bambino, ne' per praticare sesso".

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La sua ricetta contro le gravidanze precoci non e' pero' quella usuale della cultura progressista, a base di educazione sessuale e diffusione degli anticoncezionali. Ci vuole innanzitutto, spiega il premier, un recupero di autorita' da parte delle famiglie. Insomma, "i genitori devono prendersi la responsabilita' dei figli. Ragazzini di 12 anni non possono girare la notte da soli per strada".

E' uno stop al lassismo in piena regola, con tanto di appello alla rigenerazione etica del Regno Unito. "Si tratta di stabilire un'alleanza" afferma Blair "tra il governo e il paese per gettare le basi di una proposta morale". Non manca neppure la difesa d'ufficio dell'istituzione dinastica, malgrado il comportamento piuttosto disinibito di molti membri della famiglia reale: "La monarchia si e' evoluta, e' cambiata e io penso che sia meglio che avere un presidente eletto", dichiara il primo ministro.

Alla base di tutto c'e' un vigoroso richiamo, tipicamente anglosassone e puritano, al principio della responsabilita' individuale. Secondo Blair "l'imperativo sociale e' sviluppare una moderna e responsabile nozione di cittadino". Il che significa, per esempio, nessuna indulgenza verso i dipendenti pubblici che non si impegnano o non hanno le capacita' per svolgere determinate mansioni. "Se le persone non sono adatte a un certo lavoro, non sono adatte e basta", taglia corto il leader laburista. E sembra di sentir parlare un freddo manager della City mentre annuncia corposi tagli di personale nella sua azienda.

Non stupisce, in un contesto simile, che l'inquilino di Downing Street insista sull'opportunita' di ridurre il peso fiscale sul ceto medio. Sono lontani anni luce i tempi in cui l'obiettivo della sinistra nordica era espandere al massimo i servizi sociali, per accompagnare il cittadino dalla culla alla bara. Ora invece il primato va alla liberta' dei consumi privati: "La via del New Labour" chiarisce Blair "e' quella di fare qualsiasi cosa affinche' la gente abbia piu' denaro possibile".

E' proprio vero che la rivoluzione thatcheriana ha rivoltato come un calzino la cultura politica permissiva e assistenziale della Gran Bretagna postbellica. E il suo maggior successo, a conti fatti, consiste nell'aver cambiato i laburisti ancor piu' dei conservatori.

 

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