Raramente un testo occultistico ha avuto nel mondo contemporaneo un
eco ed una risonanza paragonabile all'opera conosciuta come Al
Azif. Oscuro fin dal nome che ne definisce in nuce il contenuto
- "Al Azif" starebbe ad indicare il rumore prodotto dagli
insetti notturni ma, soprattutto le voci dei demoni del mondo
mediorientale, i Djiin - questa raccolta sarebbe stata redatta da
uno studioso dell'ombra e poeta folle di nome Abdul Alh Azared
vissuto nell'ottavo secolo d.C. nello Yemen meridionale.
Personaggio avvolto nelle nebbie della leggenda, nelle sue
innumerevoli peregrinazioni dopo aver visitato Babilonia,
Alessandria d'Egitto e le rovine della Memphis egiziana, avrebbe
trascorso un lunghissimo periodo di solitudine "iniziatica"
in una zona desertica dell'Arabia meridionale: il Raba El Khaliyeh,
o "Spazio Vuoto" degli arabi antichi, e Dahna, o
"Deserto Cremisi" dei moderni.

Morto il suo autore a Damasco in circostanze
oscure (ucciso dai demoni da lui evocati secondo la tradizione), l'Al
Azif ha avuto nel corso dei secoli una storia difficile: bramato
e temuto, bruciato nel 1050 come testo demoniaco dal vescovo di
Costantinopoli Michele, riapparve due secoli dopo tradotto in latino
da un certo Olaus Wormius, fino ad essere inserito dal Papa Gregorio
IX nell'indice dei libri proibiti alla lettura della Biblioteca
Vaticana e protetta da occhi avventati. Ne sarebbero peraltro in
circolazione ancora oggi diverse copie, conservate con cura e
cautela in diverse biblioteche del mondo occidentale (British Museum,
Biblioteque Nationale de Paris e altre ancora).
Il libro dei nomi morti, Necronomicon, come viene anche
tradizionalmente definito a seguito della traduzione di Teodoro
Fileta in greco, e' una raccolta di evocazioni di demoni antichi
precedenti il mondo come oggi lo conosciamo ed è stato fra i piu'
"declamati" grimori (raccolte di magie) contemporanei,
capace secondo la tradizione occultistica di portare alla follia chi
lo recitasse ad alta voce.

Considerando tutto cio' che si è detto in
precedenza sarebbe sicuramente un caso affascinante se non fosse che
il Necronomicon e' il frutto esclusivo della mente di Howard
Philips Lovercraft, una delle figure piu' notevoli di gothic
writer del nostro secolo. Un'opera di ingegneria letteraria
quindi, ottimamente realizzata nel corso di tutta la sua vita, ma
anche il classico esempio di "libro che non c'è" che
tanto piacerebbe come idea a Umberto Eco o ai contemporanei Luther
Blisset e Wu Ming, creatori di leggende e miti moderni.
Lovercraft sparse infatti qua e la' nei suoi racconti frammenti di
questa fantomatica opera, riferimenti velati e oscuri come nella
migliore tradizione della letteratura tardo ottocentesca, portando
via via nel corso degli anni i suoi lettori verso un climax di
interesse parossistico che non è mai scemato neanche dopo la sua
morte, anzi, fino a creare (basta dare uno sguardo alla Rete anche
oggi) un'attesa spasmodica di rivelazioni in chi lo ritiene
realmente esistente o frutto di oscure visioni dell'autore.
Il "mito" del Necronomicon nato nel lontano 1927 in
forma di epistola ad alcuni amici scrittori si è nutrito cosi‚
con il tempo dell'ambigua e tormentata figura dello scrittore di
Providence generando una storia alternativa fatta di segreti e
terribili (e volute) omissioni, accrescendo sempre piu' la voglia di
questo libro scomparso che esisteva ed esistera' sempre e solo in
una unica mente: quella del suo creatore, non il folle Alh Azhared
ma H.P.Lovercraft.
Il fascino del male che attrae gli uomini da sempre ha compiuto una
sua personalissima ed affascinante "magia": materializzare
oggi come ieri nei desideri degli uomini il fantomatico ma
inesistente libro maledetto.
Link:
http://utenti.tripod.it/kynoppy/first.htm
http://www.miracha.com/necronomicon.htm
http://www.fanucci.it/Pages/horror/necronomicon.html
http://www.geocities.com/Athens/Olympus/9310/
http://www.pegacity.it/astro/al_azif.htm
http://www.kornelius.it/necron.htm