Cronostoria della Grande Mutazione
Maria Teresa Cinanni
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Al dibattito su "La letteratura online",
organizzato recentemente dalla Casa delle Letterature e dal Comune di
Roma, la scrittrice Valeria Vigano ha illustrato gli innumerevoli
meriti del pubblicare in Rete parti scelte di alcune opere o
addirittura interi romanzi a puntate, sulla scia dell'esempio
statunitense. Secondo Vigano, tale iniziative fornirebbe una
"garanzia di integrazione e creatività". E sotto il segno
della creatività sono nati anche numerosi siti di divulgazione e
creazione letteraria. Oltre alle riviste specialistiche online (come Telèma),
esistono siti costantemente in fieri, dove i naviganti, limitati e
selezionati preventivamente, narrano una o più storie che altri
modificano, integrano, proseguono all'infinito, dando così origine a
quel libro senza fine che il cartaceo non potrà mai realizzare.
Lo sbarco della letteratura nel Web non è che una delle mille facce
del rapporto fra comunicazione e Internet. "Verba, scripta, bytes",
così Giovanni Giovannini, presidente dell'Osservatorio TuttiMedia, ha
sintetizzato la storia della comunicazione, "che è
contraddistinta - aggiunge - da molteplici cambiamenti, ma nessuno
tanto repentino come quello che stiamo vivendo".
L'avvento della comunicazione elettronica rappresenta, infatti, una
vera e propria rivoluzione, non solo per gli addetti ai lavori.
Improvvisamente la nostra intera società si ritrova proiettata in un
universo senza confini spaziali o temporali, senza barriere storiche e
geografiche. Raggiungere in pochi minuti attraverso le e-mail gli
Stati Uniti, comunicare in tempo reale con l'altra faccia del pianeta,
confrontare le proprie opinioni con Paesi lontani fa parte oramai
della realtà quotidiana. Apprendere le notizie del mondo, interagire
con esse costituisce un'innovazione alla quale ci stiamo abituando, e
con la quale conviviamo a volte senza nemmeno accorgercene.

E questo vale soprattutto per le nuove generazioni, per coloro che,
nati in piena rivoluzione informatica, considerano Internet il più
"normale" mezzo di comunicazione: un adolescente di oggi dà
quasi per scontato l'utilizzo del PC al posto di penna e quaderni, e
il dischetto o il CD sostituisce il caro, vecchio libro.
Un vero e proprio sconvolgimento di abitudini e comportamenti,
soprattutto considerando il breve lasso di tempo in cui si è
sviluppato. Per quanto riguarda l'Italia, il dato è ancora più
impressionante, visto che il boom vero e proprio delle nuove
tecnologie si è avuto solamente negli ultimi cinque anni: la
diffusione del PC nelle famiglie è praticamente raddoppiata e con
essa anche la crescita delle periferiche che rendono il PC idoneo per
i prodotti di editoria elettronica, come il lettore CD Rom o il modem.
Il dato più elevato riguarda la diffusione delle connessioni a
Internet, la cui crescita percentuale è stata del 1500% rispetto al
1995. Incremento questo che non annulla però lo storico ritardo del
nostro Paese, rispetto al resto d'Europa, per non parlare degli Stati
Uniti, dove già nel 1989 esistevano 45 giornali con un notiziario
online e che, secondo le stime dell'UE, presentavano nel 1996 lo
stesso livello di informatizzazione raggiunto dai Paesi europei solo
negli ultimi mesi (52 milioni di PC e al 35% delle famiglie).
Questa "Grande Mutazione", questo fermento produttivo, che
Giovanni Giovannini considera paragonabile soltanto all'avvento della
stampa, non avrebbe potuto ovviamente lasciare insensibili i mezzi di
comunicazione tradizionali, referenti prioritari della rivoluzione
online. Negli ultimi anni, la maggior parte dei giornali italiani ha
realizzato la sua versione web, in alcuni casi identica a quella
cartacea, in altri completamente diversa, come Il Corriere della Sera,
Il Sole 24 Ore o la Repubblica che presentano in Rete degli
approfondimenti non trattati sul quotidiano in edicola. Si è passati
dal 34% di quotidiani on line nel 1997, al 56% nel 1998, al 71% nel
1999, al 90% dei nostri giorni.
Grande incremento anche per le agenzie stampa (passate da 28 nel 1998
a 57 nel 1999)e le emittenti radiofoniche online (da 30 a 183 in un
anno). E poi vi sono, rivoluzione nella rivoluzione, i giornali
esclusivamente online, come il nostro. Riviste, quotidiani e/o
settimanali che, nati in pieno boom informatico, si sono imbarcati in
un'avventura completamente innovativa e senza precedenti, traendone,
nella maggior parte dei casi, benefici e positivi riscontri. Ciò
probabilmente perché si è creata una interazione tra giornalista e
lettore che sulla carta stampata non era possibile, un'interferenza
tra lettore e scrittore che nell'editoria elettronica trova la sua
massima espressione, poiché chi naviga in un ipertesto è
contemporaneamente lettore e autore, legge le notizie e cerca
approfondimenti o argomenti inerenti a ciò che ha letto e questo lo
porta a creare nuovi percorsi e nuovi testi.
Questo ha prodotto una serie di conseguenze nella metodologia
giornalistica che, improvvisamente, si è dovuta misurare con le nuove
tecnologie e adeguarsi alle sue leggi e al suo linguaggio, fatto di
brevi sintesi, ma anche di rinvii, di link, della possibilità di
lasciare al lettore la decisione di saltare un articolo, dimezzarlo,
approfondire un argomento, ritornarci attraverso altri
"pezzi" da cercare tra gli arretrati o in testate diverse.
Il giornalista del quotidiano si è trovato così dinanzi ad una
metodica più simile a quella delle agenzie e dei giornali
tele-radiofonici che non al cartaceo, perdendo la sua tradizionale
funzione di dispensatore di notizie per trasformarsi in un
superesperto, un analista, un consulente di fiducia per i fruitori del
nuovo mezzo di comunicazione.
Tra i giornalisti, sono ancora molti gli scettici. Lo stesso Enrico
Mentana, direttore del Tg 5, intervenuto al convegno
"Informazione, conoscenza, verità" a Bologna, ha
sentenziato con perfidia: "Internet sta facendo molto male ai
giornali, che presto diventeranno gratuiti come quelli che si
distribuiscono nei metrò". Ma, come sempre dinanzi ad una
svolta, i pareri sono molteplici e discordanti. C'è chi si dimostra
particolarmente entusiasta ed ottimista, come Umberto Eco il quale,
nell'ambito dello stesso convegno, ha spiegato che Internet incrementa
le vendite dei quotidiani in edicola o chi, come il direttore del
Corriere Ferruccio De Bortoli, invoca una selezione di qualità,
poiché in rete pullulano le notizie false o scopiazzate, riportate
dai cosiddetti siti minori o da singoli appassionati. Internet,
infatti, proprio perché più libero e individualizzato di altri
media, può dar luogo a un giornale online il cui fine non è
propriamente quello della ricerca della verità o del resoconto
veritiero di un fatto accaduto.
A questo mercato che, si prevede, gestirà entro il 2002 il 78% su un
volume di affari pari a 191 miliardi di dollari e 27.500 miliardi di
lire solo in Italia, non poteva rimanere estranea l'industria
libraria, che muove adesso i suoi primi passi nel nuovo mondo -
naturalmente con un ritardo di almeno due anni rispetto al resto
d'Europa.
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