Pace,
ma col fiato sospeso
Benissimo. La guerra e finita, laccordo definitivo
ce. Lultimo si a sbloccare le incertezze e quello della
Cina. Quando il rappresentante di Pechino allOnu, Shen Guafong, ha annunciato: ''Non
bloccheremo la risoluzione'' (quella che da il via libera alla forza internazionale
per il suo ingresso nel Kosovo), e nel momento in cui la Nato ha certificato il ritiro in
corso dellesercito serbo, e cominciata una fase nuova che mette tutti
daccordo, almeno per un momento, nel sollievo. Basta bombardamenti. Segue pero
un gigantesco "MA", perche questa non e una guerra come le altre.
Non ce soltanto da seppellire i morti e da ricostruire: la vicenda politica
che segue, per riportare i profughi albanesi nella loro regione (400.000 entro settembre),
per garantire la sicurezza, organizzare gli aiuti, ricostruire, stabilizzare lintera
area, apre una lista di problemi cosi lunga, fitta e contraddittoria da lasciare col
fiato sospeso. La fame di chiarezza che viene dai lettori e immensa e purtroppo,
molto spesso, i contributi alla chiarificazione dei problemi non riescono ad altro che a
mostrare nuove complicazioni, di cui non si vedono soluzioni a breve.
Ci sono gli italiani, bene
Accogliamo intanto comunque con soddisfazione la fine delle incursioni
aeree e lingresso in Kosovo di 50.000 soldati italiani, tedeschi, inglesi, francesi,
americani e russi. Il ruolo degli italiani in questa vicenda e stato buono. Buono
lappoggio militare, buono il sostegno statale e volontario ai profughi, e buona, nei
limiti in cui era possibile (obbiettivamente: molto ristretti) la pressione per una
soluzione politica che coinvolgesse Russia e Cina. Pensate se oggi non fossimo parte
attiva nelle operazioni di presidio del Kosovo, noi il paese piu vicino, tra i
maggiori, al teatro della catastrofe: sarebbe una condizione di assenteismo, inspiegabile,
miserabile e autolesionistica. Ma non nascondiamo che adesso comincia una storia molto
piu lunga dei 79 giorni di guerra, una storia nella quale e in gioco non
soltanto la pace nellarea balcanica ma la forma dellordine internazionale
degli anni a venire.

Finalmente si scende di quota
Nella stranezza di una guerra combattuta da alta quota dai paesi della
Nato contro un regime nazionalista guidato da un uomo incriminato (strada facendo) per
gravi violazioni dei diritti umani erano gia contenute le contraddizioni che ora si
rifletteranno nella conduzione della pace e nei criteri di riordino dei paesi coinvolti
(tra i quali rimane il regime di cui sopra, con il suo capo). Ora gli uomini sono sul
terreno, finalmente, e armati, anche se nel ruolo di truppe di pace ed in base ad accordi
pattuiti con gli ex belligeranti serbi. Lintervento umanitario e sceso dunque
di quota ed approda davanti alle case degli albanesi, che pero nel frattempo sono
state evacuate o distrutte, o tutte due le cose insieme. Il tragico paradosso di
questo risultato e figlio dei molti paradossi di una guerra che i paesi della Nato
hanno voluto e fatto, ma solo entro certi limiti, dal momento che non hanno mai seriamente
considerato lidea di un attacco militare a terra. I motivi dellimpresa bellica
aerea sono stati abbastanza forti e convincenti, per le opinioni pubbliche occidentali, da
sostenere i governi che hanno mosso guerra a Milosevic, ma non abbastanza forti da
spostare limpresa dai cieli alla terra. I principi si mescolano pragmaticamente con
le ragioni del consenso e con le convenienze politiche (sia detto con il massimo rispetto
per la natura pacifica delle democrazie), ma questa scelta incontra due obbiezioni, una di
ordine morale e una di ordine pratico. Quella di ordine morale dice che in questo modo
come ha sostenuto anche su "Caffe Europa" e nel convegno di
"Reset" ad Abano Terme il filosofo americano Michael Walzer si accetta
che vi siano vite piu spendibili (quelle balcaniche) e altre meno spendibili (quelle
occidentali). Quella di ordine pratico dice che in questo modo la pulizia etnica non
e stata impedita, forse e stata addirittura accelerata, e, cosa ancora
piu grave, che non si sono impediti massacri sulla cui entita sappiamo
gia abbastanza ma vedremo piu chiaro tra qualche tempo. Cosi stanno le
cose se non vogliamo fare solo ragionamenti di comodo e senza nulla togliere alle
responsabilita criminali del regime di Belgrado.
Una guerra imperfetta
Ma la stranezza di questa guerra non sta solo nel rapporto obliquo tra
i mezzi (bombardamenti) e i fini (impedire la pulizia etnica) sta anche nella imperfetta
identita del soggetto che lha condotta per conto della "comunita
internazionale". La guerra lha fatta la Nato, perche lEuropa che
avrebbe dovuto muoversi prima, anche con le armi, non ne e stata capace e non ne ha
gli strumenti. Lipotesi di una azione europea, magari con lappoggio americano,
sarebbe stata piu coerente con un disegno politico che dovra ora comunque
proporsi lintegrazione dellarea balcanica; piu coerente di una azione,
come e stata, fondamentalmente americana con lappoggio europeo. Ancora
piu coerente con un disegno dellordine internazionale basato su regole certe e
su maggiori garanzie di universalita del diritto sarebbe stato un intervento
dellOnu, di una sua forza armata, o comunque deliberato dalle Nazioni unite. Ma a
questo schema di azione, come sappiamo, si oppongono, sia in questo caso sia in generale,
gli Stati Uniti che non intendono cedere il loro ruolo di superpotenza unica ed egemone.
Questo stato di cose ha reso la guerra imperfetta dal punto di vista della
legittimita. E stato il minore dei mali nelle condizioni date, ma non
potra diventare un modello operativo per il futuro a meno che non si abbia in testa,
come ideale, il modello della "pace imperiale", della "pax americana"
dominato da ununica sorgente di potere. Questo modello non puo star bene
neppure ai simpatizzanti degli Stati Uniti per la semplice ragione che non e
abbastanza liberale. La democrazia internazionale ha bisogno, come quella interna, di pesi
e contrappesi, di un pluralismo di poteri. Ed anche per questo e indispensabile
attrezzare un esercito europeo, vale a dire la potenza militare di una grande area
democratica del mondo. Gli Stati Uniti sono una societa libera e la loro opinione
pubblica e assai piu democratica e collaudata di quella cinese o russa, ma non
possiamo far dipendere da lei tutte le questioni di sicurezza e di protezione dei diritti
umani che si presenteranno nel corso del tempo.
NATO o esercito europeo?
Si apre qui un problema di disegno degli equilibri mondiali nei quali
lEuropa avra una parte fondamentale, ma la costruzione di una vera opinione
pubblica europea e soltanto agli inizi. Lo dimostra la campagna elettorale per il
voto del 13 giugno che non e riuscita, nonostante la guerra, a portare
lattenzione sulla riforma dellUnione europea e sulla costruzione di una
volonta comune nella politica estera. Le difficolta sono forti anche tra forze
politiche relativamente omogenee, ed al governo quasi dovunque, come i partiti del
socialismo europeo. Per capire di quali differenze si tratta basta pensare che mentre il
neopresidente delUnione, Romano Prodi, persegue un progetto di ricostruzione
delleconomia e della societa nei Balcani che veda protagonista lEuropa
e, ancora di piu, un progetto di progressiva integrazione degli Stati balcanici
nellUnione (abbiamo pubblicato su "Caffe Europa" articoli e
documenti al Piano Emerson), il premier britannico si associa allidea
dellintegrazione europea ma continua ad affidare il futuro militare europeo alla
sola Nato. La quale certamente non ha esaurito la sua funzione, e sarebbe davvero ridicolo
parlarne in questi giorni; ma e certo che se si sostiene, come non si puo non
fare da democratici, lideale di una pluralita di poteri militari, oltre che
economici, questi non possono essere concentrati tutti nella struttura a dominanza
americana. Ci vuole una struttura europea.