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L'«artista della psiche»: fra le tante definizioni coniate sulla figura di James Hillman, questa ci sembra la più efficace. Perché collega la materia prima della sua ricerca, la «psiche», a quell'universo di emozioni, simboli, miti, forme, l'«arte», con il quale un buono junghiano di necessità dialoga costantemente. E perché fa pensare, però, più che a un analista dietro la sua scrivania, a un personaggio «in scena», pubblico. James Hillman è nato ad Atlantic City nel 1926. Ha studiato filosofia alla Sorbona e al Trinity College di Dublino, poi psicologia a Zurigo, dove è entrato a far parte dell'Istituto C.G.Jung, del quale è diventato direttore. Ha fondato il Dallas Institute for Humanities and Culture e dirige dal 1970 la rivista «Spring». Tra i suoi libri «Il suicidio e l'anima» del '64, «Senex e puer» del '67, «Il mito dell'analisi» del '72, «Anima» dell'85, «Cento anni di psicoterapia... e il mondo va sempre peggio» del '93, «Fuochi blu» del '96, «Il codice dell'anima» del '97.

Hillman va approfondendo, a volte talmente tanto da dare l'apparenza di capovolgerli, alcuni concetti chiave della psicologia junghiana: per esempio individuazione, archetipi, anima. Così come Jung esplorando e dialogando con culture «altre»: nella sua ricerca affiorano tracce di sufismo come di pensiero chassidico, accanto all'amata forma dialogica della filosofia platonica. E questo è lo Hillman dei libri. Che, in più del suo maestro, ha un dono: scrive in modo comprensibile. Poi c'è lo Hillman che ci viene consegnato dai giornali. Perché in epoca di morte del sacro gli analisti, junghiani soprattutto - per quella dimensione spirituale che mantengono - possono facilmente essere visti come guru. A Hillman questo non sembra dispiacere. Il problema è che uno degli oggetti prediletti della sua polemica - l'invasività di una psicanalisi volgarizzata - è un fenomeno più americano che europeo. E la polemica, come riportata dai nostri giornali, ha assunto toni caricaturali. In realtà Hillman polemizza col narcisismo - fenomeno epocale - che un certo tipo di psicanalisi fomenta anziché curare. (msp)




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