La Fondazione
Italiani-Europei, che Amato dirige con Alfredo Reichlin ha voluto che di questo si
discutesse, concentrando il tiro sui modi per rimuovere il ritardo. E son venute fuori tre
cose da fare: una riguarda la Rai, una riguarda Berlusconi, una riguarda il sistema
Italia.
Quella che riguarda la Rai si chiama "fondazione", ma si
spiega ancora meglio se si parla di un "diaframma", di una camera di
raffreddamento, di una struttura di compensazione, da mettere tra Parlamento, partiti,
governo da una parte, e lente televisivo pubblico dallaltra. La proposta
Amato-Reichlin, coniata sul modello delle fondazioni istituite per la privatizzazione
delle banche, ha anche una certa urgenza dal momento che il vecchio proprietario della
Rai, lIri, si sta estinguendo. Questo particolare soggetto radiotelevisivo, che deve
adempiere a un servizio pubblico, ha bisogno di liberarsi della ingessatura statalista,
svincolarsi dalla pressione dei partiti e mettersi in condizione di fare business globali.
Se la nomina del consiglio di amministrazione della holding Rai, attualmente nelle mani
dei presidenti delle Camere, venisse spostata dal Parlamento a una apposita struttura (la
fondazione-diaframma), la scelta dei consiglieri di amministrazione e del presidente
sarebbe piu difficile da influenzare da parte delle segreterie dei partiti. A quel
punto rimane da decidere chi nomina la fondazione: ancora il Parlamento come suggerisce
Amato o un organismo che sia formato su basi di rappresentativita "sociale e
culturale" come suggerisce Walter Veltroni, il quale comunque, pur insistendo prima
di tutto sul conflitto di interesse di Berlusconi, aderisce pienamente allidea della
fondazione e propone di "tirare giu una saracinesca tra sistema politico e
industria televisiva" anche allungando la durata del Consiglio di amministrazione Rai
da due a quattro anni e chiedendo allauthority una vigilanza piu severa.
Principi e idee che non sono una scoperta dellultimo momento, ma finalmente escono
dai cenacoli di piccole pattuglie di avanguardia e vanno sotto i riflettori.
Quanto a Berlusconi, il segretario dei Ds lo considera, con il suo
doppio ruolo, un impaccio per il sistema politico, dal punto di vista liberale, ma anche
un ostacolo sul cammino della modernizzazione del sistema delle telecomunicazioni, sia nel
settore televisivo che nella telefonia. Veltroni teme che qui ci sia una fonte di
inquinamento del dibattito sulle riforme istituzionali ma anche della competitivita
internazionale della nostra industria televisiva. Il che vuol dire in ultima analisi una
minore liberta di scelta per gli utenti. Cè materia di lavoro per il
Parlamento.

E quanto infine al sistema economico-sociale italiano, scosso su un
altro versante dal dibattito sulle pensioni, la Fondazione Italiani-Europei compie un
sforzo per aprire lagenda politica al problema cruciale: la difficolta
organica del nostro paese non semplicemente a entrare in un nuovo settore tecnologico, ma
ad entrare "in una nuova economia" (Reichlin), a cogliere tutte le
possibilita che la societa dellinformazione offre allo sviluppo e al
lavoro (Nicola Rossi). Sono un ostacolo a questo ingresso non solo i due macigni
delloligopolio televisivo ma anche "gli ex-monopoli sonnacchiosi", come
Telecom, che ancora non sono stati capaci di confezionare una proposta per consentire
accessi gratuiti e facilitati a Internet e tariffe telefoniche che non soffochino la
minoranza coraggiosa che si sta avventurando nel mondo dellinnovazione digitale. La
concorrenza fa gia intravedere i benefici in arrivo, ma anche lo stato deve trainare
linnovazione. Da sola non viene. Finalmente si affacciano programmi, di pertinenza
del governo, che parlano di rinnovo delle basi materiali su cui una economia
informatizzata possa muovere i suoi primi passi. Rottamare i registratori di cassa con
incentivi o dotare gli studenti di computer: ci sono indicazioni promettenti. Ma non
basteranno senza un gigantesco sforzo per la formazione degli italiani. Si fa presto a
rottamare le auto, tutti le sanno guidare perche hanno imparato alla scuola guida
del quartiere. Una analoga scuola guida, per entrare nel mondo digitale, ancora non
cè. E' da fare.