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Erika e Omar a fumetti



Maria Teresa Cinanni



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La storia di Erika e Omar diventa un fumetto. Approda su Alan Ford, il popolare fumetto di Max Bunker nato alla fine degli anni Settanta, il duplice omicidio che ha sconvolto l’Italia, provocando ovviamente una serie di reazioni e indignazioni a catena.

"Faccio l’animatrice delle feste, canto, ballo e se serve ammazzo anche", così esordisce la protagonista del fumetto che, come la Erika reale, ha i capelli lisci, non molto lunghi e indossa un piumino come quello ripreso dalle televisioni quando gli investigatori la accompagnavano dall'auto alla casa dove è stato compiuto il massacro e poi di nuovo in macchina. Ha in mano un lungo coltello da cucina, gli occhi e lo sguardo di ghiaccio, il sorriso cattivo e consulta assorta un'agenda fittissima di omicidi da compiere.

E poiché nel fumetto (che si intitola Dite la vostra) fa la showgirl, canta una canzone dedicata alla mamma, brandendo, durante il ritornello (“Mamma, solo per te il mio coltello vola, mamma appena ti branco ti taglierò la gola”) il famigerato coltello. A introdurla in scena il conduttore Bon Hollis che, in mezzo a due vallette completamente nude, saluta il pubblico con la frase "Salve massa di telebeoti e tele beotesse, la vostra miserabile vita viene illuminata dal genio della Tv, da me, per rendervela meno miserabile".

Troppo. Anche per i lettori di Alan Ford che da sempre rappresenta, con il suo cinismo dissacrante, un’invettiva violenta contro ogni tipo di ipocrisia e perbenismo. Da Superciuk che rubava ai poveri per dare ai ricchi, ai corrotti agenti segreti, ai personaggi minori, caricature perfette di un'Italia cialtrona e indifferente. Proteste e accuse contro l’editore, Luciano Secchi, che si giustifica asserendo che "Quella di Alan Ford è satira. Negli anni il fumetto ha affrontato, a modo suo, ogni aspetto della nostra società e della realtà, anche quelli che, purtroppo, la cronaca del nostro Paese ci offre quotidianamente".

Ma qui siamo nel sadismo vero e proprio, al di là di qualsiasi categoria morale, “una vergogna che non ha niente a che vedere con l’arte - afferma Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori - perversione allo stato puro. Nessuno può arrogarsi il diritto di incunearsi in questi spazi, giocando sul dolore della gente e in particolare su quello dei familiari di Erika rimasti in vita. Spero che tutto questo non passi inosservato e che le istituzioni ritirino dal commercio le copie del fumetto”.

Sulla stessa scia anche i membri della Scuola Romana di Psicoterapia e Psichiatria, intervenuti al Convegno sul caso Erika e Omar, organizzato dalla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Chieti lo scorso 23 febbraio. "Viviamo una stagione intensa di delitti senza motivo, inspiegabili, che generano turbamento e inquietudine - spiega il preside Gaetano Bonetta - Vogliamo leggere e capire il caso Erika che sfugge alla vecchia concezione della psichiatria. Bisogna prendere atto che né la classica casistica psichiatrica, né la stessa analisi sociologica, sono in grado di spiegare simili eventi che però l’opinione pubblica vuole capire e comprendere".

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