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Silvio Trevisani




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Frascati, Camaldoli. Di convegno in convegno il centrosinistra cerca identità, leadership e anime. Parte per primo D’Alema che sui colli romani ha riunito il 29 e 30 giugno, in un incontro dal titolo Un progetto per l'Italia, le intelligenze della fondazione ItalianiEuropei per fare il primo passo sulla via del ritorno. E' sferzante, come sempre sicuro di sé. Ma non tutti convince. Parla di quello che è accaduto e qualcuno commenta “come se lui non ci fosse stato”. E provoca reazioni. Da Camaldoli gli risponde un ulivista della prima ora, Castagnetti, che lo accusa di troppa sicumera: di incapacità autocritica.

CaffèEuropa pubblica il testo integrale della relazione di Massimo D’Alema a Frascati: giudichino i lettori. E ci facciano conoscere la loro opinione.

L’ex presidente del Consiglio confeziona un lungo elenco di problemi irrisolti, di temi da affrontare, di un centrosinistra da ricostruire. Parla di Europa e nuovi sentimenti di orgoglio nazionale, di riforme iniziate e aggressive resistenze corporative, di nuovi patti sociali e nuove etiche del lavoro, di new economy, di autorità e libertà. Di riformismi incompiuti in un Paese che nel medio periodo non fatica a riconoscersi nel patto Lega-Polo. Descrive un'Italia tornata al 1994, quando Berlusconi e Bossi vinsero a mani basse. E un centrosinistra incapace di presentare un progetto comune e condiviso, una sinistra che teme il talento e ama la mediocrità. Un’analisi impietosa. Quasi senza pietà.

Che provoca reazioni. Il professor Luciano Messori commenta: “Una relazione interessante che pone paletti chiari e garbati. Mi lascia però perplesso il passaggio sulle riforme, quando si afferma che, ancorché non realizzate, siano alla base della difficoltà incontrate. E' un ragionamento paradossale”. Luciano Cafagna aggiunge: “Il personaggio più autorevole della sinistra ha il dovere di esporre un programma che parli per tutti. C’era molta attesa per un discorso di grande respiro, ho ascoltato invece un bilancio intelligente. Il disorientamento che c’è in giro richiede la capacità di voltare pagina”. E in molti dicono: “Allora si salta un giro…”

Giulio Sapelli non ci sta sul nazionalismo: “Io voglio l’Europa e un'Italia affondata nell’Europa. Bisogna tornare al manifesto di Ventotene, alzare la bandiera di Spinelli e Rossi”. Valentino Parlato giudica la relazione: “Drammatica e disperata. Se c’è una spinta di destra occorre una battaglia culturale. Non una fotografia”.

L’economista Salvatore Biasco, presidente della commissione Finanze della Camera, riflette: “Non siamo ancora a una visione del processo socio politico italiano che possa darci una stella polare. Io vorrei ragionare su come il centro sinistra concepisce il riformismo: è quello degli illuminati. Non siamo capaci di coinvolgere i corpi sociali. Se il corporativismo è un problema bisogna essere in grado non soltanto di aggredirlo, ma anche di volgerlo in positivo. Non riusciamo ad essere gradualisti. A coinvolgere i corpi sociali partendo anche dai loro interessi, a concepire l’idea di autoriforme. Non deleghiamo. Così dopo quattro anni di governo quegli stessi strati sociali che all’inizio ci hanno dato aperture di credito e forse ci hanno anche votato oggi ci vivono come strani e diversi. Se abbiamo perso consenso in alcune zone del paese è anche perché non abbiamo capito l’imprenditoria molecolare e non ci è venuto neppure il dubbio che il lavoro dipendente che vive attorno a loro consuma gli stessi ingredienti culturali. E identica disattenzione abbiamo avuto nei confronti delle professioni. Così un mondo permeato da figure moderne ci ha sentito estranei. Perché estranei siamo”.

Conclude Pietro Marcenaro: ”Il centro sinistra vive una difficoltà in basso e in alto, c’è chi vive la trasformazione come un pericolo e altri che la vivono come un impaccio. Dobbiamo ricominciare a guardare al paese, all’Europa, alla società. Soprattutto all'Europa che ci siamo un po’ dimenticata. E non riusciamo a viverla in positivo, come un fatto interno e non di politica estera. Perché se l’Europa sociale non si riforma saremo costretti a invidiare il modello Usa. Il riformismo italiano deve saper aprire contraddizioni all’interno di tutto il centrosinistra europeo. E ancora per quanto riguarda la dialettica interna al Centrosinistra e ai Ds: non possiamo aspettare che si vada ad una campagna elettorale già compromessa e che dopo si riparta con un nuovo gruppo dirigente. Il problema va affrontato oggi. Con la corresponsabilità esplicita di tutte le persone che hanno svolto un ruolo importante. Non bisogna aver paura di questo”.   

Poi parla Veltroni che in sostanza afferma “Io voglio vincere e non posso condividere l’idea che sia finita. Non ne ho il diritto. Non accetto rassegnazione. In attesa che ciascuno curi se stesso. E occorre una sintesi delle culture riformiste”.

Infine il Presidente del Consiglio Giuliano Amato, che, unico tra i leader, e probabilmente unico leader possibile, entra nel merito del “far politica” parlando di immigrazione e sicurezza. Afferma di “odiare la psicanalisi di gruppo della sinistra”, aggiunge che vorrebbe smetterla di attuare “politiche innovative senza referenti sociali”. E conclude: “La sinistra muore quando muoiono gli angeli. Ma quando gli angeli muoiono qualcuno è libero in terra”.

Frascati, Camaldoli. Il centro e la sinistra. I Ds e l’Ulivo. La cultura laica e quella cattolica. Da qui riparte il processo e le responsabilità saranno diffuse.

La fondazione ItalianiEuropei, di cui D’Alema è presidente, informa che nei prossimi mesi, entro dicembre, verranno organizzati cinque seminari: 1)Lavoro e Welfare, nuova civiltà del lavoro; 2) Questione settentrionale e Federalismo; 3) Education, le politiche della formazione; 4) Etica e laicismo; 5) Europa e interessi nazionali.

Insomma: se il centrosinistra vorrà vincere la battaglia dovrà darsi un programma comune e veramente condiviso, trovare nuove sintesi e probabilmente nuovi equilibri. Il centro ha voglia di esistere e chiede visibilità. La sinistra ha i muscoli pieni di acido lattico, ma ha la possibilità di disintossicarsi, recuperare elasticità e potenza se saprà ritrovare il gusto dell’orgoglio della propria identità. Cara sinistra il left pride è dietro l’angolo, dipende solo da te.  
                





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