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La tragedia americana a scuola



Maria Teresa Cinanni



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La tragedia americana dell'11 settembre, il timore della guerra imminente, l'angoscia dell'attesa, il terrorismo: argomenti frequenti degli ultimi giorni. Ma come li recepiscono i bambini? Cosa capiscono e come si rapportano agli eventi?

Abbiamo chiesto il loro parere presso una scuola elementare della capitale, dove gli insegnanti hanno "inaugurato" il nuovo anno scolastico commentando gli avvenimenti di attualità, informando i ragazzi, chiedendo il loro parere.

"Sono stati loro stessi a fornirci lo spunto - racconta Luisa, insegnante itinerante del 58esimo circolo didattico - Ci hanno sommersi di domande. Avevano visto le immagini in televisione e volevano sapere perché i due aerei si fossero schiantati contro le due Torri. Qualcuno più informato conosceva già il significato della parola terrorismo, la maggior parte non riusciva a spiegarsi perché delle persone avessero scelto volontariamente di morire per uccidere altra gente. Non sarebbe stato più semplice usare dei fucili e delle pistole?, mi ha domandato un bimbo il primo giorno di scuola con molta ingenuità".

"Secondo me gli americani dovrebbero punire i mandanti" - interviene Alessandro, nove anni, ripetendo probabilmente una frase ascoltata in famiglia. "Non è giusto che siano morte tutte quelle persone, è come se improvvisamente adesso qualcuno facesse esplodere una bomba qui a scuola".

"Sta' zitto - lo rimprovera impaurito Marco, un compagno di classe. - Mio padre dice che non bombarderanno mai l'Italia. Noi non c'entriamo niente".

"Ma sei scemo. Noi siamo il prossimo bersaglio. Vogliono uccidere il Papa"- ribatte Alessandro.

Osservo da spettatrice questo dialogo, senza intervenire. E nel frattempo mi accorgo che nell'aula è in corso un vero dibattito animato. Porgo l'orecchio, cercando di distinguere un po' più chiaramente tra le voci stridule e confuse.

"E' tutta colpa degli arabi" - sta affermando risoluta una bimba dallo sguardo deciso. Non sembra accettare risposte in merito. Si accorge che la sto osservando e senza il minimo imbarazzo continua il suo discorso. "Gli arabi vogliono punire gli israeliani e siccome gli americani aiutano Israele, allora hanno attaccato New York. E non sopportano le manie di grandezza degli Stati Uniti. Me l'ha detto mamma".

"Ma che c'è di male ad avere tanti soldi come l'America? - domanda Francesca retoricamente. - Sono stati bravi. Non ci sarebbero i Mac Donald's se l'America fosse povera".

"E che importa? Tanto cucinano solo schifezze che fanno male alla salute" - ribatte la bambina di prima, che scopro adesso chiamarsi Alessia. C'è molto dei commenti degli adulti nelle sue affermazioni, ma ha le idee chiare e non si fa intimidire.

Tutti i bambini hanno appreso la notizia dalla televisione e sono rimasti scossi dalle immagini proiettate. La maggior parte di loro ha chiesto spiegazioni agli adulti e, in alcuni casi, sono stati loro stessi a riferire la notizia ai genitori che a quell'ora non erano ancora rientrati a casa dal lavoro.

"Mamma non mi credeva - racconta timidamente Sara - poi ha acceso la TV e si è resa conto che era tutto vero. E' rimasta seduta lì davanti tutto il pomeriggio. E poi dice a me di non guardare la televisione!"

"Anche i miei seguono sempre il telegiornale e gli speciali sull'America. Adesso comincio ad annoiarmi. Sempre le stesse cose. Tanto non possiamo farci nulla!" - esclama con fatalismo Giulia, 9 anni appena compiuti. "Pensa - si rivolge a me - che non volevano nemmeno farmi festeggiare il mio compleanno, il 14 settembre. Che colpa ne ho io? Alla fine, però, la festa c'è stata e mi sono divertita moltissimo. Anche se.. - ci ripensa poco dopo - mi sono sentita un po' in colpa per i tanti bambini che in quelle ore stavano piangendo per i loro genitori morti".

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