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Valentina Furlanetto

 

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Sarà perché quelle tre W di seguito fanno tanto pensare alla vittoria, ma mai come durante queste amministrative regionali Internet è stato utilizzato dagli elettori e dai politici italiani.

Innanzi tutto per la prima volta i risultati delle votazioni sono stati seguiti dagli italiani in tempo reale sul Web. In prima linea i maggiori siti di informazione: repubblica.it  ha coperto tutte le operazioni elettorali, dagli "intention poll" ai dati reali dello spoglio a mano a mano che si rendevano disponibili. Copertura piena dell’evento anche da parte di www.mediasetonline.com, www.cnnitalia.it e del sito dell’agenzia Ansa www.ansa.it. Il portale www.excite.it si è concentrato sulle cinque regioni "a rischio", mentre i risultati ufficiali sono stati resi noti nella nottata dal sito del Viminale  e, su scala locale, agli indirizzi: www.regione.emilia.romagna.it, www.consiglio.regione.veneto.it e www.regione.liguria.it.

Ma ben prima del voto vero e proprio Internet ha fatto sentire il suo peso nelle campagne elettorali dei vari schieramenti - come specchio per le allodole o come strumento utile per "tastare il polso all’elettore".

La maggioranza di Governo ha usato la carta "concretezza". A pochi giorni dalle elezioni, il 12 aprile, il presidente del Consiglio Massimo D’Alema ha annunciato la creazione, per mezzo di un decreto, del Portale Italia: un sito con la funzione di coordinare tutte le informazioni esistenti sul Web riguardo al nostro paese e con lo scopo di mettere in Rete le principali organizzazioni economiche, sociali e istituzionali italiane. Una mossa con la quale D’Alema ha sottolineato l’interesse del Governo per Internet. Una mossa tuttavia di scarso appeal: sia per quelli che Internet lo usano e non amano i legacci istituzionali, sia per quelli che per il momento sentono solo parlare del Web, e non hanno apprezzato lo sforzo del premier.

Dei radicali si può dire tutto, ma non che non sappiano come usare i media. Non a caso www.radicali.it è, e non da oggi, il sito politico più interattivo, ricco e consultato: vari forum di discussione aggiornati sul dibattito in corso, ampio uso di video e audio, una sezione tutta dedicata alla "cyber-economy" con cinque proposte di legge della lista Bonino per far decollare Internet nel nostro paese. Tanto conta nell’universo radicale Internet che dal sito è stato lanciato l’appello per la ricerca di nuovi cybermilitanti per rafforzare le attività telematiche. Eppure in questa occasione la Lista Bonino ha sottovalutato un fatto: che Internet in Italia è ancora poco reale e molto virtuale.

Significativo in questo senso il testa a testa nel Lazio fra il candidato del centro-sinistra Pietro Badaloni e quello del Polo Francesco Storace.

Badaloni.net( www.badaloni.net) è un sito con una sua dignità: una grafica leggera, un forum, un elenco di appuntamenti, la possibilità di vedere spot elettorali in real video e la sezione per non vedenti. Ma lo staff di Badaloni ha commesso l'errore di fare poca pubblicità al sito stesso. "Volutamente" spiega Andrea Malpassi, addetto stampa responsabile della campagna elettorale. "Coerentemente con l’immagine sobria, concreta del nostro candidato abbiamo costruito una campagna elettorale non urlata, in cui il sito non appariva solo per il gusto di apparire". Ha giocato un ruolo la presenza o meno su Internet? "La presenza reale ha avuto un peso minimo. Durante questa campagna per tutti i candidati avere un proprio sito rappresentava un must, una condizione assolutamente imprescindibile. Tuttavia non credo che sia stato determinante per la vittoria e non credo che i siti fossero importanti in sè, ma piuttosto come strategia comunicativa".

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Appunto quello che ha fatto il concorrente di Badaloni, Francesco Storace, che ha basato buona parte della sua campagna elettorale su un manifesto che ha campeggiato per settimane nella regione e nella capitale: niente slogan politici nè buone intenzioni, Storace ha semplicemente affiancato al suo faccione l’indirizzo www.storace.com. Che il sito poi esistesse o meno ha avuto un’importanza relativa. Tanto più che il suffisso com sta per commercial, commerciale. Utilizzato per un sito di propaganda politica sa di gaffe, ma fra la maggior parte degli elettori chi ne era consapevole? Ciò che ha contato è stato il messaggio mediatico: sono su Internet, sono moderno e vi traghetterò tutti nel futuro luminoso della new economy.

Connettendosi, un elettore incerto sul voto avrebbe potuto passar un paio d’ore a spulciare il programma del candidato (disponibile in una versione sintetica o scaricabile in formato RTF), leggere le proposte di legge, consultare le domande fatte dagli elettori e le risposte di Storace su diversi argomenti di pubblico interesse, dalla sanità ai trasporti. Ma il contenuto del sito era poco rilevante, il messaggio valeva in realtà per tutti gli altri, quelli che non conoscono affatto Internet, e sono la maggioranza. Non si vuole, perchè sarebbe ingiusto ed errato, limitare le ragioni del successo del neopresidente della regione Lazio a quest’intuizione. Ma di certo, male non gli ha fatto.


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