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Per collaudare valori e concetti



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Remo Bodei è stato uno dei firmatari dell'Appello che l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, insieme con RAI Educational e l'Istituto Italiano dell'Enciclopedia Italiana, hanno rivolto qualche anno fa ai Parlamenti e ai Governi per allargare, estendere ed eventualmente reintrodurre l'insegnamento della filosofia nelle scuole superiori

Professor Bodei, qual è l'importanza della filosofia nel mondo d'oggi e cosa distingue la filosofia dalle altre discipline?

Si sente dire spesso che la filosofia non serve a niente, perché dopo 2500 anni di discussioni non ha prodotto nessun risultato definitivo e concreto, mentre alla filosofia si contrappone la marcia trionfale della scienza, lo splendore delle arti o le promesse di felicità delle religioni. Però uno potrebbe obiettare subito che la salute, ad esempio, o la musica di Mozart nemmeno servono a niente. Quindi il significato, l'importanza della filosofia stanno altrove, stanno in diversi aspetti della nostra civiltà. In primo luogo la filosofia ha generato la maggior parte delle scienze,che ritornano ad essere nei momenti di svolta teorici, nei momenti di difficoltà. In secondo luogo la filosofia ha prodotto quelle forme di razionalità e di spirito critico senza le quali noi saremmo più esposti alla prepotenza degli integralismi dogmatici, alla violenza delle istituzioni che non credono di aver bisogno di giustificarsi e alle banalità manipolate o spontanee che continuamente si sentono.

In terzo luogo la filosofia ha avuto il merito di essere, e di continuare a essere, un laboratorio in cui concetti e valori vengono collaudati, vengono sperimentati e se ne osserva la tenuta rispetto alla discussione che si svolge nell'intera società. Quindi la filosofia ha il senso di creare in un mondo che cambia continuamente, in generazioni che si susseguono, in mentalità che si incontrano, questo spirito che è quello della ricerca critica, della vigilanza e persino del dubbio. E dovremmo, per capire l'importanza della filosofia, immaginarci che non sia mai esistita e vedere che differenza farebbe. Per cui la filosofia non è certamente in contrasto con la scienza o con la tecnica, non si fanno concorrenza, anche perché la scienza e la tecnica cercano dei risultati che hanno delle utilità, che sono molto grandi, ma che sono sempre specifiche. Invece la filosofia, anche se la cosa può apparire paradossale, è “sterile”, cioè non produce un sapere finito, non deve produrlo. E' come la madre di Socrate, che era una levatrice. Socrate dice appunto che la filosofia ha una natura maieutica, cioè essa ha il compito di generare delle forme di sapere, ma di vivere in una situazione che per il filosofo può essere imbarazzante, che è quella del dubbio, che è quella del pensiero che si interroga. Cioè ai filosofi piacciono più delle domande che le risposte. Forse sono un po' masochisti, ma il masochismo, che è la società, tutto sommato fa bene.

Perché, secondo lei, è necessario ed urgente introdurre l'insegnamento della filosofia in tutte le scuole d'Europa e del mondo?

Farei una distinzione. La filosofia in molte scuole d'Europa e in molte università del mondo esiste, sia al livello universitario come facoltà, sia, ad esempio, in certe nazioni come esame di filosofia obbligatorio in alcune università. Quello che è più urgente è introdurre l’insegnamento della filosofia nella scuola media superiore a tutti i livelli, perché è la fase in cui i giovani sono sempre alla ricerca di un orizzonte di comprensione delle cose. In questa fase critica della loro vita in cui l'angoscia per l'orientamento nell'esistenza, la ricerca di senso si fanno più grandi, in questo momento la filosofia è utile, cioè si lega a dei bisogni che sono propri dell'età. Naturalmente questo discorso vale anche per l'università, in un'epoca come la nostra in cui lo specialismo è una necessità e in cui talvolta i mezzi di comunicazione di massa, accanto a dei servigi ottimi, che rendono in termini di conoscenza, d'informazione, producono anche tanta “televisione o radio-spazzatura”, diffondono tante banalità o invitano spesso a scappare dalle responsabilità della vita: per questo fermarsi un momento a riflettere certamente non fa male.

Qual è la filosofia comune, dominante in Occidente e quale deve essere oggi l'impegno dei filosofi?

Io non credo che l'Occidente abbia una filosofia dominante. Dai tempi di Machiavelli in poi, l'Occidente - diceva Machiavelli nell'Arte della guerra, è caratterizzato dal fatto che esistono, almeno nel caso dell'Europa, una gran quantità di Stati che nessun altro continente possiede. Così come esistono tanti Stati continuano ad esistere tante mentalità e quindi tante filosofie. Sono certamente oggi filosofie che hanno più incidenza, o che sono più alla moda, di altre. Ad esempio una filosofia molto importante è l'ermeneutica perché rappresenta un tentativo di comprendere le differenze che ha spiantato, nel senso che ha sorpassato, una tradizione molto radicata prima, quella della dialettica, di una logica delle contraddizioni. Oggi si ritiene che le contraddizioni non creino necessariamente sviluppo e che esistano forme di sviluppo senza contraddizione e forme di contraddizione senza sviluppo. Quindi l'ermeneutica è un tentativo di comprensione, ma rischia di avere degli elementi di debolezza, nel senso che propone un modo di mettersi d'accordo che sfiora l'indifferenza: io ti lascio le tue opinioni, se tu mi lasci le mie. E', invece, probabilmente il ritorno, anche attraverso la ripresa della tradizione classica, delle grandi filosofie, che poi sono una decina in tutta la storia e che vanno da Platone a Aristotele, Spinoza, all'idealismo tedesco ad esempio, che permette di riconnettersi con un modo di pensare che ci consente anche oggi, una volta rinnovato, di non essere così rinunciatari, di non avere una filosofia che alza bandiera bianca. E questo vale soprattutto in una situazione in cui il mondo sta diventando sempre più piccolo. Non è vero che il mondo è unificato, le grandi culture mondiali hanno appena iniziato a conoscersi e soprattutto oggi risorgono una grande quantità di pregiudizi e di tribalismi. Quindi poter esercitare un pensiero, che abbia la natura del comprendere insieme tutti gli uomini per farsi comprendere, pur sapendo che questa comprensione è in cammino, non quindi cosa già fatta, mi sembra che sia importante non solo per i filosofi.

Cosa pensa della diffusione della filosofia attraverso la televisione e attraverso i mezzi di comunicazione di massa?

Il problema non è che i mezzi di comunicazione di massa siano di per se stessi cattivi, anzi sono ottimi, offrono delle opportunità che in precedenza non ci saremmo mai sognati di avere. La televisione ad esempio, prima ancora la radio, è una sorta di finestra aperta sul mondo. Anzi ormai con la moltiplicazione dei canali, con i sistemi satellitari noi siamo interconnessi potenzialmente con tutto il mondo in una rete di comunicazioni istantanee. E quindi ognuno di noi vive sì in una casa, ma essa ha tantissime finestre aperte su ogni parte del mondo. Quindi la filosofia può, attraverso la televisione, dimostrare con un linguaggio chiaro, con concetti piani, che non è vero che non pensare sia riposante, che faccia bene alla salute, perché anche pensare, moderatamente, senza strafare, e riflettere va a beneficio della filosofia, che non sa che cosa in realtà sia, in ogni caso va a beneficio di noi stessi. I filosofi in fondo hanno una caratteristica: pensano le stesse cose che pensano gli altri uomini, sentono, sperimentano la vita anche di tutti i giorni, ma con delle tecniche, con degli approfondimenti che gli altri spesso, ma non per loro volontà, non hanno il tempo di avere. Quindi la filosofia, sebbene intesa in questo senso, è una forma di riflessione che non è specialistica o, se vogliamo usare un paradosso, è lo “specialismo dell'universale”, è lo specialismo del tirar fuori dal pensiero di tutti gli uomini quello che in loro è latente, del dar forma alle loro aspettative, del limare e strutturare i loro pensieri, e giustificare i loro valori.

Quindi lei vede una funzione guida della filosofia oggi?

La filosofia non trascina il mondo e non può rovesciare il mondo. Non dico nemmeno "ahimè!", ma il mondo è governato da forze molto più dure, spesso molto meno ragionevoli della filosofia. La filosofia deve contare e capire perché certe cose avvengono, aiutarci a capire e soprattutto aiutarci a resistere a quello che potrebbe sembrare una prepotenza delle cose. La filosofia ci può aiutare, ma non ci può salvare. Sarebbe pretendere troppo, nemmeno le religioni oggi credono veramente che questi miracoli avvengano. La filosofia ha a che fare con la forza “debole” nel senso che dovrebbe essere quella che funziona di più, ma - purtroppo - è quella che socialmente incontra più resistenze. Finché non si sgombreranno certi interessi troppo potenti, finché soprattutto la vita resterà per milioni, miliardi di persone insicura, ragionare come tra un circolo di amici o di filosofi che non hanno altre preoccupazioni sarà un lusso per pochi. Ma non è detto che questo lusso per pochi non possa servire come anticipazione di una vita possibile per molti.

Professor Bodei, vorrei sapere la Sua opinione sulla questione se sia possibile che una videocassetta abbia lo stesso contenuto filologico di un testo scritto.

Io lo ritengo senz'altro di sì, perché una volta si diceva che "scripta manent, verba volant", "gli scritti rimangono, le parole volano". Ma oggi, con le videocassette e la possibilità di ritornare indietro attraverso opportuni e diffusi strumenti, si ha la stessa possibilità di meditare sulla parola parlata, soprattutto con l'aggiunta dell'immagine, che si ha con la lettura di un libro. Quindi si può avere un'accuratezza filologica tanto con le cassette quanto con i libri. Vorrei aggiungere che probabilmente è una questione anche di abitudini. Noi siamo abituati a vedere questi segnetti, queste zampe di gallina nere sul fondo della pagina bianca e la mancanza di immagine è un vantaggio, perché ci abitua a pensare senza un supporto del genere. Ora, se noi ci abituiamo anche a vedere l'accompagnamento delle immagini, non è necessariamente un fatto negativo. E poi le cassette non sono altro che l'avanguardia di una serie di nuove tecnologie, che possono essere sviluppate a beneficio della filosofia, e sono già sviluppate. Mi riferisco ai compact disk, ai CD Rom, che contengono in un solo disco, che si può “suonare” come quelli musicali, informazioni che oggi, per nostra fortuna, non abbiamo più bisogno di cercare in un numero enorme di volumi. Faccio un esempio: c'è un programma ora, per cui tutta la letteratura greca, compresa quella filosofica, da Omero o dalle prime testimonianze scritte della cultura greca, fino a tutto il mondo bizantino, è già disponibile in un disco a un prezzo relativamente basso, il che vuol dire sostituire centinaia di volumi e di utilizzare pochissimo spazio, senza bisogno di comprare intere librerie (peraltro queste opere prevedono aggiornamenti che verranno completati nel giro di pochi anni). Quindi i mezzi, oltre alla cassetta, che possono essere videocassette, oppure testi in disco, rappresentano un grande vantaggio. Probabilmente noi avremo una sala nei nostri studi, che non sarà più tappezzata di libri, che rischiano di sfondare i pavimenti o di essere ormai invasori delle case: avremo un armadietto in cui praticamente quasi tutto lo scibile umano verrà concentrato in pochi centimetri quadrati.

(19/11/1992)


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