Mangiare, bere/Maremma: pappardelle sul
coniglio
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Ricetta/Papparedelle sul coniglio
La nuova Aurelia scorre lungo la costa con il suo traffico intenso, tra Grosseto e
Livorno. Accanto il vecchio tracciato, a due sole corsie, ma alberato: un ricordo di
quando si viaggiava più lentamente, facendo più soste, vivendo il paesaggio.
Siamo nell'Alta Maremma, una delle zone più affascinanti del litorale toscano, terra
che alterna i vigneti alla macchia mediterranea, gli oliveti alle marine. Qui, a poche
centinaia di metri dalla grande arteria, la natura è ancora padrona. Tra paesaggi intatti
e borghi medioevali conservati con cura si respirano profumi di macchia mediterranea, di
ginestra e di pino e le note salmastre del mare poco lontano. E' la Costa degli Etruschi,
che non a caso si stabilirono proprio qui, provenienti da chissà quale angolo del
Mediterraneo. Le loro tracce si trovano un po' dovunque, accanto a quelle dei signori
medioevali, i Gherardesca [ricordate il Conte Ugolino di Dante?], cui queste terre
appartennero per lunghi secoli. Ma questa è anche la terra del Sassicaia, forse il vino
italiano più conosciuto nel mondo. Dietro al Sassicaia sono nati gli altri grandi vini
della zona; la gente del posto ha capito che l'olio e gli altri prodotti di queste terre
hanno sapori unici. E che tutto ciò, unito ad un territorio intatto e ricco di
testimonianze storiche, poteva costituire un'attrattiva turistica che poche zone in Italia
possono vantare.
Accanto alle tre zone Doc del vino [Montescudaio, Bolgheri e Val di Cornia] sono nate
riserve naturali come la Macchia della Magona a Bibbona o il Rifugio Faunistico di
Bolgheri. E se si sono sviluppati i centri turistici sulla costa [Castiglioncello, Marina
di Cecina, Marina di Bibbona...], con gli scempi selvaggi tipici di tante altre zone
costiere del Paese, adesso si cerca di invertire la rotta.
Per "incrociare" la storia e la cultura dell'Alta Maremma si può [forse si
deve] iniziare da Bolgheri, e da quel viale di cipressi che Carducci ha trasformato in un
luogo dello spirito. Il borgo è raccolto intorno al castello Seicentesco, e tutto parla
di Carducci e dei personaggi delle sue liriche. In una piazzetta c'è la casa dove abitò
il poeta da bambino: atmosfere quasi intatte, una chiesa romanica che risale all'XI
secolo, piccole botteghe di artigianato e prodotti tipici. Un idillio che nei giorni
festivi è soffocato dai torpedoni e dalle centinaia di visitatori che per qualche ora
trasformano il posto in un grande mercato all'aperto dove consumare spuntini e comprare
souvenir. Ma dura poco. A sera tutti ripartono, e allora bisogna mettersi in auto o
percorrere a piedi il viale dei "giganti giovinetti", creature nere contro il
cielo illuminato dalla luna.
Cinque chilometri che divengono molti di più.
Forse è vero che il latifondo è stato la salvezza di queste terre, come spiega Piero
Antinori mentre conduce il visitatore attraverso la Tenuta di Belvedere, sempre a
Bolgheri. Anche questa fattoria, come S. Guido [2mila ettari] e Ornellaia, era dei conti
della Gherardesca. Nei suoi seicento ettari Piero Antinori produce vino, olio, frutta,
cereali e ortaggi. Famosa per i rosati, la tenuta sta dimostrando in questi anni di avere
la capacità di produrre grandi vini rossi. Prova ne è il Guado al Tasso '90, il nuovo
vino dell'azienda, ottenuto da un vigneto pianeggiante, posto su terre rosse e ciottolose.
La vigna è giovanissima, e questa è la prima annata imbottigliata. Il vino, da uve
cabernet e merlot, è elegante e strutturato, morbido, di gran classe. Accanto alla
tenuta, circondata da campi e pineta c'è l'Oasi di Bolgheri, un'area umida di interesse
internazionale, un paradiso per gli uccelli acquatici come il rarissimo cavaliere
d'Italia. Un'esperienza da non perdere per gli amanti del birdwatching.

In fondo al viale, vicino alla Cappella di S. Guido c'è l'ingresso alla tenuta dove
Mario Incisa della Rocchetta allevava cavalli come Ribot e produceva per sé un vino come
il Sassicaia.
"Il Sassicaia è nato per caso," racconta Nicolò Incisa "a mio padre,
piemontese, piacevano i vini potenti e longevi, i grandi Barolo e i Bordeaux. Decise così
di produrre un rosso piantando un vigneto di cabernet sauvignon nel podere di
Castiglioncello e di vinificare e invecchiare il vino alla francese. Eravamo alla fine
della seconda guerra mondiale. Dopo i primi esperimenti vennero risultati incoraggianti, e
Giacomo Tachis [l'enologo degli Antinori, da sempre consulente degli Incisa] fece il
resto." La tenuta di S. Guido oggi ha quattro vigneti e produce circa novantamila
bottiglie l'anno di questo vino, ormai una leggenda, che presto sarà Doc.
Poco più avanti voltando verso la via Bolgherese, che porta a Castagneto e oltre, si
può godere uno dei panorami più belli del mondo. A sinistra boschi di lecci e querce,
vigneti e campi coltivati fino alle colline; a destra ancora campagna, la macchia e
vicinissimo, il mare. Se l'aria è limpida si vede l'Elba, Gorgona e addirittura la
Corsica. Nei pressi, nascosta in una valletta inaccessibile ai comuni mortali, c'è la
Tenuta di Ornellaia, di proprietà di Lodovico Antinori. L'azienda produce l'Ornellaia, a
detta di alcuni uno dei migliori Cabernet italiani, oltre al Masseto, un eccellente merlot
e un altrettanto valido Poggio alle Gazze, un bianco da uve sauvignon.

"Questa è terra da vino da secoli" racconta adesso Piermario Meletti
Cavallari, un signore di Bergamo che ha preferito lasciare la vita da manager per
trasferirsi qui e dividere il suo tempo tra il mestiere di "contadino" e
l'assessorato all'agricoltura del comune di Castagneto. "Già dal '400 i vini di
questa zona venivano spediti a Firenze alle mense dei potenti, e qui arrivava il vino
fiorentino per il consumo quotidiano." Piermario accoglie i viandanti a Grattamacco,
la fattoria dove abita e dove produce uno dei migliori rossi della Toscana, il
Grattamacco, a base di cabernet e sangiovese. Due chiacchiere nel prato davanti casa,
all'ombra di un leccio plurisecolare che serve come punto di riferimento ai cartografi.
Intorno i suoi curatissimi vigneti e un panorama di smisurata bellezza. Non si vedono case
nel raggio di chilometri. Colline alle spalle, campagna e ancora il mare di fronte. Non
risulta difficile comprendere il perché della sua scelta.
Una scelta non isolata, la sua. Da Castagneto ci si sposta attraverso Bibbona,
l'etrusca Flufluna, dedicata al Bacco degli Etruschi, dopo aver visitato la pieve di S.
Ilario, del dodicesimo secolo, perfettamente conservata, proprio al centro del paese, e la
rinascimentale S. Maria della Pietà, datata 1492; si passa per Casale Marittimo, un altro
feudo dei Gherardesca, con le sue mura medievali e il borgo, intatti, per arrivare a
Montescudaio. Anche Montescudaio è arroccato in posizione di sentinella, come la vicina
Guardistallo [dal longobardo wardan stall - posto di guardia], con le colline del
Volterrano alle spalle e il mare davanti. Ai suoi piedi boschi, vigneti e oliveti. Qui, a
Poggio Gagliardo, si incontra un altro "forestiero" innamorato di queste terre:
è Walter Surbone, piemontese - monferrino per la precisione - figlio di vignaioli e
impegnatissimo uomo d'affari. Confessa di non aver saputo resistere al fascino di questa
terra, al punto da acquistare una tenuta per dedicarsi con passione alla produzione del
Montescudaio, Bianco e Rosso. I suoi sono vini toscani, certo, ma soprattutto i rossi
hanno un accento piemontese, saldi nella struttura e nei tannini. Per girare la fattoria,
dove si allevano anche le vacche di razza Chianina, un tempo così familiari nel paesaggio
maremmano e oggi quasi scomparse, occorrono un fuoristrada e quasi un'ora di tempo.
A pochi chilometri, a Castellina Marittima, si entra in un altro "feudo":
Terriccio, borgo seicentesco con una chiesa al centro e millesettecento ettari intorno. E'
la tenuta di Gian Annibale Rossi di Medelana, un passato di cavallerizzo nella Nazionale,
carriera interrotta da un brutto incidente ma un'energia incredibile che si riversa
nell'azienda. "Se Sassicaia ha indicato la strada, oggi non è più un fenomeno
isolato. Siamo in molti a scommettere sulle potenzialità di questa terra e dei suoi vini.
Bisogna solo lavorarci, tirarli fuori." Parole scontate forse. Ma non all'assaggio
del Rondinaia, un bianco dai profumi ricchi e insoliti per un toscano, o del Lupicaia e
del Le Tassinaie, due rossi a base di cabernet e merlot in percentuali diverse. Sarà
forse la suggestione dei nomi, o quella del paesaggio addolcito dalle luci morbide del
tardo pomeriggio, eppure la distanza che separa questi nipotini dal Sassicaia non sembra
incolmabile.
Cantine Maremmane
Bolgheri [Livorno]
Tenuta S. Guido dei Marchesi Incisa della Rocchetta
loc. Capanne, 27
tel. 0565/762003
Bolgheri [Livorno]
Tenuta dell'Ornellaia
via Bolgherese, 191
tel. 0565/762140
Bolgheri [Livorno]
Tenuta Belvedere di Piero Antinori
via Aurelia Km. 220 - loc. Belvedere
tel. 0565/749735
Castagneto Carducci [Livorno]
Grattamacco
loc. Grattamacco
tel. 0565/763840
Suvereto [Livorno]
Gualdo del Re
loc. Notri, 77
tel. 0565/829888
Montescudaio [Pisa]
Poggio Gagliardo
loc. Poggio Gagliardo
tel. 0586/630661
Campiglia Marittima [Livorno]
Jacopo Banti
loc. Citerna
tel. 0565/838802
Castellina Marittima [Pisa]
Fattoria del Terriccio
via Bagnoli - loc. Le Badie
tel. 050/699709
Suvereto [Livorno]
La Bulichella
loc. Bulichella
tel. 0565/829892
Suvereto [Livorno]
Tua Rita
loc. Notri, 81
tel. 0565/829737
Castagneto Carducci [Livorno]
Le Macchiole
via Bolgherese
tel. 0565/777725
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