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IL CENTROSINISTRA, ANCHE SE SCONFITTO, “RIPARTE DAL NORD”. E DA MILANO



Ettore Colombo


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“Il centrosinistra riparte dal Nord” e, forse, persino da Milano. Lo avevano annunciato i dirigenti dei Ds almeno un anno fa, aprendo - proprio nel capoluogo lombardo - una sede e un “coordinamento del Nord”. Che non ha fatto molto parlare di sé, ma qualche risultato l’ha prodotto. Sembra un paradosso, ma forse non lo è. Il centrosinistra, infatti, recupera proprio nelle regioni del Nord che molti avevano date per perse. Infine, il “caso Milano”. Il candidato del centrosinistra - in questo caso esteso a Rifondazione - Sandro Antoniazzi dagli schermi dei tg sembrava un simpatico mattacchione mentre, sorridendo, diceva “Albertini non ha trionfato, il centrodestra è crollato”.


Certo, Albertini è stato riconfermato al primo turno con il 57,5% dei voti e un notevole successo personale (3,5% in più di voti per lui rispetto alla sua coalizione), ma - spiega Antoniazzi - “la Casa delle Libertà, soltanto un anno fa, alle elezioni regionali aveva raggiunto il 62,6%. Oggi crolla al 54%. Si tratta di otto punti in meno”.Queste le note positive Poi, certo, ci sono le ombre. Quelle della Lombardia - per essere ombre - parlano chiarissimo. 

In tutte e tre le circoscrizioni, l’Ulivo incassa sì risultati migliori di quelli del 1996, ma i seggi vanno tutti alla Casa delle Libertà. Esito dell’accordo raggiunto tra Polo e Lega, ma anche della mancata desistenza tra Ulivo e Prc, che fa perdere al centrosinistra il collegio 6 del Senato, per esempio, che abbraccia le “popolari” Niguarda, Sesto San Giovanni e Bresso, dove il repubblicano Del Pennino batte il diessino Antonio Pizzinato. Quella stessa Sesto San Giovanni dove il primo cittadino è Filippo Penati, nuovo esponente di punta dei Ds e che qualche gioia all’Ulivo la regala, eleggendo l’aclista Giovanni Bianchi alla Camera.


Il resto dell’hinterland segue le sorti della “città”, dove la Cdl conquista tutti i collegi uninominali, per non parlare del resto della Regione, dove il patto Fi-An-Lega spazza via presenze anche storiche e consolidate del centrosinistra, da Pavia a Varese, da Lecco a Bergamo. A resistere all’ondata neo-moderata, solo la roccaforte rossa di Mantova-Suzzara. Fin qui i numeri. E la politica?
”Calano i Ds, fiorisce la Margherita”, titolano i quotidiani locali. Insomma, come nel resto d’Italia, si potrebbe dire. E invece qualcosa sta cambiando. Innanzitutto nella “rappresentanza sociale” degli eletti al Parlamento nazionale e al Consiglio comunale di Milano. Meno big e più uomini né banalmente “di apparato” né della fin troppo abusata “società civile”, ma una sorta di via di mezzo tra le due anime “classiche” della politica per come viene fatta a sinistra. E soprattutto due progetti. 

Quello della “sinistra radicale”, che a Milano, porta a far sedere in consiglio ben due “anime” dei centri sociali, Daniele Farina del Leoncavallo e “Atomo” Tinelli del centro sociale “Conchetta”, entrambi eletti nelle fila di Rifondazione comunista. E quella della “sinistra riformista”, che vede nel professor Alberto Martinelli, capolista dei Ds, la sua punta di lancia, ma che troverà buon ascolto in personalità come Nando dalla Chiesa (Margherita) e il giovane Maurizio Baruffi (Verdi).

Fuori, però, c’è la città, avrebbe scritto Luciano Bianciardi. Con la sua vita indifferente. E “agra”. Anche e soprattutto per il centrosinistra e per i Ds, in particolare. Telefonate e email di queste ore, però, una cosa la dicono: qualcuno e qualcosa, a Milano e nel Nord, sta per ripartire. Era ora.


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