La prima è che come diceva V.O.Key,
"lelettore è razionale". Perciò chi ha giocato in modo impegnato
limmagine europea è stato premiato. Anche nelle analisi non si è tenuto
sufficientemente conto della specificità.
Le europee sono sui generis per tre ragioni. Primo perchè hanno un
modo di voto (proporzionale con grandi circoscrizioni) a se stante. Secondo perchè
trattano di un oggetto che, nonostante tutte le manovre della classe politica nazionale,
viene comunque percepito dagli elettori, sia pure confusamente, in modo diverso dalla
politica nazionale. Terzo perchè il tipo di mobilitazione è diverso. Senza un enjeu
locale con la mobilitazione dei relativi networks, prevalgono altri stimoli. Anche con
tutto leffetto di trascinamento (reciproco) tra elezioni locali - peraltro le
provinciali sono le meno "sentite" - ed europee, queste ultime danno risultati
diversi e non automaticamentte riportabili alla politica nazionale. Il confronto tra le
amministrative e le europee, nelle zone in cui si sono avute entrambe le votazioni, sarà
estremamente istruttivo. Aspettiamo i risultati di domenica 26 per strapparci tutte le
vesti.

Così come sarà istruttivo il confronto sui numeri assoluti e anche
sui seggi. Quando ci sono forti variazioni di partecipazione i dati percentuali diventano
meno veritieri, perchè le basi cambiano.
Infine una riflessione sulla partecipazione. Che vi sia basso interesse
(ma sopratutto bassa consapevolezza) per le elezioni europee, e un decrescente interesse
per tutte le altre elezioni è fatto assodato. Ma non per questo va giustificato che si
faccia di tutto per abbassare il tasso di partecipazione. Per esempio continuiamo a votare
la domenica come in una società rurale o in una fordista. Ma non siamo più nel fordismo,
la domenica è un giorno di lavoro per molte categorie e comunque di impegno per tutti.
Mio nipote Ettore mi ha fatto notare che c'è una intera categoria (non piccolissima e
prevalentemente di giovani) che avendo anche una minima attività sportiva è praticamente
esclusa dal voto. Ma anche andare al mare fa parte di un rito che è altrettanto
obbligatorio nella nostra società di quanto non fosse andare al lavoro nella vecchia. E
ci è voluta la geniale stupidità dellarroganza craxiana per cogliere tutto il
senso elettorale di questa pratica sociale. Se vogliamo aiutare la partecipazione facciamo
un piccolo sforzo organizzativo e facciamo votare in un giorno lavorativo in cui la gran
parte delle persone è più vicina al luogo di voto che durante un giorno di festa.
Incentivi per il voto? Ma certo. Con acuta prescienza - ma negli Stati Uniti il fenomeno
si era manifestato prima - David Riesman ne La Folla Solitaria, di recente riedito
dal Mulino a cura di Alessandro Cavalli, aveva tracciato un paragone tra il calo della
partecipazione elettorale negli USA e lantica Atene in cui si era arrivati a pagare
un piccolo obolo al cittadino che esercitava il proprio diritto.
E poi facciamo un passo indietro dal baratro del silenzio stampa sulle
elezioni. Proprio nel periodo in cui si dovrebbe più parlare di candidati, programmi e
posizioni a confronto, largomento scompare da radio giornali e televisioni. A Radio
popolare cè una trasmissione che si chiama "Sotto voto spinto", ma
possiamo abolire il gioco di parole perchè siamo veramente nel vuoto. Non so chi sia il
genio che ha elaborato le norme sul silenzio stampa, ma il risultato è che tutti quelli
che contano, meno i cittadini, conoscono i dati di sondaggio. E i cittadini non sentono
più parlare di politica alla radio o sui giornali, mentre i Berlusconi dilagano sulle
loro onde hertziano. Trovatemi quel matto che ha avuto lidea. Lo implorerò di
lasciarci allo schermo selvaggio: meglio molto meglio della assurda situazione attuale.