Come i giornali trattano la
criminalità/Intervista a Vittorio Feltri, direttore del "Borghese"
Isabella Angius, Ilaria Marchetti
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Dossier/Tolleranza zero? No
grazie, troppo poco liberale
Si parla in questi giorni, forse come non mai, di cronaca nera e
criminalità, questa arriva con estrema facilità in prima pagina cosa che prima avveniva
con maggiore difficoltà, secondo Ernesto Savona, criminologo, esiste uno scarto tra
allarme sociale e gravità del fenomeno criminale.
Vent'anni fa l'allarme sociale principale era dato dal terrorismo, i
giornali la televisione e le discussioni tra amici vertevano sulla tragedia del
terrorismo, non era soltanto una forma di criminalità, questa puntava ad eliminare
magistrati, giornalisti, dirigenti e addirittura sindacalisti pensiamo che ci furono più
di cento morti. C'era anche l'aspetto ideologico, che pure si prestava a discussioni, chi
in fondo era ideologicamente vicino sia pur condannando le esasperazioni terroristiche,
chi invece era ideologicamente contrario e si collocava sul versante opposto, per
semplificare diciamo il versante occidentale, più vicino alla cultura politica americana
e anglosassone. E' ovvio, che tanto i giornali che la televisione parlassero di questo,
anche perché la passione politica e ideologica era tenuta accesa dal fenomeno
terroristico. Allora, di fronte a un fatto di cronaca nera che irrompeva nella
quotidianità ordinaria c'era una reazione non dico liberatoria ma quasi, i giornali si
accorgevano volentieri che esistevano altre forme di vita e di morte oltre a quelle del
terrorismo. Per esempio ricordo quando quella ballerina polacca, a Parma era amante di un
piccolo industriale il quale una mattina venne trovato morto e fu accusata lei di essere
l'omicida. La cosa fece scalpore tenne banco a lungo. Poi quello era il periodo dei
rapimenti, che andavano perdendo la loro efficacia dal punto di vista giornalistico, ma
perché erano tanto numerosi che il fenomeno infrattivo aveva finito per scacciare la
notizia dalla prima pagina.
Questi però erano casi che avevano una loro forza di cronaca, ma il
benzinaio qualunque ucciso per l'incasso questi arrivavano a fatica in prima pagina.
Non mi sembra ti poterti dare ragione, quando veniva rapinato il
giornalaio immediatamente il cronista ma anche gli investigatori pensavano subito alla
matrice politica. Solo in seconda battuta si adombrava l'ipotesi del drogato, in quegli
anni si parlava del fenomeno eroina che oggi è scomparso. Il fattore politico era
sicuramente prevalente, e veniva dato più spazio a quelle notizie ma persino il benzinaio
rapinato dava da pensare che tutto sommato c'entrava la politica. Poi insomma, neanche
adesso mi pare ci sia questa attenzione per un fatto che può essere quello del tabaccaio
citato. Solo in occasione della marcia del Polo c'è stata una certa enfatizzazione della
criminalità di questo tipo, per il resto non ricordo niente di simile. Oggi c'è
sicuramente in prima pagina la storia della ragazza uccisa incinta in Puglia, ma perché
in questa storia ci sono tali risvolti, tanti di quegli ingredienti
c'è il foulleton
è un brutto romanzo ma è un romanzo. Anche tutti i reati commessi dagli extracomunitari
difficilmente trovano spazio in prima pagina se non perché ammazzano il parroco. Ma il
parroco ammazzato va sempre in prima pagina, oggi come venti anni fa.
In tutto il dopoguerra la politica della criminalità comune e non
quella mafiosa, penso alla gestione della polizia, non è stata una questione che ha
diviso destra e sinistra
No. Non credo di essere d'accordo
Intendiamoci, è chiaro che da sempre la destra è stata più attenta
alle richiesta d'ordine e la sinistra più attenta alle cause sociali però tutto senza
creare forti tensioni
Credo che tu abbia già accennato alla cosa, la risposta è in parte
obbligata, però calcherei un po la mano sul fatto che per la sinistra ogni devianza
è colpa della società, per il centrodestra oltre all'importanza dell analisi delle cause
sociali che determinano un certo atteggiamento strano nell'individuo, c'è sempre il
tentativo di far ricadere sull'uomo le responsabilità maggiori dei suoi comportamenti.
Per la sinistra le cose non stanno così. Tutto si spiega attraverso la storia e l'analisi
sociologica. La differenza è fondamentale ed ha provocato anche una diversità di
atteggiamento di fronte alla necessità di reprimere. Ancora oggi noi risentiamo di
questo, per esempio quando vengono pubblicate le statistiche in occasione dell
inaugurazione degli anni giudiziari e parlano i procuratori generali mi sembra chiaro che
si scatenino delle polemiche. La sinistra però non dà nessuna importanza ai furti, in
fondo sono stati depenalizzati, ma neanche agli omicidi e neanche alle rapine. Così più
che altro la sinistra pensa al fenomeno della mafia, pensa a tangentopoli a mani pulite è
più attenta a queste questioni. Tutto il resto? Chi se ne frega, la gente si deve
arrangiare. Se ti rubano l'automobile vai a fare la denuncia in questura ti prendono per
un imbecille per uno scocciatore. Se ti fanno un furto in casa? è evidente che nessuno
indaga
mai e poi mai torni in possesso della roba tua. Se succede qualche cosa hai la
sensazione di non essere assolutamente protetto dalla giustizia né dalle forze dell
ordine, questo secondo me è provocato dalla mentalità che negli anni si è costituita ed
è una mentalità di sinistra. Sì, questi fenomeni si spiegano socialmente e non sono
importanti. Mentre la grande propaganda deve servire a mettere in evidenza l'importanza di
tangentopoli, i reati commessi dai colletti bianche e i reati fiscali. Adesso persino i
conti correnti bancari verranno analizzati. La differenza fra destra e sinistra è questa.
I grandi cavalli di battaglia della destra contro la sinistra e
della sinistra contro la destra non sono state in maniera così forte le questioni della
criminalità comune. La destra faceva leva sugli estremismi, sui movimenti
scassatutto
la sinistra non ha mai fatto della questione criminalità una questione
d'agenda politica
Appunto se n'è sempre fottuta!
Anche la destra però, non ha fatto leva su questo. La maggioranza
silenziosa non è mai stata con gli estremismi.
Bè, insomma c'era come oggi la componente sicurezza. Ultimamente si è
fatta la marcia indicando proprio come motivo principale la sicurezza. In fondo però
anche in passato la gente reclamava sicurezza, voleva uscire la sera andare a teatro senza
avere la paura di beccarsi una coltellata. La richiesta era quella di protezione, d'ordine
e quindi di un assetto politico che garantisse tutto questo, mentre alla sinistra faceva
anche comodo il disagio.
La destra tende a chiedere più ordine, però da un certo punto in
avanti, anche per vicende legate a storie personali, per una evoluzione culturale se così
si può dire la destra è diventata piuttosto il partito dei garantisti. Il partito dei
super garantisti, si è sviluppata una contraddizione
No, non ci credo. Stiamo facendo confusione tra i giornali e i
giornalisti come Ferrara e invece la destra intesa come corpo elettorale, che spesso è un
po forcaiolo e certo poco garantista. Alcuni opinionisti, parlamentari e
intellettuali quelli sì possono essere garantisti non credo che siano garantisti perché
Berlusconi non deve finire in galera secondo i programmi di Forza Italia, questa è una
sciocchezza, io per esempio sono sempre stato garantista, tanto è che se vai a vedere il
mio atteggiamento sul processo Tortora se non mi ricordo male nell'84 mentre tutti gli
inviati dei grandi giornali a Napoli erano colpevolisti io come inviato del Corriere della
Sera facevo il processo ed ero assolutamente innocentista e quindi garantista. Facevo il
discorso sui pentiti, come si può dar retta ai pentiti?, e poi solo a quelli senza una
prova, senza aver fatto prima neanche la verifica dei conti correnti di Tortora salvo
metterlo in galera. Se vai a vedere quello che ha fatto Ferrara, sempre sul caso Tortora
vedrai che lui allora era stragarantista, anche allora. Se per comodità polemica vogliamo
dire che
Non sono in dubbio le coerenze personali..
No, lo so non lo dico a te..
Penso alla notizia di oggi della richiesta dell'arresto per un uomo
importante come Dell'Utri è un fatto di grande rilievo comunque la si pensi. Un fatto
come questo non può non incidere sulla visione generale sulla giustizia e può essere
motivo di critica della giustizia
E' chiaro che il centrodestra dirà quello che ho pensato io appena ho
visto la notizia, ho pensato è cominciata la campagna elettorale. Si sapeva che ci
sarebbe stata un' inchiesta su Dell'Utri, se ti ricordi già un mese fa i giornali
riportavano il fatto che Dell Utri cercava di nascondere le prove etc
Quando il crimine ha un livello di presenza molto elevato, penso
alla criminalità comune come a quella mafiosa, è chiaro che le soglie di libertà e
democrazia si abbassano, c'è un rapporto diretto tanto è vero che in una società il cui
numero di criminali sia superiore di un certo livello non è più una società libera,
come una società in cui il numero dei poliziotti superi una certa percentuale sulla
popolazione non è più una società libera
Certo è verissimo sono d'accordo
C'è un nesso di garantismo in un settore perché sono settori che la
legge congiunge. Per la legge non sono ambiti tanto diversi quelli della criminalità
politica, mafiosa, comune o terroristica e quindi le garanzie di un settore si estendono
anche su gli altri, ci sono dei vasi comunicanti
Questo fa parte dei fenomeni sociali, è chiaro che in certi periodi,
in cui la criminalità è più sfrontata che in altri
per esempio in un altro paese
diverso dal nostro credo che le tre mafie sarebbero state affrontate con leggi speciali,
di questo ne sono convinto perché sì che si parla di criminalità ma pur sempre speciale
completamente diversa in ogni loro caratteristica rispetto alle altre. Sono convinto che
le leggi speciali avrebbero aiutato molto, certo se sono di segno diverso rispetto al
garantismo. Non si può però confondere il garantismo, con il far fare a tutti quello che
vogliono e di commettere reati. Là dove esiste l'onere della prova va' rispettato questo
principio cosa che non avviene recentemente. E' stata messa in galera la famosa
"sceriffa", alla quale anche io domenica mi sono dedicato con un articolo, è
vero che contro questa signora avevano diversi indizi, aveva dei soldi in tasca come pure
i passaporto non era in regola, ma la magistratura cosa ha fatto? L'ha accusata di
traffico di minori, che prove aveva? Un garantista dice che prima uno cerca le prove e
poi, solo dopo aver come minimo degli indizi specifici, e particolarmente pesanti e non
generici, bè allora puoi anche provvedere. E' inaccettabile per reati come questo l'idea
della carcerazione preventiva. Naturalmente a questo si aggiunge la necessità di carceri
più umane più capaci e spaziose, è ovvio che la gente vada trattata con tutto il
rispetto. Su questo sono d'accordo, ma c'è bisogno che tutto l'apparato stringa le
maglie.
Torniamo al nostro punto di partenza specifico, i giornali e la
televisione hanno cambiato la sensibilità nei confronti della criminalità comune?
No, secondo me assolutamente no, per l'esperienza che ho io ormai più
che trentennale, però è chiaro non posso testimoniare per il 1947 però dal '60 in poi
ho partecipato direttamente, non vedo un mutamento di atteggiamenti e di linguaggi in
riferimento alla criminalità di qualsiasi tipo.
In televisione, però, la cronaca nera c'è ne era pochissima
Si dice sempre, che c'è ne era pochissima, ma bisogna considerare
che esistevano solo tre canali e oggi c'è ne sono trenta.
Però prima che un TG rilasciasse una notizia di nera c'è ne
voleva
Ti dirò di più, un tempo la cronaca nera arrivava raramente nei TG,
bisognava che fossero fatti molto grossi
e anche oggi è così, se nonché oggi ci
sono anche le televisioni locali che campano sulla cronaca anche quella spicciola. Bisogna
distinguere se sono teleschermi locali o nazionali, io credo che naturalmente la
televisione abbia volgarizzato ma non ha cambiato di molto le abitudini. Certo, i giornali
del pomeriggio della sera sono morti perché la cronaca ormai è data in modo tanto
tempestivo da radio e televisione. La cronaca non costituisce più un richiamo fortissimo
per il lettore che appaga le sue curiosità durante tutta la giornata.
All'inizio di quest'anno per i fatti di Milano i giornali come pure
i Tg hanno calcato molto sul binomio immigrazione-criminalità. C'è stato un vero e
proprio accanimento o bisogna comunque fare i conti con un fenomeno sociale come quello
dell immigrazione che comunque porta criminalità?
Secondo me il problema è un po diverso, perché secondo certe
ricerche che ormai sono note un po a tutti, ne vedo una anche stamattina ripresa da
Gad Lerner sul suo fondo su Repubblica, (ma non scrive sulla Stampa?) che è poi una
ricerca del Mulino condotta da Barbagli, che sostiene che nel 70% dei casi gli episodi di
criminalità sono commessi dagli irregolari, clandestini. Se questo è vero, è anche
ovvio che la popolazione se la prenda con gli autori dei reati e quindi con quel 70% di
immigrati clandestini. Il passaggio successivo è quello di voler criminalizzare gli
immigrati in quanto tali e non in quanto criminali. La sostanza è che la società c'è
l'ha con i criminali e non con la filippina, la colf. Tutta la comunità filippina in
Italia non è responsabile di reati, non battono, non sono mignotte e non sono
spacciatori. Lo stesso vale per i somali che sono persone che lavorano, però ci sono dei
clandestini che non trovando occupazione e di che vivere allora commettono reati, e se è
vera e fondata la ricerca del Mulino spiega il fenomeno cioè che il fatto che la gente se
la prende con gli extracomunitari.
Quindi non c'è stata esasperazione in questo senso
C'è un rapporto di causa-effetto, la gente se la prende con quei sette
criminali su dieci e scopre che sono extracomunitari e fatalmente si giunge alla
conclusione che in prevalenza sono extracomunitari clandestini. Ma questo è un dato di
fatto, questo non significa che uno debba diventare razzista, ma se constata che 7 reati
su 10 sono commessi da extracomunitari
dice solo la verità. Non è una
mistificazione.
Pietro Calabrese, direttore del Messaggero, che per molti aspetti
concorda con quello che lei sta dicendo, pensa che la gara tra i due principali
telegiornali TG1 e TG5 sia combattuta perlopiù attraverso la cronaca e l'enfasi sui
delitti
Sì forse un po si enfatizza la notizia mettendola in apertura ma
questo è il meccanismo dell informazione che volendo si può criticare, ma io non
parlerei di enfasi in senso stretto
Lei conosce il mestiere, e sa che ci sono molti modi di dare la
notizia, un conto è aprire un Tg con "strangolata, stuprata, massacrata dopo aver
scavato nel petto". Ci sono vari gradi
Sì, d'accordo però guarda ti faccio un altro esempio, qui
naturalmente posso avvalermi della mia età sono talmente vecchio!, ma nel 1960 quando ho
cominciato a fare le cronache a Bergamo, succedeva che a ogni delitto si chiedeva subito
chi fosse stato, si rispondeva è stato un calabrese e nel titolo si dava forte risalto a
questo come oggi si dice albanese uccide prostituta. Gli ultimi arrivati, nella metropoli
e nella società industrialmente evoluta e consumistica, fanno i mestieri più scomodi ai
limiti della legalità. Le prostitute difficilmente sono svizzere o belghe, le bische sono
oggi nelle mani degli albanesi, tanti anni fa erano nelle mani dei calabresi e di
siciliani comunque dei meridionali in genere, perché allora erano loro qui al nord gli
ultimi arrivati. Oggi sono loro che si occupano d'economia e d'altre cose e gli ultimi
arrivati cioè gli immigrati finiscono loro nei titoli.
Molti quotidiani hanno parlato di Milano come Chicago, e hanno usato
toni da Far west. Qual è stata la linea interpretativa del suo giornale perciò che
riguarda la criminalità nel capoluogo lombardo?
Il ricorrere a espressioni come farwest, significa soltanto trovare dei
cattivi sinonimi, quando si vuol dire che c'è caos e vige la legge della foresta, si
ricorre a immagini che sono suggestive ma non sono assolutamente calzanti rispetto alla
realtà. E' un problema di linguaggio, specialmente quello giornalistico spesso diventa
gergo, ma anche lo specchio della nostra pigrizia, non vogliamo fare nessuno sforzo e
ricorriamo a queste formulette lessicali che ci consentono di comunicare a grandi linee
quello che c'è da comunicare. Credo che il fenomeno della criminalità effettivamente sia
molto preoccupante più che in passato, anche se in passato lo era notevolmente, per cui
non si parla di un incremento imprevisto ma è dovuto a fenomeni sociali. L'allarme è
giustificato, e il fatto che si indichi l'extracomunitario come la causa della
criminalità è una semplificazione inaccettabile. Se invece si dice che i clandestini,
coloro che purtroppo vivono ai margini date le condizioni nelle quali vivono, che non sono
per esempio le stesse dell Inghilterra, fatalmente vanno a rinforzare le fila della
criminalità fino a raggiungere quota indicata dal Mulino che è del 70%, qui c'è poco da
fare, bisogna prenderne atto e fare ciò che bisogna fare.
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