Sinistra in cerca di autore
Giancarlo Bosetti
Articoli collegati
Sinistra in cerca di autore
Il bipolarismo vincente e i progetti di Amato
Due gambe e unanima, quella
dellUlivo
Perché i giovani non votano più a sinistra?
Le opinioni dei lettori
La “resa dei conti” all’interno della sinistra è cominciata
con le dimissioni da segretario di Walter Veltroni. E sia la
benvenuta, perchè è stata rinviata per troppo tempo. La parola “resa
dei conti” non spaventi nessuno perchè si tratta del necessario
conflitto politico che in un partito fa seguito alla sconfitta, e che,
nella fattispecie, sarebbe stato utile (un conflitto aperto e chiaro
su alternative) forse anche prima, molto prima, della sconfitta.
Dal momento che i Ds sono il maggiore partito della coalizione che ha
perso le elezioni politiche, il minimo che ci si potesse aspettare
dalla prima riunione della direzione di quel partito era che si
manifestassero opinioni contrastanti nell’esame delle ragioni della
sconfitta, anche se alcuni vorrebbero forse del tutto evitare questo
genere di analisi. Il fatto che i contrasti siano diventati espliciti,
sia pure attraverso un linguaggio ancora “politichese” (per
esempio quando Veltroni dice “no a un riformismo senz’anima”o
parla di attenzione alle “domande di senso”, di occuparsi di più
delle “fasce deboli”, di coniugare la modernizzazione con la
sensibilità “alla sofferenza”, di evitare chiusure “oligarchiche”),
o nella forma di botta e riposta (tra D’Alema e Folena) sulla
ricostruzione storica della crisi del governo Prodi e della sua
sostituzione con D’Alema, sta a dire che il conflitto non sarà
breve e non sarà semplice portarlo a una conclusione chiara e
produttiva.
L’altro indizio che di conflitto politico si tratta è la elezione a
maggioranza, con un voto che ha spaccato i deputati diessini, del
capogruppo al Senato Luciano Violante, candidato “dalemiano”
contrapposto al candidato “ulivista” Fabio Mussi, tanto per
restare nella terminologia politichese corrente.
Il contrasto non sarà breve perchè le differenze riguardano vari
piani: le persone, le geometrie e l’anima.
Le persone. Con la sconfitta della coalizione di centrosinistra e
dei Ds, con il passaggio di Veltroni alla guida del Comune di Roma,
con D’Alema in un ruolo da contorni ancora indefiniti (presidente
del partito e deputato di Gallipoli) la Quercia deve dare un volto al
suo nuovo leader. E lo sta cercando. Con o senza il passaggio
attraverso un comitato di reggenza, quello che si dovrà decidere è
se la prossima stagione sarà ancora caratterizzata dal tanto aborrito
“dualismo” tra D’Alema e Veltroni (aborrito sì, ma senza che
nessuno sia stato capace di scioglierlo in qualche modo che non fosse
solo quello di guadagnare qualche fragile periodo di tregua) oppure se
qualcuno riuscirà, con le sue idee e il suo carisma, ad andare al di
là della eterna contesa, mettendola in archivio, e magari mettendo a
frutto l’esperienza dei due, al netto delle loro rivalità. Corrono
i nomi di Fassino e Bersani. E c’è sullo sfondo quello di Cofferati,
per il quale c’è però, al di là dei diplomatici dinieghi, una
obiettiva sfasatura dei tempi. Il segretario della Cgil, nel mezzo di
una difficile stagione contrattuale, si è comunque impegnato a
restare fino al congresso della confederazione nel 2002, mentre il
congresso dei Ds non può di fatto venir rinviato più di qualche
mese.
Le geometrie. Quello “geometrico” è un rebus ancora più
complicato di quello del leader, perchè nella coalizione dell’Ulivo,
anche nella sua formazione migliore, le “gambe”, come si sa, sono
due: quella “centrista” della Margherita e quella “socialdemocratica”.
Entrambe le “gambe”, pur capaci di collaborare come si è visto a
tratti nella campagna elettorale testè conclusa, aspirano ad un ruolo
di protagoniste nell’andare alla conquista dei consensi necessari
per vincere. L’idea che ciascuna delle due si specializzi nel suo
settore, una al centro e l’altra a sinistra, rispecchia una visione
meccanica e poco plausibile. Nessuna forza politica può condannarsi a
perseguire un disegno politico di nicchia senza aspirare a vincere e a
occupare il centro della scena, cioè il governo. Tanto meno in un
sistema elettorale maggioritario. La geometria complica assai il
profilo del leader capace di rimettere in sesto la sinistra italiana:
deve superare i conflitti che hanno diviso e dividono i Ds, deve saper
dialogare con l’ala più radicale di Bertinotti (e qui la dèfaillance
tattica alle ultime elezioni è stata rovinosa, a conti fatti), ma
deve anche interpretare la nuova stagione del riformismo italiano in
modo attraente per i settori centrali dell’elettorato, facendo
crescere la sinistra fino a percentuali paragonabili a quelle dei
partiti socialisti europei.
L’anima. Senza un’”anima”, senza una ispirazione, senza
una identità non c’è progetto politico e non c’è leader che
stia in piedi. E’ probabile poi che i problemi personali e i
problemi di geometria vadano a soluzione solo se la sinistra italiana
riuscirà a trovare il suo punto di consistenza, il punto di
convergenza vitale di tante diverse tradizioni, in una visione, in un
progetto ideale. Il dibattito ideologico ha fatto anche in queste ore
la sua comparsa nella contrapposizione tra “realisti” e “idealisti”
(un tema sottopelle, ma coinvolgente, molto più di quello che i
cultori del cinismo e del machiavellismo siano disposti a
riconoscere), ma è stato troppo spesso messo al servizio di
contrapposizioni personali, trasformato in caricature degli uni contro
gli altri. Nelle ultime battute della campagna elettorale Giuliano
Amato ha avanzato l’idea di rigenerare il riformismo italiano “dal
basso”, superando le contrapposizioni personali, producendo una
visione attraente per tutta la società da parte di una formazione
politica moderna e adattabile a tempi come quella dei grandi partiti
del socialismo europeo.
Una formazione da costruire, perchè semplicemente in Italia non c’è.
L’ex primo ministro, il “tecnico” prestato alla politica, sembra
intenzionato a mettere la sua professionalità al servizio, questa
volta, non dell’azione di governo, non delle leggi finanziarie, ma
di un progetto “generativo”. Non gli mancano la perizia
professionale e neppure la fantasia, ma ha soprattutto una dote che
potrebbe rivelarsi decisiva: non si è mai impelagato nei conflitti
personali con altri leader della sinistra. Ed ha saputo mettere da
parte ogni risentimento, possibile e plausibile, quando si è
affacciata una candidatura a premier dell’Ulivo alternativa alla
sua. Al momento questa virtù, quella di saper sciogliere le tensioni
personali a beneficio di progetti politici, è merce molto richiesta a
sinistra, forse la più preziosa. Quella che il popolo di sinistra
sarebbe disposta a premiare, davanti a ogni altra.
Articoli
collegati
Sinistra in cerca di autore
Il bipolarismo vincente e i progetti di Amato
Due gambe e unanima, quella
dellUlivo
Perché i giovani non votano più a sinistra?
Le opinioni dei lettori
Vi e' piaciuto questo articolo? Avete dei commenti da
fare? Scriveteci il vostro punto di vista cliccando qui
Archivio
Attualita' |