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La voce dal fronte del cyber-monaco Sava Jajic

 

Ludovica Valori

 

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Se in queste ultime settimane i piu' alti rappresentanti della chiesa cattolica e ortodossa si sono impegnati nella ricerca di una via diplomatica alla soluzione del conflitto balcanico (risale a pochi giorni fa l'incontro tra il patriarca di Russia Alessio e quello di Belgrado, Pavle), c'e' una voce che da tempo, attraverso la rete, denuncia le responsabilita' delle parti in causa: ed e' proprio la voce di un religioso ortodosso.

Ormai famoso come il "Cyber-monaco", il reverendo Sava Jajic, un trentatreenne colto e intraprendente, di origine erzegovese, gestisce il sito Internet del Monastero di Visoki Decani, in Kosovo, a detta di molti una delle fonti di informazione piu' interessanti sulla guerra.

La sezione 'Kosovo Information Page' , difatti, contiene una rassegna di notizie da fonti serbe, albanesi, internazionali, ma anche mappe del Kosovo, interviste e dichiarazioni di 'Fratello Sava' e del suo superiore, il vescovo Artimije. C'e' anche la 'proposta di cantonizzazione' avanzata dai monaci, che hanno viaggiato in lungo e in largo per promuoverla, fermandosi - come tutti gli altri, purtroppo - a Rambouillet (anche il testo dell'accordo e' disponibile dal sito).

Gia' da prima dell'inizio del conflitto armato in Kosovo, i monaci hanno sempre tentato di essere in buoni rapporti sia con i Serbi che con gli Albanesi di Decani. Durante i combattimenti dell'estate 1998 hanno aiutato sia gli uni che gli altri, distribuendo aiuti umanitari, vivendo insieme a loro i momenti piu' difficili. Per questo, il Monastero ora e' visto come un 'ponte' tra i due popoli.

Ma questo splendido e antico monumento, fondato piu' di seicento anni fa nel cuore del Kosovo, e' qualcosa di piu': attraverso Internet comunica con giornalisti, diplomatici e cittadini di tutto il mondo. Ed e' Sava, da quel '98 che sembra cosi' lontano, a tenere le redini del sito e degli altri progetti multimediali, tra cui un paio di libri e un Cd-Rom di prossima pubblicazione sul patrimonio culturale della regione.

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La sua mailing list riporta quotidianamente notizie da numerose fonti. Un caso sempre piu' unico, vista la difficile situazione in cui si trovano attualmente i media indipendenti jugoslavi.

Le sue coraggiose affermazioni lasciano il segno, sia che si tratti di conversazioni con i giornalisti che di brevi interviste via e-mail. Comunicare con il mondo, innanzitutto: "Rimanendo in silenzio, diventeremmo complici nella distruzione fisica e spirituale della nostra gente".

La condanna alla politica "cieca e irrealistica" di Belgrado e gli attacchi contro Milosevic e i dirigenti piu' estremisti hanno guadagnato ai monaci accuse di spionaggio e tradimento.

I suoi articoli, spesso censurati, sono riapparsi puntualmente online, in barba alle salatissime multe stabilite dal Ministro dell'Informazione Vucic (da 10 mila a 80 mila dollari per i siti Web colpevoli di "reato verbale e d'opinione").

"Qui da noi", dice il Cyber-monaco, "la politica non e' un lusso. La sopravvivenza della nostra diocesi dipende ovviamente dalle decisioni dei politici. Ma questo non ci impedisce comunque di affermare che certe idee politiche non sono in linea con il punto di vista della Chiesa e non porteranno a una soluzione.

Se la Serbia e la Repubblica Jugoslava avessero intrapreso un processo di democratizzazione e di integrazione con il resto dell'Europa, i problemi attuali si sarebbero potuti evitare.

Solo con la costruzione di una vera democrazia, la liberta' di pensiero e dei media gli estremisti nazionalisti di entrambe le parti sarebbero rimasti isolati, non avrebbero goduto del consenso della popolazione. Disgraziatamente, ora la situazione e' diversa. E la voce dei moderati, delle persone aperte al compromesso, e' ridotta al silenzio. Cosi' come durante i conflitti precedenti, le autorita' hanno propagandato solo le posizioni di alcuni rappresentanti della Chiesa ortodossa, dando cosi' l'impressione di una completa adesione di questa agli 'ideali estremisti e irrealistici della Grande Serbia'".

"In questo momento" continua Sava, "il nostro paese e' un buco nero nel mezzo di un'Europa che si avvia verso la cooperazione e l'unita'. La nostra Chiesa ha promosso un'iniziativa per coinvolgere i leaders delle comunita' religiose in Kosovo, ortodossi, musulmani e cattolici, nella ricerca di una soluzione. Non vogliamo permettere agli estremisti di usare la religione per i loro distruttivi scopi politici". E insiste: "Continuo a dire, e ne sono convinto, che il problema del Kosovo e' un problema di assenza di democrazia, e non di territorio, sangue e mitologia. Va risolto guardando al futuro, non al passato."

Ma c'e' forse un modo di 'farsi sentire' dal mondo. Sava lo sa molto bene, e dai primi giorni dei bombardamenti NATO, si e' scagliato "contro questi barbari attacchi che non potranno che peggiorare la catastrofe umanitaria"...

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Ma come vive un giovane monaco ortodosso alla fine del millennio?

Nel monastero di Visoki Decani si osservano da secoli gli stessi rituali; niente elettricita' in chiesa, solo candele, nessuna "innovazione tecnologica" per quanto riguarda le funzioni. Accanto alla chiesa, pero', ci sono gli uffici con i computer, gli scanner, i modem.
E Sava , quando viaggia, non puo' fare a meno del suo PC portatile, "per restare sempre in contatto con il monastero e i nostri amici in tutto il mondo".

Del resto, quella delle innovazioni tecnologiche non e' una passione nuova, per i monaci slavi: furono proprio loro a portare in Montenegro il primo torchio per la stampa, poco dopo l'invenzione di Gutenberg.

Pronto a fare uso delle piu' moderne tecnologie, quindi, ma non a farsi dominare dallo spirito 'terreno' a spese della fede ereditata dai suoi predecessori, il giovane monaco di Decani si alza decisamente di buon'ora - l'una del mattino - per collegarsi a internet dopo le prime preghiere. Esplora con attenzione tutte le fonti disponibili, per trarne le notizie da inviare attraverso la sua mailing list (gli iscritti finora sono oltre trecento ).

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Gli altri monaci si svegliano poco piu' tardi, in tempo per la preghiera delle cinque. La giornata e' dedicata al lavoro - ognuno ha una specifica 'obbedienza', un compito da eseguire: dalla preparazione dei pasti alla confezione degli abiti, i religiosi provvedono interamente al proprio mantenimento. Producono miele, cera d'api, un ottimo vino.

Tra loro c'e' anche Fratello Arseny: un tempo "in cerca della gloria terrena come pittore a New York", ora si dedica alla realizzazione di icone in stile Bizantino. Altri costruiscono iconostasi in legno, "lavorando con le tecniche tradizionali" cioe' prevalentemente a mano: le macchine si usano solo "in caso di estrema necessita' ".

E non c'e' dubbio che sia proprio quella stessa necessita' che ha spinto il loro confratello a servirsi di modem e computer. Purtroppo in questi giorni non appaiono piu' messaggi firmati da Sava.

Secondo uno degli articoli inviati ultimamente alla mailing list, 'Wartime Journalism in the Internet Age' , alcune agenzie di stampa riportano che il nostro sarebbe in fuga nei boschi, come migliaia di altre persone, quelle persone che ha cercato di aiutare.

Ci auguriamo di risentirlo presto. La lista continua.

Link
Il Monastero di Visoki Decani
I messaggi della Mailing List
Wartime Journalism in the Internet Age

 

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