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La scienza scomunicata



Antonio Carioti




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Faceva un certo effetto, mercoledì scorso, ascoltare la fanfara dei bersaglieri a una manifestazione dei radicali, tradizionalmente antimilitaristi e un tempo favorevoli perfino al disarmo unilaterale. Tuttavia l'occasione era davvero speciale: per la prima volta nella storia dell'Italia repubblicana il 20 settembre veniva celebrato da un piccolo raduno di massa, con tanta gente assiepata nello spiazzo tra Porta Pia e il monumento eretto ai bersaglieri che aprirono la famosa breccia nel lontano 1870.

Quel giorno, ha sottolineato Marco Pannella, fecero il loro ingresso in Roma la civiltà moderna, lo Stato di diritto e tutte le libertà: di culto, di pensiero, di stampa, di associazione. Anche la Chiesa cattolica, sollevata dall'improprio e anacronistico fardello del potere temporale, ne ricavò in prospettiva un immenso beneficio.

Eppure poche date storiche sono neglette come questa, da quando l'ateo mangiapreti Benito Mussolini, su pressione di Papa Pio XI, la cancellò dal calendario delle festività per sostituirla con l'11 febbraio, data di una conciliazione tra Stato e Chiesa siglata nel 1929 all'insegna di un autoritarismo concordatario rigidamente confessionale. E' significativo che di recente un commentatore acuto come Sergio Romano abbia dimenticato questo particolare, scrivendo erroneamente sul "Corriere della Sera" che il fascismo aveva conservato il 20 settembre, sia pure togliendo alla ricorrenza il suo carattere anticlericale.


Invece i radicali hanno deliberatamente voluto riscoprire l'anima originaria delle celebrazioni di Porta Pia, rifacendosi al loro padre nobile Ernesto Rossi e alle sue battaglie per denunciare le trame di potere del Vaticano, le sue posizioni illiberali e la sua complicità con il fascismo. Arnoldo Foà, con una voce sempre piena di fascino, ha declamato un brano tratto dal discorso di Rossi riprodotto in parte anche su questo numero di "Caffè Europa". Daniele Capezzone, con l'eloquio incisivo ben noto agli ascoltatori di Radio radicale, ha letto alcuni estratti di documenti, raccolti dallo stesso Rossi nel volume "Il Sillabo e dopo", in cui i pontefici condannavano le più importanti conquiste della democrazia.

Si potrebbe obiettare che tutto ciò oggi appare lontano, che gli storici steccati tra laici e cattolici sono caduti da tempo, che lo stesso Papa non ha esitato a fare autocritica per gli errori passati della Chiesa. Ma sarebbero osservazioni alquanto superficiali. Non solo e non tanto perché il Vaticano, alla fin fine, non rinnega nulla e trova anche il modo di beatificare insieme Pio IX e Giovanni XXIII, all'insegna di un'acrobatica continuità. Ma soprattutto perché è in corso un'offensiva clericale molto dura su nodi cruciali come la bioetica e l'autonomia della ricerca scientifica.

Se ne è parlato ampiamente al convegno dal titolo "Scienza, Chiesa e libertà. Ieri e oggi" che ha accompagnato la manifestazione di Porta Pia, organizzato e presieduto da Cinzia Caporale, altra voce ben nota al pubblico di Radio radicale. Nelle parole di studiosi qualificati come Demetrio Neri, Maurizio Mori, Gilberto Corbellini, è risuonato un forte allarme per l'aggressività crescente della gerarchia ecclesiastica. E' incorsa nei fulmini dell'episcopato persino l'innocente decisione del ministro Umberto Veronesi di creare una commissione per studiare il problema della sperimentazione su embrioni umani a scopo terapeutico. E da parte laica quasi nessuno ha reagito.

Se continua così, è probabile che avremo una legge sulla procreazione assistita rigidamente proibizionista e l'Italia rimarrà tagliata fuori dagli sviluppi della biogenetica, da cui gli esperti si attendono passi decisivi nella lotta a patologie molto gravi e diffuse. In tal caso, vincere la propria sterilità o guarire da certe malattie sarebbe concesso esclusivamente a chi può recarsi all'estero, non solo nei paesi anglosassoni, ma anche nella cattolicissima Spagna, dove alle intimazioni vaticane viene dato il trascurabile peso che meritano.

Tuttavia, se invece in Italia è tanto forte la smania di vietare ogni tipo di ricerca biasimato dalla Chiesa, è anche per la scarsa resistenza della cultura laica, che spesso asseconda la sfiducia nella scienza con quella che lo studioso Franco Voltaggio, nel suo intervento al convegno radicale, ha definito "filosofia della paura". Basta pensare a un'infelice uscita del ministro verde Alfonso Pecoraro Scanio, che ha invitato a emigrare in America, in pratica sulle orme di Enrico Fermi, gli studiosi italiani interessati alle ricerche sugli embrioni. Il tutto per difendere la sacralità di ovuli fecondati da pochi giorni, già prodotti, congelati e destinati comunque alla distruzione, mentre la legge sull'aborto, che nessuno a sinistra si sogna di abolire, permette tranquillamente la soppressione quotidiana di centinaia di feti ben più sviluppati.

L'insofferenza per il dilagante ossequio verso la gerarchia ecclesiastica ha trovato nel convegno la sua massima espressione nell'intervento del filosofo Carlo Augusto Viano, che non ha esitato a definire "impostura" i miracoli riferiti dal Vangelo e a invocare l'anticlericalismo come "demistificazione del potere del clero", fino al punto di rovesciare la famosa formula di Benedetto Croce ("Possiamo non dirci cristiani", ha dichiarato) e di esprimersi a favore della clonazione riproduttiva.

Non meno aspro Luigi Lombardi Vallauri, giurista allontanato dall'Università Cattolica, che ha infierito sulla dottrina della Chiesa, bollata come "pensiero non forte ma forzuto", affermando che l'unica morale valida è quella laica, fondata sulla conoscenza scientifica, consapevole del mistero che circonda l'uomo, ma estranea alle pretese inaccettabili delle religioni rivelate.

Più problematici i contributi degli storici. Domenico Settembrini, pur giudicando insostenibile l'ossessione della continuità coltivata dalla Chiesa e insanabile il dissidio tra predicazione dell'amore universale e presunzione di detenere la verità assoluta, ha ricordato l'apporto positivo dato dai cattolici alla lotta contro il totalitarismo comunista e, oggi, all'impegno per abolire la pena di morte nel mondo. Roberto Balzani, nel demolire gli argomenti dell'astiosa polemica antirisorgimentale condotta dagli integralisti, ha sottolineato l'ispirazione religiosa che animò in larga misura la grande rivoluzione democratica del 1848-49.

Infine Raimondo Cubeddu, studioso del liberalismo, ha messo in rilievo la vanità degli sforzi di chi pretende di sottoporre le regole del mercato a vincoli di carattere ideologico o religioso, con l'unico risultato di far diminuire la ricchezza e la libertà per tutti.

L'impressione finale, terminato questo 20 settembre radicale di irriverente polemica, è che i laici abbiano ottimi argomenti da mettere in campo nel confronto con i cattolici, ma siano in maggioranza privi della determinazione necessaria per farli valere. Eppure basterebbe trovare solo un briciolo dell'enorme coraggio dimostrato da Ernesto Rossi nell'affrontare, in nome delle sue idee, l'ostracismo, l'isolamento e, sotto il fascismo, anche parecchi anni di galera. Altri tempi, altra tempra, altri uomini: è proprio il caso di dirlo.


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