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Oltre l’Orizzonte



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Roma - Complesso del Vittoriano
Via San Pietro in Carcere (Fori Imperiali)
3 maggio 2001 - 27 maggio 2001

Domingo Notaro - Oltre l’Orizzonte: una ricca mostra antologica che riassume quaranta anni di attività dell’artista attraverso un’ottantina di opere tra olii, acrilici, polimaterici, chinacidi e disegni realizzati dal 1960 al 2000. Un’occasione per ripercorrere le tappe più significative della vita artistica di questo pittore, scultore, poeta italiano vissuto per un lungo periodo in Argentina, molto apprezzato all’estero ed elogiato da protagonisti dell’arte e della cultura contemporanee quali, ad esempio, Waldemar George e Pablo Picasso.


Occhio-Luce-Pluriverso, 1980 - olio acrilico, cm 200 x 400
(COLLEZIONE AUTORE)


La rassegna, ospitata dal Complesso del Vittoriano dal 3 al 27 maggio 2001, è promossa da Edizioni Eldec ed è realizzata con il Patrocinio dell’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma, Assessorato alle Politiche per la Promozione della Cultura, dello Spettacolo e del Turismo della Regione Lazio, Assessorato alla Cultura e Politiche Giovanili della Provincia di Roma, e con il Patrocinio dell’Ambasciata della Repubblica Argentina presso la Repubblica Italiana. La mostra è organizzata da Comunicare Organizzando di Alessandro Nicosia.

La vita

Domingo Notaro nasce a Palermiti, in Calabria, nel 1939. La sua vena artistica si manifesta sin da piccolo quando, sfidando la paura della notte, esce nel buio per disegnare l’aria con tizzoni ardenti. Nel 1949 si trasferisce in Argentina dove frequenta varie scuole di pittura, scultura, letteratura e musica ed espone, all’Accademia di Belle Arti di Buenos Aires, la sua prima personale nel 1958.


Raccoglitrice di olive, 1963 - olio, cm 60 x 50 (TOKYO,
METROPOLITAN ART SPACE)


Dopo una serie di viaggi attraverso il Sud America, a ventidue anni torna in Italia passando per il paese natio, Genova, Torino e fermandosi a Firenze. “Sono nato solo quando ho potuto reperire le mie radici rientrando in Italia, a Firenze dopo aver visto Michelangelo, Leonardo, … ho avuto coscienza che quello poteva, doveva essere il mio destino…”. Così lo stesso Notaro sottolinea l’importanza delle sue origini.

Negli anni ’60 inventa il “chinacido”, soluzione di acido e inchiostro che esalta l’effetto solare, vibrante del colore e continua la sua ricerca pittorica tra realtà ed astrazione. Nel 1965 a New York le opere di Notaro vengono esposte insieme a quelle di Chagall, Dufy, Léger, Modigliani, Picasso.


Incontro, 1969 - chinacido, cm 70 x 50 (TOKYO, METROPOLITAN
ART SPACE)


Quest’ultimo ospita l’artista nel 1966 a Parigi e rimane incantato dalle sue opere: “Tu sei un io bambino con molti più secoli sopra la tua statura umana. Spero che qualcuno lo comprenda perché tu possa sviluppare al più presto tutta la genialità che già hai dimostrato di possedere”. Un anno dopo Notaro realizza due personali nella capitale francese mentre nel 1968 espone a Bruxelles ed è uno degli esponenti attivi della contestazione alla Biennale di Venezia.

I musei di Zagabria, Belgrado e Dubrovnik accolgono nel 1970 una mostra antologica itinerante e successivamente Torino, Ferrara, Roma, dedicano all’artista varie esposizioni. La cosmologia, il mistero dell’uomo e dell’universo, continuano ad essere i temi centrali dell’opera di Notaro.


"Quasi quasar", 1999 - olio acrilico, cm 100x100
(COLLEZIONE PRIVATA)


Nasce la Pluridimensione, parallelismo tra microcosmo e macrocosmo, mentre negli anni ’90 la sua ricerca si sposta sul Caos primordiale un attimo dopo il Big Bang. La mostra antologica al Metropolitan Art Space di Tokyo nel 1991, riscuote un tale successo che a Notaro viene offerto di rilevare l’esclusiva mondiale delle sue opere: l’artista ancora una volta rifiuta di abdicare alle sue radici. La rassegna organizzata ora presso il Vittoriano, vuole anche essere un invito al pittore a voler rientrare dal suo peregrinare per il mondo e fermarsi in Italia, suo paese natale.


La mostra

“Acqueo mi acquatto a volte per misurare il cielo e valicarlo”: le parole di Notaro sottendono quell’anelito ad andare Oltre l’Orizzonte che, non a caso, è il titolo della mostra romana. Nei quaranta anni del percorso artistico del Maestro, ampiamente documentato dalle ottanta opere esposte, uno dei fili conduttori è, infatti, l’interrogarsi incessante sull’origine dell’uomo, del cosmo, sullo scopo ultimo di tutto ciò. “Ogni nascita è una cacciata (dall’eden-placenta) dell’Uno dal Tutto, sia il tutto l’implosione pluriversale per l’universo o l’esplosione del nucleo cosmico per la luce che feconda la vita o i mille mutamenti per la Specie o la sacca amniotica per l’individuo (galassia cellulare)”.


Cosmometamorfosi, 1989 - disegno, cm 70x50 


La riflessione dell’artista può far da commento a varie opere in mostra: Placenta spaziale del 1971, olio dall’atmosfera lunare con al centro un “embrione cosmico”, la serie del 1975 di Pluridimensione, dove lo spazio della tela è quasi diviso tra astrazioni stellari e figurine fluttuanti ed un vuoto centrale si fa speculare al vuoto esterno, la serie del 1991 de Il limite, chinacidi in cui colori iridescenti costruiscono astratti cromatismi. E poi ancora sono i titoli stessi delle opere ad evocare vuoti siderali: basti pensare a Caos-caso-cosa del 1993, C-osmo-si-napsi e Orizzonte germinale del 1998, fino ad arrivare a Quasi quasar del 1999.

Ma Domingo Notaro è anche un “grande visionario, creatore di un mondo di forme magiche” (Waldemar George) che, a suo stesso dire, utilizza come strumenti di lavoro “il caso, lo stupore, il lato oscuro della vita”.

Secondo l’artista “è essenziale all’umano, per esistere (…) nutrirsi di sogni”: ecco dunque che molte sue opere si popolano di personaggi mitologici: ne L’Incontro (1969) una evanescente figura femminile forma quasi una sola entità nell’abbraccio con un unicorno dai toni blu-oltremare; in varie composizioni aleggiano grifoni color ametista; centauri e amazzoni si tengono per mano in Cosmometamorfosi (1989) e una linea-arabesco sinuosa ed elegante costruisce un Centauritratto (1984) di picassiana memoria.

La mostra presenta anche una sezione dedicata ai disegni nei quali una linea continua, morbida, dà vita a figure guizzanti che sembrano snodarsi in sequenze ritmiche e musicali, in danze armoniose. “Il di-Segno illimita, si libra (…) valicando il disordine dell’informe…” (Domingo Notaro).


Orario: dal lunedì al giovedì 9.30 -19.30; venerdì e sabato 9.30 - 23.00; domenica 9.30 - 20.30
Entrata libera
Catalogo: Edizioni Eldec. Prezzo £ 50.000
Per informazioni: tel. 06/6780664


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