Il filosofo, il poeta, il pittore
Carlo Bo
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Questo saggio è pubblicato sul catalogo della mostra Domingo
Notaro - Oltre l’Orizzonte (Edizioni Eldec).
Non è semplice dire da dove comincia Domingo Notaro, più facile
invece dire dove approda provvisoriamente, nel senso che la sua arte
è in perenne evoluzione e non si assesta mai su dei punti definitivi.
Da un certo punto di vista questa è la sua filosofia o meglio, la sua
concezione dell’arte che per essere vitale non trascura nulla, pur
privilegiando un dato che è particolarmente suo, vale a dire il
rapporto con la scienza. Non a caso c’è stato un momento in questa
sua evoluzione o rivoluzione, un chiaro riferimento al caos. E
infatti, se partiamo dalle sue prime opere, Notaro ci appare dominato
dall’apparire e dalla trasformazione delle cose. Tutto questo
trasferito su un piano superiore, l’artista sembra travolto da
questionari astrali, dal regno dell’inconoscibile e dell’indomabile,
al punto da indurci a pensare che fra lui e la realtà ci sia sempre
un confine molto fragile e sensibile.
Non basta, di fronte a queste navigazioni cosmiche il Notaro sembra
sfiorare un senso religioso del mondo, così come ci si presenta nella
sua integrità, qualcosa di simile allo stupore e allo sgomento
pascaliano.
Ma quando tutto sembra perduto o travolto dal moto dell’ignoto e
dell’insondabile, ecco che Notaro fa intervenire la sua verità che
consiste nella ricerca artistica e nel tentativo di ricreare o meglio
ancora di creare qualcosa che sfugge al peso della realtà e delle
cose. Di qui la divisione, la separazione netta tra le cose, gli
oggetti e l’intelligenza che trasforma e dà un nome finalmente alle
cose. Se ci potessimo accontentare del linguaggio comune e più
frequentato dalla critica artistica, dovremmo dire che da un certo
punto in poi Domingo Notaro è stato ossessionato dall’idea di
comporre realtà e astrazione, oggetti inerti e figure umane. Tuttavia
tutti questi elementi di scomposizione alla fine lo riportano a
tradurre il mondo in linee e colori, in doppi o tripli disegni dove la
confessione del suo travaglio appare nitidamente e in tutta la sua
luce.
Inutile aggiungere che è quasi impossibile trovare dei modelli e dei
maestri, benché di fronte a certe composizioni appaia piuttosto arduo
non pensare a Picasso e Chagall. Però se analizziamo più da vicino
questa possibilità di echi e di sfioramenti di modelli, ci accorgiamo
che anche il lavoro dei maestri ha avuto sempre un’importanza
relativa: erano motivi che a pari di altri raccontano le tappe del suo
cammino e soprattutto quel disegno artistico che appartiene soltanto a
lui.
Resta da dire che per esempio di fronte alle sue crocifissioni la
realtà viene distorta e la bestemmia gridata e esaltata si trasforma
in coscienza di preghiera. Il mondo di Domingo Notaro è fondato sulla
grande ricchezza dei colori che hanno una funzione esplicativa e nello
stesso tempo una ragione di indispensabile complementarietà. A volte
si ha la sensazione che il pittore evochi e chiami intorno a sé tutte
le voci del mondo e poi di fronte al loro numero infinito si trovi
dubbioso e incerto nel dover fare una scelta e nello stesso tempo si
senta paralizzato di fronte alle sue conquiste e le sue scoperte.
Notaro ha cominciato molto giovane e ha avuto molti consensi e molto
autorevoli lettori ed interpreti della sua opera che - dobbiamo dirlo
subito - è ben lungi da avere raggiunto la fine del suo compimento.
Già dentro questi limiti possiamo cogliere il progetto che con gli
anni è venuto progressivamente sviluppando nel nome e all’insegna
della scienza. questo vuol dire che al fondo e in principio della sua
ricerca ha sempre obbedito al bisogno della conoscenza, per la quale
ha messo a disposizione tutte le sue doti naturali.
Ne consegue che quando si osservano i suoi quadri non si può restare
legati alla semplice dilettazione e alla valutazione dei risultati, ma
è necessario ricollegare strettamente quell’opera singola alla
grande corrente di pensiero che sembra travolgerlo sempre di più. a
questo punto il notaro fa appello a diverse teorie che hanno dei nomi
e delle connotazioni ben precisi. Altro segno dell’importanza e
della vastità della sua impresa che non è esclusivamente artistica,
anche se le sue opere rientrano nella categoria dell’invenzione e
della metamorfosi suprema delle cose.
Ribadiamo ancora una volta che al fondo del suo lavoro c’è ben
netto il segno della lotta e del confronto diretto con le immagini e i
significati delle cose che circoscrivono la nostra esistenza. In tal
senso l’opera del Notaro si distingue nettamente da quanto è stato
fatto nella seconda metà di questo secolo, il filosofo e il poeta non
hanno soffocato il pittore, ma tutti e tre insieme hanno scritto un
capitolo inedito e finora non sempre giustamente valutato dell’arte
contemporanea. È superfluo aggiungere che il Notaro non ha trascurato
nessuno strumento a sua disposizione e ha sempre cercato di ricavare
dall’astratto il reale e viceversa.
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