Prendendo spunto dai fatti avvenuti a Milano nelle
prime due settimane del 1999, secondo lei è cambiato il modo di trattare da parte dei
mass media gli avvenimenti dovuti ad azioni di microcriminalità ?
Non si può parlare di microcriminalità prendendo le mosse da quanto
è avvenuto a Milano perchè è stato un fenomeno molto particolare, del resto la stessa
città lo è: è lunico grande centro governato da un sindaco
dellopposizione. Quindi quei fatti di cui parlate non voglio dire che siano stati
strumentalizzati, ma di sicuro hanno ricevuto tutta quella grande attenzione perché si
sono concentrati semplicemente in un breve periodo. Ed infatti adesso non se ne occupa
più nessuno, non si sa come siano andate a finire le indagini. Questo secondo me
significa che lallarme microcriminalità è stato molto enfatizzato rispetto
alleffettiva realtà. Infatti bisognerebbe vedere le statistiche: se nel frattempo,
dagli inizi di gennaio ad oggi, non cè stato nessun altro omicidio oppure altri
due-tre, alla fine si vede che la media di questi tre mesi risulta uguale a quella degli
scorsi anni.
Ma guardando i dati forniti dallIstat si nota sì come siano
diminuite le morti per stragi, ma siano pure aumentati i reati dovuti alla
microcriminalità, anche se in città riconosciute a rischio come Palermo questi dati sono
in diminuzione.
Ci occupiamo di piu di piccola criminalita perché prima
avevamo di fronte grandi delitti dovuti al terrorismo o alla mafia. Una volta che fatti di
quella portata vengono a mancare è ovvio che lattenzione si sposti su fatti, per
così dire, minori o ordinari.
Lei pensa che seguire fatti di cronaca fa anche capire come prestando
attenzione allevoluzione della microcriminalità si capisce anche levoluzione
della società stessa?
Si, infatti quando si dice che molti episodi di microcriminalità sono
dovuti allimmigrazione, non credo lo si faccia per motivi razzisti. Lo si riporta
semplicemente perché è aumentato il numero di stranieri che una volta in Italia, non
riuscendo a trovare un lavoro, si trovano ad avere come unica fonte di approvvigionamento
il crimine.
E linformazione che ruolo ha avuto secondo lei sullopinione
pubblica? Basti pensare alle manifestazioni organizzate dallopposizione o alle ronde
della Lega
Linformazione ognuno la fa come meglio crede. E evidente
che esistono giornali diversi tra loro: cè modo e modo di fare informazione.
Eppure Curzi parla di un grigiore che uniforma un po tutta
linformazione.
Io non credo che ci sia tutta questa uniformità: la differenziazioni
ci sono. Il modo in cui i problemi dellimmigrazione sono trattati a Roma da "Il
Tempo" è assolutamente diverso da come lo fa La Repubblica o Il Messaggero. La
differenza cè, eccome: sia cal punto vista dellimpostazione ideologica del
giornale, sia del rilievo che vi si da. Per esempio La Stampa a Torino è logico che dia
maggiore risalto a fatti come quello di un quartiere della città che ha deciso di armarsi
contro la microcriminalità. Avvenendo questo a Torino è ovvio che La Stampa lo metta in
prima pagina a differenza di altri giornali.
Cosa ne pensa della scelta da parte di TG come il TG2 o il TG5 che
hanno dato unimpostazione particolarmente attenta ai fatti di cronaca?
In Italia esiste il TG1 che per eccellenza si occupa di politica e come
tale è seguito sia dal pubblico sia dai politici stessi. Gli altri che mi avete nominato,
che sono in concorrenza interna ed esterna alla rai, hanno pensato che la politica sia una
cosa che interessa meno ad alcune persone. Ecco quindi la scelta della cronaca che
sicuramente attrae molto.
Ma non crede che quel modo eccessivamente attento al
"fattaccio" faccia nascere nel pubblico unattenzione forse eccessiva?
Senza contare poi come i quotidiani si trovino nella triste condizione di dover dare
risalto alle stesse notizie perché la TV vi ha già spostato linteresse
E evidente che se si parla molto in televisione di un fatto i
giornali sono portati ad occuparsene. In fondo si sa
sono molti di più i
telespettatori che non i lettori di un giornale. Allora lapprofondimento di una cosa
di cui si è molto parlato in televisione, con particolari che in un TG non possono
arrivare, spetta al quotidiano. Però può anche capitare che un fatto passi prima per le
pagine di un giornale e poi arrivi allo schermo. Penso ci sia unosmosi,
unattenzione reciproca abbastanza paritaria tra i due media.
Però sui giornali manca limpegno allapprofondimento e
allinchiesta, lavoro lasciato nelle mani di trasmissioni come quella di Vespa che
accanto al politico o al personaggio del momento mettono la soubrette seminuda
Non credo che queste trasmissioni facciano del semplice spettacolo.
Lapprofondimento cè: certo, questo nei limiti insiti nella produzione
televisiva.
I giornali potrebbero approfondire di più. E quanto abbiamo
detto allinizio: magari di un fatto se ne parla incessantemente per una settimana e
poi non se ne sa più niente. E poi è ovvio che se il Presidente del Consiglio va a
Milano, indipendentemente dai fatti avvenuti, già quella di per sé è una notizia.
Quindi diventa un ulteriore motivo per i giornali di parlarne.
Si può parlare di politicizzazione dellevento?
Su questo non cè dubbio. Comunque secondo me DAlema è
andato a Milano proprio perché i giornali da giorni non facevano che parlare
daltro. Lui ha risposto esattamente come i giornali si aspettavano: ha fatto la
promessa, non attuata, di unire il centralino delle forze dellOrdine ed è tornato a
Roma. Questo ai giornali è bastato: ed infatti poi non se ne è più parlato. Poi ci sono
casi che vengono pubblicizzati per altri motivi, non per il fatto specifico. Ad esempio il
processo Marta Russo è un processo che sta subendo uninaspettata politicizzazione.
Perché?
Credo perché dietro molti commenti su quel caso ci sia una più
generale strategia di attaccare il lavoro dell procure. E quindi ne sta diventando il
simbolo. Non mi ricordo casi in cui a processi di cronaca nera deputati assistessero alle
udienze.
Allora è parte del normale lavoro giornalistico dare enfasi alla
notizia del momento e poi successivamente dedicarsi ad altro. Quindi questo allarme
criminalità è stato tale per quelle due settimane e basta?
Detto così è un po brutale
però bisogna rendersi conto
che di fatti nuovi ce ne sono in continuazione. Oggettivamente poi non si può scrivere
ogni giorno di un omicidio avvenuto tre mesi prima. Per esempio a Roma qualche mese fa si
parlò delle "donne ammazzate" perché in pochi giorni si concentrarono alcuni
delitti appunto contro delle donne, ma in maniera del tutto casuale.
Infatti secondo il criminologo Savona esiste uno scarto tra
lenfasi data dai mass media ai fenomeni criminali e il reale allarme sociale.
Sì, ma questo allarme è periodico, ciclico: basti pensare al fatto
stesso che i giornali per un periodo ne parlano e poi per un altro no! Viene facilmente
alla memoria il periodo in cui a Roma avvenne tutta una serie di omicidi per mano della
banda della Magliana: anche allora cera lallarme sociale. E comunque abbiamo
un tasso di criminalità abbastanza fisiologico rispetto ai problemi che abbiamo. E
ovvio che su un milione di clandestini una parte si mantenga commettendo crimini.
Cosa ne pensa di certe pratiche di titolazione spesso un po
forzate e ricche di metafore? Fa sempre parte del lavoro di routine di un organo
dinformazione?
Non mi pare così grave. Cè unenfasi perché nella
titolazione si cerca sempre leffetto, la ragione è facile da intuire. Più che
altro non mi piace il facile utilizzo di luoghi comuni, dovrebbero avere più fantasia! Si
dovrebbe stare attenti alla titolazione più per evitare la frase fatta che non perché si
crea un allarmismo ingiustificato in chi legge.
Quindi leffetto di agenda dei giornali non è poi così forte:
lopinione pubblica tutto sommato è più smaliziata e meno influenzabile di quanto
si pensi.
Penso di sì. Anche perché la maggioranza della popolazione non legge
i giornali.
Però vede la TV. Oppure linformazione televisiva è più
compassata?
Sì. E poi in ogni caso un servizio di tre minuti non ha lo stesso
effetto di un titolo a nove colonne. Da parte mia cerco sempre di dare il giusto peso alla
notizia: il che non significa minimizzare. Il fatto che alcuni delitti rimangono insoluti
deve destare allarme non nel senso che non si deve più uscire di casa, che il cittadino
è lasciato a sé stesso. Deve far riflettere perché la società non è organizzata a
risolvere in maniera sufficentemente adeguata problemi che sono allordine del giorno
di qualsiasi comunità.
E per il rilievo dato da alcuni giornali al fatto che le procure non
facciano il loro dovere, che il colpevole non viene trovato o non è punito?
Non credo che sia vero. Il fatto che non venga scritto sui giornali non
significa che le procure non facciano il loro lavoro. Che gli arrestati poi non vadano in
galera è un altro discorso che riguarda le leggi. In questo caso parlerei di
disinformazione perché i giudici che a Milano, per esempio, si sono occupati di
Manipulite, sono cinque o sei. Il resto della Procura ha fatto il suo lavoro di routine
che però non viene pubblicizzato.
Quindi di allarme sociale non si può parlare.
Semplicemente chi lo fa, utilizzando inoltre dei toni che lo fanno presupporre, ma che
poi non ne parlano più, fa pensare a due cose: o è un incosciente oppure non era una
situazione tale da creare tutto quell' allarme. Io propendo più per la seconda ipotesi.