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Letti per voi/Parla Walzer: "Guerra giusta, ma si è aspettato troppo"

 

Raffaella Polato

 

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Questo articolo e' apparso martedì 20 aprile sul "Corriere della Sera"

Il filosofo americano Michael Walzer rilancia il concetto di "intervento umanitario": "Come quello vietnamita contro Pol Pot" "L'Europa doveva intervenire già dai tempi della Bosnia: ha perso una grande occasione. Milosevic non è Hitler ma va fermato a ogni costo"

 

TORINO - "On tolerance". Michael Walzer intitolò così, due anni fa, un suo libro che della tolleranza è un elogio. Ma c'è anche la tolleranza zero: e la riserva a "despoti e tiranni". Pol Pot o Idi Amin ieri, Saddam Hussein e "soprattutto Slobodan Milosevic" oggi. "Il leader serbo va fermato, con qualunque mezzo", dice il filosofo della politica, americano con radici nella Mitteleuropa ebraica, che può parere un guerrafondaio e invece è un left liberal (definizione Usa), o un "socialista democratico" (definizione sua). Teorico della "guerra giusta", critica anche l'Onu, la Nato, l'Europa. Non perché l'Occidente abbia dato il via alla guerra in Serbia: perché "lo ha fatto tardi e male". Da Torino, dove partecipa a un convegno della Fondazione Gramsci e del Goethe Institut, Walzer fa un'analisi cruda, impietosa e per certi aspetti cinica del conflitto nei Balcani.

 

"Guerra giusta", professore?

"Intervento a fini umanitari senza dubbio. Nel Kosovo i serbi hanno compiuto atti che offendono l'idea stessa di umanità. Pensi a cosa accadde quando il Vietnam intervenne contro la Cambogia di Pol Pot, o quando la Tanzania si mosse contro l'Uganda di Amin. Anche allora si trattò di atti unilaterali che non avrebbero mai passato alcun test dell'Onu. Eppure quegli interventi erano giustificati: gli orrori di quei regimi andavano fermati. La storia si ripete nel Kosovo. I massacri sarebbero continuati. E non si può sempre aspettare. Bisogna agire".

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È giusto che l'abbia fatto la Nato?

"Io speravo che fossero gli europei ad assumersi la leadership. Ma lo speravo dai tempi della Bosnia. Invece, ancora una volta, l'Europa si è persa nell'attesa dell'arrivo americano, questa superpotenza senza la quale sembra che voi vi sentiate senza armi. Giudico questo una grande sconfitta. Comunque l'importante era che si agisse".

 

Lei però, professore, sembra avere dei dubbi sull'efficacia.

"Quest'intervento sarebbe stato diverso se le truppe di terra fossero state pronte già prima dell'inizio del conflitto. Magari solo come minaccia. Ma questa fiducia cieca e ingiustificata nella forza aerea è a mio avviso un errore e anche un segno di debolezza".

 

Cominciamo dall'errore.

"Ritirare gli osservatori Osce e, contemporaneamente, assicurare che le truppe di terra non sarebbero intervenute significa aver dato via libera a Milosevic per tutto quello che sta succedendo. Cioè la pulizia etnica, pianificata probabilmente prima, senza testimoni. L'azione Nato ha facilitato tutto".

 

È un'accusa pesante.

"Ma che non delegittima la Nato: il leader serbo va fermato, militarmente, da chiunque sia in grado di farlo. L'unica possibilità di negoziato è legata alla garanzia che i rifugiati possano tornare tutti nel loro territorio".

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Lei ha parlato anche di debolezza dell'Occidente.

"C'è una cruda verità: i Paesi i cui eserciti non sono messi a rischio di vita, non sono né moralmente né militarmente qualificati a intervenire. Non si può essere in guerra senza essere preparati a tutto, compresa la morte dei propri soldati".

 

È dura da accettare.

"Lo so. Ma le guerre non si vincono dai cieli. E solo un leader politico molto coraggioso o molto forte può spiegare le ragioni morali per cui è giusto che un soldato vada a rischiare la vita lontano da casa per una causa puramente umanitaria. Ricorda la Somalia? Tutti d'accordo sulla necessità di un intervento Usa. Poi sono morti 17 marine e la missione è stata fermata: la vita di un soldato occidentale, secondo questa equazione, non vale centinaia di vite "estranee". Sono le contraddizioni della democrazia. Eppure solo la democrazia può fermare i massacri".

 

Ha ragione chi paragona Milosevic a Hitler?

"No: ogni situazione ha la sua specificità. E perché non dobbiamo avere bisogno di camere a gas per inorridire: Amin usava il machete, ma i suoi massacri non erano più "accettabili"".

 

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