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Il legame fra arte e scienza



Carlo Guaraldo



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Questo saggio è pubblicato sul catalogo della mostra Domingo Notaro - Oltre l’Orizzonte (Edizioni Eldec).

Un filo conduttore percorre tutta l’opera di Domingo Notaro, pittore, scultore e poeta: il legame con la scienza. Vi è innanzitutto, certamente, una centralità del tema della cosmologia, come molti critici non hanno mancato di sottolineare.

L’osservazione è però riduttiva nel caso di Notaro. Nella splendida serie di dipinti denominati Pluridimensione i grandi rettangoli implosi su sfondo galattico sono evocanti singolarità che richiamano l’enigmatico monolite nero del capolavoro di Stanley Kubrick 2001 Odissea nello spazio, traccia reale ed inquietante di altre civiltà. Lo stesso stupore dell’astronauta di Kubrick, folgorato dalla strabiliante scoperta, la stessa “inquietudine scientifica” pervadono Notaro. Ci sono dei suoi versi rivelatori (già negli anni Sessanta):

“oggi l’amore ha il tuo volto
nei tuoi occhi in fioritura si
espandono le galassie
ed io l’astronomo che senza
comprendere
osserva stregato”.

La curiosità scientifica di Notaro va però oltre l’interesse per il cosmo, “questo” cosmo, il cui centro è ancora in definitiva il mistero dell’uomo. L’esploratore di Kubrick ritrova, infatti, ai confini dell’universo, dove lo spazio e il tempo si curvano secondo Einstein, se stesso all’inizio della sua parabola umana.

Lo scienziato Notaro raffigura un “Pluriverso” - un universo plurimo -, einsteiniamente curvo, immerso nella luce fredda del big-bang primordiale, dal quale l’uomo non è escluso, ma non è più il centro del sistema, origine e fine di tutto.

Ai margini dell’universo plurimo figure umane fluttuano in assenza di gravità come risucchiate da un gorgo cosmico mosso da una forza primordiale che le assottiglia, le rende evanescenti e infine le fa riapparire rigenerate.

Su queste basi scientifiche dell’arte di Notaro si possono azzardare ardite estrapolazioni astrofisiche. Penso al malestrom del “pluriverso” che assorbe e restituisce materia come a un “ponte di Einstein-Rosen”, che dovrebbe collegare il “buco nero” di un universo al “buco bianco” di un altro universo, da cui zampilla materia rigenerata.

Le leggi fondamentali della Natura, così come le rivela la scienza, sono in sé semplici ed eleganti. Le leggi di invarianza, la conservazione di simmetrie originali, e la loro eventuale rottura, sono un modo per comprendere la Natura, talora il solo modo per interpretarla. La bellezza “artistica” delle leggi della Natura, che è il loro connotato più genuino, il loro DNA, sposa dunque in modo naturale scienza e arte.

Un’arte con un forte contenuto scientifico, come è quella di Notaro, ha dunque un segno intrinseco, un “decodificatore” della Vita e perciò anche una “giustificazione-motivazione” per infrangere, eventualmente, l’“obbedienza” a regole fisse di composizione, per “provocare”, come fa Notaro con la sua opera. Anche il modo di esprimersi di Notaro è scientifico: Evento, Soglia, il nome di sue opere più recenti, parole ricorrenti nel linguaggio scientifico.

Scienza è bellezza. La grazia sensuale delle figure umane di Domingo Notaro, l’eleganza eterea di certe sue composizioni - penso, ad esempio, all’incanto di Anthurium - richiamano l’armonia di certi principi di invarianza delle leggi fondamentali della Natura, sono compiute e perfette come un’equazione della teoria della relatività.

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