Il riflesso della città interiore
Tina Cosmai
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Anais Nin, Figli dellalbatros, Fazi Editore, Pag. 135, £ 24.000
Le emozioni e le sensazioni che attraversano le opere di Anais Nin sono come cristalli nei
quali i personaggi riflettono la propria anima e lintensa concentrazione che investe
i loro vissuti intimi e profondi.
Passione, desiderio, erotismo, forte innamoramento del sé scorrono tra le pagine di Figli
dellalbatros, romanzo finora inedito in Italia e pubblicato dalleditore
Fazi, in cui lautrice francese descrive il suo percorso erotico sentimentale e il
personale attraversamento di una "città interiore" dove umori, sensazioni,
impressioni, si dissolvono e si ricompongono.

E certamente lopera più lirica della Nin, ci sono pagine in
cui i passaggi da unemozione allaltra sono come poesie dove lio
dellautrice si riflette con desiderio e timore, quel timore che abbandonerà in
altre sue opere come Henry e June, dove la coscienza erotica e personale è forte,
evidenziata nel linguaggio intenso e diretto.
La storia di Djuna, protagonista del romanzo e giovane danzatrice che ottiene una borsa di
studio per una prestigiosa scuola di ballo a Parigi, è vissuta dentro lanima
dellautrice. Anais Nin nasce a Neully in Francia da padre cubano e madre danese, e a
undici anni si trasferisce a New York con sua madre dopo labbandono del tetto
coniugale da parte del padre. Ritornerà a Parigi nel 1930 con il marito Hugh Guiler, e
lì comincerà a scrivere romanzi, saggi, e i Diari che la renderanno celebre.

Tutta lopera della Nin è lo specchio del suo mondo interiore, del
travaglio della trasgressione, del desiderio vissuto come processo di maturazione
personale, nel passaggio erotico alla vita adulta. La scrittrice è concentrata sulla
descrizione dei tumulti personali, che nel rapporto con laltro si vedono riflessi
come in uno specchio.
Tornando a Figli dellalbatros, Djuna una volta a Parigi, comincia a
frequentare i caffè di Montmartre dove fa amicizia e intreccia storie con giovani
artisti, ma ogni relazione che ella vive ruota intorno al proprio vissuto interiore, alle
proprie emozioni che spesso sembra prescindano dal contatto con laltro.
Lalterità per la Nin è come il riflesso dacqua di Narciso, una speculazione
del proprio io attento a tutti i suoi passaggi, i suoi attraversamenti emozionali.
Djuna si innamora di Michael, un omosessuale che a sua volta si innamora di Donald e
Donald è limmagine femminile al negativo in cui la protagonista/Anais riflette le
sue antiche invidie dirette alla figura materna.
Non seppe mai se due persone cucite insieme da sentimenti che si rispondevano come
uneco emettessero una fosforescenza o se ciascuno di loro gettasse sullaltro
la luce riflessa del proprio sogno interiore
I personaggi del romanzo sono chiusi nella loro stanza interna e non vi sono ponti che
allacciano le loro anime, anche nellamore e nellerotismo essi conducono la
loro riflessione con passione, con desiderio verso il proprio universo emotivo, senza mai
unirsi al desiderio dellaltro da sé.

Dopo Michael, Djuna si innamora di Paul, un adolescente - ha diciassette
anni e lei ventisette. E un amore di una bellezza disperata, struggente. Vi sono
trame del romanzo che la Nin descrive con una prosa lirica così intensa da oltrepassare
la forza del sentimento dellamore.
Paul ama Djuna e per questo si oppone alla volontà dura e mortificante dei suoi genitori
che non desiderano la crescita emotiva ed erotica del loro unico figlio. Ma Paul nel suo
trasporto, nel suo vigore passionale, nel suo innamoramento per Djuna, vive unicamente
lopposizione allautorità paterna, laffermazione della sua libertà.
Egli si chinò su di lei e tenendo le mani sul suo seno fece il numero di suo padre.
Allora vide sul suo viso che cosa egli volesse dire al padre: (
) ho preso una donna!
Ho una donna mia! Siamo uguali adesso, papà, sono un uomo!
Il solipsismo di Anais Nin elude ogni forma, ogni convenzione scientifica e
psicologica, perché esso è arte, è forte impulso creativo. L'opera dell'autrice è una
proiezione estremamente passionale ma anche lucida del suo mondo interno, unanalisi
attenta e senza censure dei propri vissuti. Un modo di guardarsi lanima allo
specchio e riconoscerla in tutte quelle ambiguità, quelle ambivalenze, quel dolore, quel
sentimento erotico che investe lintera personalità e che spesso si tende a
censurare.
Anais Nin trasforma la vergogna della passione in desiderio della passione. E chi non si
sentirebbe di sostenere che il suo solipsismo altro non è che laffermazione
coraggiosa della contraddittorietà del sé. Attraverso lo sfaldamento di ogni rapporto e
di qualsiasi riconoscimento dellalterità, nel romanzo della Nin la prosa lirica
e come una sinfonia, amalgama le note creando unassoluta armonia di unicità.
In Djuna la ferita era rimasta viva e ogni volta che la vita sfiorava questa ferita,
confondeva quel dolore che sentiva dentro con lessere viva, e il suo dolore la
metteva in guardia e la portava a deviare dalluomo padre, verso luomo figlio
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