Due gambe e unanima,
quella dellUlivo
Ettore Colombo
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Due gambe e unanima, quella
dellUlivo
Perché i giovani non votano più a sinistra?
Le opinioni dei lettori
Non ha dubbi Stefano Draghi, esperto di sondaggi prima ancora che diessino
milanese: "Cominciamo col dire che quello dellUlivo è davvero un recupero
straordinario: il centrosinistra ha preso 16 milioni 400 mila voti, il centrodestra 16
milioni e 200 mila, alla Camera. I consensi andati alle liste di Rifondazione e di Di
Pietro però non sarebbero bastati a causa del sistema elettorale. Al Nord il recupero
dellUlivo è stato straordinario - ed è stato un voto ulivista, non partitico,
andato tutto alla coalizione, non al singolo partito - eppure non è stato sufficiente
perché qui di collegi marginali non ce nerano o erano pochissimi.
"Morale: il centrosinistra non è una forza minoritaria del Paese e cè un
vasto strato di suoi elettori pronto a dare battaglia, ma occorre motivarlo, dargli unità
dintenti, un elettorato che non capisce, apprezza e non premia le divisioni e le
lotte intestine in seno al mio partito, i Ds, e che non a caso si rivolge alla Margherita.
A questi bisogna presentare unofferta politica limpida e coerente che abbia un corpo
ramificato e una testa comune, che lavori da qui a cinque anni e non solo tre mesi sotto
elezioni".
Mauro Zani, segretario di una regione ancora serbatoio di voti per i Ds,
lEmilia Romagna, spara sul quartier generale. "Rutelli ha avuto il coraggio di
crederci, nellalleanza e nella sfida dellUlivo, altri - anche importanti
dirigenti nel mio partito (sotto accusa è DAlema, ndr.) - meno. Bene, si
sono sbagliati. Potevamo vincere Comunque, un dato è certo: lalleanza va
rafforzata, le due gambe devono crescere - entrambe, dico, e non a caso sono ben contento
del risultato della Margherita - ma insieme.
"Poi, certo, siamo mancati in tante cose: non siamo stati capaci di espandere il
consenso nella società, ci siamo appannati in questi anni di governo e soprattutto
qualcuno dei nostri ha dato la partita per persa prima ancora di cominciare a giocarla,
eppure lUlivo ha ricevuto il voto dei ceti sociali più innovativi e più produttivi
del Paese, specialmente di quelli urbani, da Roma a Torino a Napoli, ma anche in una
città come Milano, anche nella mia Bologna, dove pure venivamo da una cocente sconfitta.
LItalia non è di destra, questo è il punto. Rutelli ha giocato fino in fondo la
partita. Altri leader dellUlivo invece si sono ritirati dalla corsa (e qui il
riferimento è a Veltroni, ndr.).
"Sul mio partito, al di là delle frasi sprezzanti che mi attribuiscono i giornali,
dico una cosa sola: non possiamo raccontare alla gente di scontri interni, di
personalismi, di gruppi dirigenti che pensano solo a se stessi, dobbiamo ritrovare un
rapporto empatico e di sintonia con la nostra base, con il nostro popolo. Il destino della
sinistra riformista non può e non deve essere collegato alla sorte di singole
personalità, anche importanti, deve invece farsi e costruire un progetto di società e di
politica. Ricordandosi che bisogna sempre lottare per vincere".

Gianfranco Nappi, segretario regionale dei Ds campani, viene da una bella vittoria,
quella di Rosa Russo Iervolino, ottenuta sotto legida di otto anni di
"buongoverno" del sindaco Bassolino. Ha toni più pacati,
riflessivi, ma il suo ragionamento segue lo stesso filo dellemiliano Zani: "Il
dato più importante che emerge dal voto per i Ds come per lUlivo al Sud è che ci
votano quelle realtà dove ha profondamente inciso la modernizzazione e la spinta al
cambiamento prodotta dai governi locali, mentre ci abbandona quella purtroppo larga parte
di Mezzogiorno dove questi fenomeni non hanno inciso per niente o solo in superficie, dove
lelettorato si è sentito escluso, abbandonato a se stesso. Ora bisogna ricostruire
una nuova mappa della geografia sociale del Paese e capire dove abbiamo sbagliato, ma un
dato è certo: il centrosinistra è diventato punto di riferimento dei centri e ceti
sociali che producono innovazione e cultura".
Antonio Panzeri è il segretario della Camera del Lavoro di Milano, città che
dellinnovazione come dellindividualismo di massa (così lo chiama lo storico
riformista Luciano Cafagna, che dice: "La sinistra può rinchiudersi in se stessa
oppure ammodernarsi e rifondarsi, il che vuol dire anche saper valorizzare e difendere
nuovi interessi e nuovi bisogni, anche quelli che sembrano egoistici
") ha fatto
il suo credo. Panzeri è molto critico con questa impostazione: "Il centrodestra ha
compattato attorno a sé un blocco sociale ben determinato. Sostenere che in termini di
voti assoluti abbiamo riguadagnato consensi, anche al Nord, mi lascia tiepido: nei sistemi
bipolari vince chi prende un voto più dellaltro, serve poco consolarsi col
proporzionale. Abbiamo perso, punto. Questo governo, inoltre, minaccia di essere stabile e
bisognerà farci i conti a lungo. Il mio partito (i Ds) e tutta la sinistra devono tornare
a capire, studiare e rappresentare il mondo del lavoro, o meglio il mondo dei lavori,
specie di quelli atipici, che si estendono a vista docchio nel nostro sistema
produttivo.
"Detto ciò, le dispute nominalistiche minteressano poco: io non ho nessun
problema a veder crescere una forte Margherita accanto ai Ds e chiedo solo che gli
ulivisti non abbiamo problemi ad avere di fianco una sinistra forte ed europea. Per quanto
i Democratici di sinistra , invece, credo che sia ora di fare una discussione seria e
approfondita, che bisognava già fare dopo la sconfitta alle regionali del 2000, ma che
non si fece. Dobbiamo ridefinire il cuore della nostra identità di partito, ritrovare il
senso di appartenenza e un progetto condiviso, identificando i soggetti del cambiamento e
mettendo fine una volta per tutte alla pratica ambigua di gruppi dirigenti intercambiabili
e inamovibili a prescindere dalla linea politica".
Pietro Marcenaro, segretario regionale dei Ds piemontesi ed ex esponente della Cgil
anchegli, la pensa però esattamente allopposto di Panzeri: "Non siamo
mica di fronte a una valanga che ha investito la società italiana. Tra Polo e Ulivo ci
sono poche centinaia di migliaia di voti di differenza, lItalia non è affatto
andata a destra. La sconfitta si è consumata sul piano della politica e non di un
presunto nostro isolamento sociale. Con questo non voglio sminuire i problemi, dico solo
che la partita è aperta, dobbiamo avere fiducia e interpretare il voto: la Lega è sotto
il 4%, il Polo che ci avrebbe dovuto travolgere al Nord, vince invece facendo len
plein nei 61 collegi siciliani. Il problema è capire cosa è successo lì, ma le
elezioni non le ha vinte la mafia, bensì una scelta alternativa governo. Il
bipolarismo esiste e cè anche una fascia centrista dellelettorato che non
oscilla più tra centrodestra e centrosinistra, ma è alleata stabilmente con noi.
"Ecco perché è impensabile una divisione dei compiti di tipo tradizionale: la
Margherita cerca i voti al centro, i Ds a sinistra. Entrambe le ali della coalizione hanno
una vocazione maggioritaria, è giusto che si facciano concorrenza,
limportante è tenere unita la coalizione. Anche i Ds hanno dovuto fare i conti con
questo nuovo equilibrio-concorrenza: prima eravamo i garanti della coalizione, poi abbiamo
cominciato a dividerci e oggi siamo noi il problema. Dobbiamo discutere e rinnovarci, non
fossilizzarci su nomi e organigrammi, ma sfidare il governo sulle questioni, senza
condurre sterili battaglie di opposizione. La sfida rimane sempre quella, il governo del
Paese".
Un altro milanese, punto di riferimento dei Democratici locali, lex candidato
sindaco e oggi deputato della Margherita Nando dalla Chiesa, è però fortemente
critico verso il processo aggregativo che sta seguendo la sua parte politica: "La
nascita del partito della Margherita richiederà cure ed attenzioni speciali. Per adesso
è ancora in fase embrionale e comporta un faticoso lavoro di incontro tra culture ben
diverse. La domanda dellelettorato che si è rivolto alla Margherita è composita:
cè anche tanta sinistra, in quella domanda, tanta richiesta di innovazione nel
panorama politico del centrosinistra, ma perché questa domanda sincontri con la
tradizione cattolico democratica e con quella moderata dellUlivo ci vuole ancora
tempo, lavoro politico e una forte dose di elaborazione culturale alta, che manca".
Lo young minister Enrico Letta, esponente popolare e uno dei nuovi leader
della Margherita, invece, non ha dubbi: "Il progetto da sviluppare e da far crescere,
che gli elettori hanno consegnato allUlivo è questo, non ci sono dubbi, quello
delle due gambe. Nessun altra alchimia sarebbe accettabile. La sinistra riformista e
quella liberaldemocratica da un lato e cattolico democratica dallaltro devono
completarsi e rafforzarsi a vicenda, specialmente con un forte radicamento territoriale,
in una sintesi che tenga assieme le strutture di partito esistenti e la sempre più
necessarie aperture alle istanze della società civile e con lambizione di costruire
un soggetto politico che, per forza di cose, deve essere più largo, più forte e più
aperto dei partiti che lo compongono.
"Quello che è mancato e che avevamo invece fatto nel 1996, quello che bisogna
ritornare a fare, è un serio lavoro sui programmi e sulle scelte che vogliamo far fare a
questo Paese. Insomma, bisogna saper lanciare un messaggio sul futuro, proprio come fa
Berlusconi, ma di segno opposto. Laver dato lUlivo in rotta al Nord e tra i
giovani è stata lennesima dimostrazione di un approccio superficiale alla campagna
elettorale che molti, anche nelle nostre fila, hanno avuto, condizionati da sondaggi che
ci davano spacciati già da mesi. Bene, si sbagliavano, e molto. Il recupero al Nord
cè stato ed è stato forte, fortissimo, non solo in città come Torino, ma anche a
Milano, e lentusiasmo intorno a noi lho sentito per tutta la campagna
elettorale. Disperderlo è un delitto, anche perché non credo che quelle stesse persone
che abbiamo entusiasmato ci darebbero credito, la prossima volta".
Ha davvero due gambe (e forse anche qualcuna in più) e unanima, lUlivo?
Quelli che "channo creduto" oggi vogliono ripartire per vincere. E
raccogliere la sfida di "unopposizione di governo". Le due (e più?)
gambe, quella della costituenda Margherita e quella della sinistra riformista, sono però
entrambe affaticate e in piena ridiscussione dei propri assetti e dei propri gruppi
dirigenti, anche se sofferenza spesso è sinonimo di vitalità. Certo è che un problema
rimane, e bello grosso, quello di "chi" dovrebbe riorganizzare le truppe,
rimotivarle e guidarle alle prossime sfide.
Insomma, va bene le due gambe, ma chi le farà camminare e come? Lo stesso Rutelli? Altri
leader nuovi allorizzonte? Giuliano Amato ha lanciato un appello forte,
"facciamo ripartire la sinistra dal basso". I comitati Rutelli si sono dati
appuntamento per il 2 giugno a Roma, per non evitare di sciogliersi come i comitati Prodi.
Prodi, appunto, il leader oggi europeo che ancora scatena polemiche su chi,
come e quanto lo tradì e perché. Certo è che allUlivo a due gambe - nonostante la
sua buona affermazione elettorale - manca un leader almeno del suo livello.
La discussione è aperta, nella Margherita, nei Ds e anche nei partiti minori, dai Verdi
allo Sdi ai Comunisti italiani. Limportante è che si faccia presto. Spiega Luciano
Cafagna, "il centrosinistra ha davanti a sé solo due strade: tirare i remi in
barca e ricompattarsi alla sua sinistra, riscaldando gli animi del suo vecchio pubblico di
militanti, strada che può anche avere un seguito nel medio periodo, ma che alla lunga non
porta da nessuna parte. Oppure ammodernarsi, aggiornarsi e ricostruirsi, come hanno fatto
con successo le coalizioni progressiste in Francia, Spagna e Gran Bretagna".
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