Dopo l'arrivo dell' Mp3 chi sarà ancora disposto a pagare per ascoltare la musica su
Internet? Il sistema di compressione Mp3, grazie al quale i suoni possono essere scaricati
su qualunque pc e contenuti in file ad altissima fedeltà, ha dato a chiunque la
possibilità di ascoltare e registrare musica gratis. Ma ha anche creato una situazione di
anarchia che fa arrabbiare l'industria che sulla musica campa: artisti, ma anche e
soprattutto etichette e distributori.
Come spesso accade, chi ha diffuso il virus ne sta ora cercando l'antidoto. Leonardo
Chiariglione, 56 anni, ingegnere del CSELT(www.cselt.it) di Torino, il centro di ricerca
sulle telecomunicazioni di Telecom Italia, è considerato uno degli ispiratori del formato
Mp3. Dal 1988 ha fatto parte infatti del gruppo di ricerca internazionale Mpeg (Motion
Pictures Expert Group), da cui prende il nome la tecnologia di compressione che ha creato
gli standard su cui si basa buona parte degli utilizzi dei segnali video e audio, come la
TV digitale e appunto la musica che viaggia su Internet.

Dal 1999 Chiariglione è a capo di un nuovo gruppo internazionale, lo SDMI (Secure
Digital Music Initiative), che si occupa di creare uno standard per proteggere la musica
dalla pirateria: "Si tratta di creare una specie di guscio protettivo che rivesta i
file musicali impedendo pratiche illegali come la duplicazione infinita di un brano".
Chiariglione non è affatto convinto che l'attuale situazione di anarchia sia sana:
"Il diritto d'autore è importante, si svaluta la musica se non la si protegge. Con
SDMI i musicisti saranno sicuri di avere un compenso per il loro lavoro. Il che è giusto
e sacrosanto".
Ma in America c'è chi pensa che non si possa tornare indietro e che il futuro della
musica sarà gratis o non sarà. Il 19 febbraio alla Harvard University Brian Zisk,
fondatore della Green Witch Internet Radio (www.greenwitch.com), ha sottolineato il fatto
che l'industria musicale utilizza spesso il movente dei diritti d'autore per oscurare i
meccanismi grazie ai quali i promotori, produttori e studi di registrazione guadagnano:
"Se gli ascoltatori potessero pagare i musicisti senza passare per intermediari - ha
detto Zisk - lo farebbero. Bisogna studiare altri sistemi per tutelare i musicisti senza
coinvolgere le case discografiche". Zisk ha suggerito che la musica resti gratis e
che i musicisti si supportino con le sottoscrizioni dei fan al loro sito.
Anche secondo Jeffrey Rayport, professore di Economia ad Harvard, la musica dovrebbe
essere gratuita: "Perché non è con le vendite dei CD che i musicisti guadagnano. I
proventi arrivano da tutta una serie di prodotti che hanno poco a che fare con la musica e
molto con il marketing: T-shirts, gadget e quant'altro".