Tobin Tax, bella e impossibile I pareri di due economisti, Salvatore Biasco e Antonio
Marzano
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Destra e sinistra su una cosa sono daccordo: la Tobin tax è uno strumento
inutile, una astrazione, una bella idea, niente più di questo. Per qualcuno è un
miraggio, per gli altri una minaccia.
Salvatore Biasco, economista internazionale, presidente della Commissione parlamentare
per la riforma tributaria, la definisce così: "Un granello di sabbia negli
ingranaggi di un sistema molto efficiente, un disegno affascinante che purtroppo
appartiene ad un mondo che ormai non cè più". Strumenti finanziari come
questo, insomma, sono cosa buona e giusta solo sulla carta, ma nella pratica sono
impossibili da realizzare. Alimentarli con dichiarazioni di merito, è pura demagogia:
"Il paese che la applicasse sarebbe in condizioni di svantaggio sul mercato dei
capitali. Nellepoca della globalizzazione, infatti, una sorta di tassa di bollo
sugli acquisti di valuta estera potrebbe funzionare solo se la applicassero tutti i paesi
del mondo, tutti insieme e nello stesso momento. E sufficiente, infatti, che ci sia
un solo paese che non la applichi affinché le operazioni si spostino proprio verso di
lui. Quindi, o si militarizza lintero sistema bancario, oppure, più semplicemente,
loperatività della Tobin tax diventa difficile da realizzare". Nemmeno se ci
fosse un accordo dei G7? "Se un accordo di questo tipo ci fosse, e sarebbe
auspicabile, si potrebbe intervenire controllando, ad esempio, tutte le operazioni verso i
paradisi fiscali. Allavventura speculativa in paesi del Terzo Mondo che non offrono
alcun tipo di garanzia le banche preferiscono operare in contesti stabili, controllati e
garantiti". E Massimo DAlema che laveva elogiata? "Ne ha parlato una
sola volta. Poi non lha più citata. E poi, lho già detto, teoricamente è
una bella idea. In pratica...".
Quali potrebbero essere dunque i mezzi per tassare la speculazione? E sempre
Biasco a rispondere: "Bisogna andare per gradi. Il modo in cui lItalia sta
tassando le rendite finanziarie, ad esempio, rendendo gli intermediari sostituti
dimposta, con la tassazione unica elevata alla fonte dei proventi finanziari,
rappresenta un mix che riconduce le rendite dentro la base imponibile."
Tobin tax? "No grazie!", risponde sicuro Antonio Marzano, professore,
economista, esponente di Forza Italia. A lui non piace nemmeno lidea in sé:
"Sono naturalmente contrario. E lo sono almeno per tre ragioni. La prima è che
strumenti finanziari come questo suscitano evasione fiscale, spingendo una parte di questi
movimenti di capitali nel sommerso. E alimentare il fiume del sommerso è sempre un fatto
negativo. La seconda ragione è che in modo indiretto tasse come questa finiscono per
sostenere la quotazione del cambio. E un cambio alto rende più difficili le esportazioni
e si finirebbe con il danneggiare completamente la competitività del sistema. La terza
ragione è che la Tobin tax dovrebbe in teoria colpire i movimenti speculativi, ma in
pratica è impossibile distinguere i movimenti speculativi dagli spostamenti necessari di
capitali". Per Marzano, che ricordiamolo è un convinto liberista, porre un argine
alle speculazioni finanziarie internazionali è possibile, dipende dalle scelte politiche
del sistema: "Il principale strumento che abbiamo a nostra disposizione per arginare
le manovre speculative consiste nel consolidare la reputazione del proprio paese: se
saremo in grado di farlo, avremo un mercato più pulito, stabile, capace di attirare
capitali dallestero".
A James Tobin non resta che prendere atto di una sconfitta. Almeno dalle nostre
parti...
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