La platea dell’umanità
Harald Szeemann
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Riportiamo a seguito la presentazione del direttore della Biennale:
Il 10 giugno apre i battenti la 49a Esposizione Internazionale d’Arte.
Nessun tema determina la scelta degli artisti, anzi sono questi con le
loro opere a rappresentare una dimensione; dopo dAPERTutto, quindi,
approdiamo a una platea dell’umanità. Il termine “platea”
contiene in sé molte accezioni: è piano sopraelevato, è base e
fondamenta, è piattaforma. La Biennale d’Arti Visive come
piattaforma dell’umanità.
Questa è la pretesa. Negli anni Cinquanta ha fatto
il giro del mondo una mostra dal titolo Family of Man. A questa
vogliamo ricollegarci all’inizio del nuovo millennio, ma le
possibilità che tutti gli individui possano costituire una famiglia
non sono promettenti, nonostante la fiducia nella globalizzazione e
nell’abbattimento di muri di qualsivoglia natura.
Ogni giorno nascono nuovi conflitti - per ragioni etniche, religiose,
di supremazia politica - che danno luogo a guerre. Gli artisti oggi
reagiscono in modo ancora diverso rispetto a una decina di anni fa:
non si richiede più un’affermazione spasmodica della propria
identità, ma si fa appello a ciò che di eterno c’è nell’uomo,
sulla base del radicamento locale, l’unico a poter dare peso, a
legittimare questo appello.

Luis Gonzalez Palma
E la lotta centenaria tra astrazione e figurazione sembra passata
definitivamente agli atti. La cognizione di tempo e spazio, e di
spazio che si fa tempo, è diventata patrimonio comune, tanto che
alcuni artisti impegnati si sono già potuti liberare di nuovo del
potere dell’autonomia, per trovare la strada verso comportamenti,
modi di vedere e desideri comuni all’umanità.
Questo processo può accadere sommessamente o con turbolenza, può
avere una pretesa estetica o una smascherante. L’Esposizione di
quest’anno vuole offrire questa connotazione verificabile di
libertà. E all’inizio presenta un’opera chiave di Joseph Beuys, La
fine del XX secolo. È stato soprattutto lui a verbalizzare senza
posa il concetto di libertà, formulandolo in modo plastico-assertivo
come un campo di energia: Capitale = Creatività. Aveva sperato che
alla fine dello scorso secolo e all’inizio del nuovo, il nostro
calore sarebbe stato in grado di far rivivere ciò che è inorganico.
Questo è il messaggio suggerito dalle pietre di lava con occhi
tondeggianti che giacciono sul pavimento come pesci preistorici che
sembrano attendere di venire liberati. E, a parte Beuys, diamo ad
alcuni artisti del XX secolo la possibilità di mostrare, concentrati,
i loro contributi eccezionali: Cy Twombly, che riattualizza i miti con
gesti generosi; Richard Serra, il creatore di un nuovo concetto di
monumentalità; Niele Toroni, il fautore della traccia pittorica. Per
continuare poi con una schiera di contemporanei che si dedicano alla
figura umana, come Ron Mueck e gli altri inclusi nella lista ancora
provvisoria degli artisti.
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