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Michele non ha paura



Serena Vinattieri



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Niccolò Ammaniti, Io non ho paura, Einaudi 2001, pp.219, lire 16.000

Quest’estate ho ricevuto un regalo molto prezioso. Un libro. Una storia che più o meno inizia così… “Quella maledetta estate del 1978 è rimasta famosa come una delle più calde del secolo. Il calore entrava nelle pietre, sbriciolava la terra, bruciava le piante e uccideva le bestie, infuocava le case. Quando prendevi i pomodori nell’orto, erano senza succo e le zucchine piccole e dure. Il sole ti levava il respiro, la forza, la voglia di giocare, tutto. E la notte si schiattava uguale”.

Michele Amitrano ha nove anni e vive con la sorella più piccola e la famiglia nella campagna rovente e abbandonata dell’Italia meridionale. Ogni giorno, Michele prende la sua bicicletta, un ferro vecchio che tutti chiamano la “scassona”, e va all’avventura con i suoi amici, mentre gli adulti non escono di casa prima delle sei di sera.

“Quattro casette e una vecchia villa di campagna disperse nel grano”. È la descrizione di Acqua Traverse, un misero borgo dimenticato da Dio e dagli uomini dove, per ironia, l’acqua non c’era e veniva trasportata da un’autocisterna ogni due settimane. “Due case da una parte, due dall’altra. E una strada, sterrata e piena di buche, al centro. Non c’era una piazza. Non c’erano vicoli. C’erano però due panchine sotto una pergola di uva fragola e una fontanella che aveva il rubinetto con la chiave per non sprecare acqua. Tutto intorno i campi di grano”.

Costretto dai compagni a scontare una penitenza, Michele scopre che in buco, coperto da un ondulato verde e un materasso è incatenato un bambino come lui, stessa corporatura, stessa età. Sbalordito Michele cerca di parlare con il padre, un camionista che per sopravvivere si reca per lunghi periodi al Nord. Dice Michele: “Non riuscivo tanto bene a immaginarmi questo Nord. Sapevo che il Nord era ricco e il sud era povero. E noi eravamo poveri”.

È per sconfiggere la miseria che il padre di Michele, insieme ai suoi compaesani, ha rapito all’uscita da scuola Filippo Carducci, il figlio di un ricco industriale di Pavia. È un mondo adulto, reale e crudele, visto con gli occhi di un bambino. È il peggiore degli incubi che ti assalgono al buio.

Michele è atterrito dagli eventi, ma decide di aiutare Filippo e di aiutare il padre a non commettere orrori. Non è la storia dell’eroe che fa prevalere il bene sul male, ma il racconto di un’avventura che non è difficile immaginare possa accadere ad ognuno di noi.

È una storia che va giù di un fiato, con uno stile piano che permette al lettore di non soffermarsi a lungo sulle descrizioni. Un giallo raccontato con gli occhi avventurosi di un bambino di nove anni.

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