Elezioni europee/Un sorpasso targato Helmut
Kohl Antonio Carioti
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Niente di piu' facile che sintetizzare in poche righe l'esito del
voto per l'assemblea di Strasburgo. Trionfa l'ex cancelliere tedesco Helmut Kohl: la sua
strategia di allargare il Partito popolare europeo a forze moderate di matrice non
democristiana (dai conservatori britannici a Forza Italia) e' stata premiata dagli
elettori e ha consentito al Ppe di sorpassare per la prima volta il gruppo parlamentare
socialista, staccandolo di ben 44 seggi. Viceversa i grandi sconfitti sono il premier
britannico Tony Blair e il cancelliere Gerhard Schroeder, autori del manifesto
"liberalsocialista" che sara' pubblicato sul prossimo numero di
"Reset": al calo vistoso dei laburisti e della Spd tedesca si deve in massima
parte la perdita del primato da parte del Partito socialista europeo.
Tuttavia quando votano 15 paesi, dalle tradizioni politiche spesso
diversissime, il risultato complessivo e' la somma di una serie di situazioni nazionali
dalle caratteristiche molto peculiari.
In Gran Bretagna ad esempio il dato piu' rilevante e' la scarsissima
affluenza al voto (23 per cento), connessa alla radicata diffidenza verso le istituzioni
comunitarie: il successo dei conservatori di William Hague si deve soprattutto alla loro
battaglia contro l'adesione della sterlina all'euro. Anche in Germania l'astensione ha
toccato livelli record (45,2 per cento i votanti), ma la Spd paga soprattutto la sua
incapacita' di rimettere in moto la crescita e l'occupazione.

Vi sono poi paesi dove la sinistra e' andata bene. In Francia il Ps del
premier Lionel Jospin, considerato portatore di una visione piu' tradizionale del
socialismo rispetto agli "innovatori" Blair e Schroeder, si conferma il partito
dominante e non viene danneggiato dalla grossa affermazione dei Verdi di Daniel
Cohn-Bendit, mentre i gollisti del presidente Jacques Chirac subiscono una pesante
disfatta, tanto da essere superati dalla lista scissionista anti-Maastricht promossa
dall'ex ministro degli Interni Charles Pasqua.
Anche nella penisola iberica si registra un buon risultato dei
socialisti, sia dove sono all'opposizione (Spagna) sia dove governano (Portogallo), mentre
la sinistra viene penalizzata in Grecia, in Olanda e nei paesi scandinavi. In generale si
puo' notare che il voto tende a manifestare insoddisfazione verso le forze di governo. Non
a caso nei due paesi in cui le europee erano abbinate alle politiche (Belgio e
Lussemburgo) i primi ministri hanno dovuto immediatamente dimettersi.
L'Italia spicca per il successo di due forze, Lista Bonino e Asinello,
non riconducibili ai grandi schieramenti popolare e socialista. Ma non si tratta di una
specificita' assoluta del nostro paese, poiche' anche altrove partiti estranei al Ppe e al
Pse mietono una larga messe di suffragi. I liberali spopolano in Svezia, Danimarca e
Belgio. I Verdi guadagnano un po' dovunque, fuorche' in Italia e Germania, e a Strasburgo
passano da 27 a 38 seggi. In Francia si affermano i trotzkisti e la lista dei cacciatori,
mentre il nuovo partito antieuropeista del Regno Unito sfiora il 7 per cento.
Resta da vedere come incidera' l'esito del voto sugli equilibri del
Parlamento europeo, finora gestito attraverso una sorta di accordo consociativo tra
socialisti e popolari. Il Ppe, forte del consenso ottenuto e dei nuovi poteri attribuiti
all'assemblea, potrebbe essere tentato dalla prospettiva di contrapporsi frontalmente ai
governi nazionali, che sono prevalentemente a guida socialista. Ma va considerato che lo
schieramento messo insieme da Kohl non risulta affatto omogeneo: insieme ai principali
artefici della moneta unica ne fanno parte i conservatori inglesi, piu' euroscettici che
mai, e anche forze che nei rispettivi paesi collaborano con la sinistra. Il caso piu'
clamoroso e' rappresentato dall'Italia, dove aderiscono al Ppe partiti collocati su
posizioni inconciliabili.
Se i socialisti si leccano le ferite e i moderati possono
legittimamente cantare vittoria, non sara' facile per il Ppe tradurre in risultati
politici concreti la conquistata supremazia numerica.
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