Arthur Schnitzler è un grande
scrittore di inizio secolo, la Traumnovelle (Doppio sogno) è
decisamente più piccola del suo autore, Eyes wide shut ci fa capire quanto.
Cè molta Vienna nel film di Kubrick, molto Schnitzler, molta alta borghesia di
buone letture, modi garbati e nervi tesi; ma del racconto cui si ispira cè quasi
solo la trama, i personaggi, qualche dialogo, lo splendido inizio in cui Schnitzler trova
il passo dei suoi racconti migliori e si sofferma con voluttà a spiare i gesti dei suoi
personaggi: poichè anche Albertine si era accostata alla bambina - leggiamo proprio
nella prima pagina del racconto - le mani dei genitori si incontrarono sulla fronte amata
mentre i loro sguardi si scambiavano un tenero sorriso, che non era piu rivolto solo
alla bambina.. Affetto, amore, erotismo: la novella di Schnitzler voleva essere un
racconto sulle relazioni pericolose tra questi tre stati dellanima, a distanza di
settantanni il film di Kubrick permette di dire che quello spunto non è andato
perduto.

Ma perché Schnitzler fallisce? E perché Kubrick ne sceglie unoperina minore?
Prima di azzardare qualche illazione, due parole su questo austero libertino di inizio
secolo, nato nel 1862 morto nel 1931, medico, narratore, drammaturgo, intellettuale che
conosce e racconta la dolcezza e il tramonto del mondo di ieri. Schnitzler nasce in
unagiata famiglia ebraica, suo padre e direttore del policlinico viennese, e
lui stesso e avviato ad una brillante carriera psichiatrica quando molla tutto per
seguire il proprio genio letterario. Genio inquieto e ribelle, che lo porta ormai in
eta matura a comporre lo scandaloso Girotondo (1900) che verra bandito
per ventanni dalle scene viennesi a causa della presunta (e realissima)
oscenita del testo; ma genio innamorato del proprio mondo: degli ufficiali vecchia
scuola capaci di morire perche incapaci di risolvere un conflitto donore; dei
giovani che si credono maturi e per questo perdono il futuro al gioco; delle figlie di
buona famiglia dalle spalle troppo esili per reggere il fallimento dei loro
rispettabilissimi padri.
Pare che nei sogni di Schnitzler ricorresse spesso il volto austero di Francesco
Giuseppe, icona del perbenismo che lo opprimeva e allo stesso tempo
dellintegrita che lo animava alla sfida. E sicuro invece che Schnitzler
fu un ribelle posato: uno che diceva pane al pane e sesso al sesso, ma che non
tollero mai le sgrammaticature dellavanguardia. Perche non tollerava che
con quattro urla liquidassero il suo mondo.
Come Freud, Schnitzler indago il disagio cercando di tenersene alla larga: Freud
con la pedanteria dei suoi sillogismi, Schnitzler con la perfezione dei suoi intrecci
narrativi. Daltronde i paralleli col padre della psicanalisi sono un riconosciuto
topos della critica schnitzleriana: Freud che non frequenta Schnitzler perche ha
paura del suo doppio, Schnitzler che dopo aver letto Freud sogna di interpretare i sogni
che sta sognando in sogno; Freud che stende il grandioso affresco della Traumdeutung,
Schnitzler che compone lagile ballata della Traumnovelle. Kubrick che ci casca come
un pero e si inserisce da terzo incomodo in questo gioco di specchi tra arte e scienza.

E un gioco delicato, complesso come il labirinto di certi monologhi interiori o
semplice e quasi scontato come la struttura della novella cui Kubrick si e ispirato.
Arthur Schnitzler, il narratore delle minime sfumature sentimentali, lo scrittore che
attraverso la piega di un colletto inamidato sapeva raccontare lo stato danimo dei
suoi personaggi, qui infatti appare esplicito, macchinoso, tutto dedito ad una trama
sovrabbondante che rende quasi superflua la presenza dei protagonisti. Perche? Prima
illazione: perche in questo caso Schnitzler e andato troppo vicino alla sua
verita, a quella miscela ricorrente di sogno e azione, buio della psiche e luce
della maschera sociale. Ma e qui che Kubrick decide di incontrarlo. Perche?
Seconda illazione: perche in realta la Traumnovelle non era stata ancora
raccontata, era poco piu di una trama di misterioso fascino; diciamo un libretto
attorno cui costruire lopera. E Kubrick decide di metterla in musica.
Da Vienna a New York, dalla belle-epoque a questa fine-millennio il passo davvero non
e breve. E forse proprio per questo a Kubrick riesce cosi di slancio. E
infatti lontano e vicino al mondo che descrive, puo scegliere liberamente cosa
trattenere e cosa abbandonare. Scarta quindi il tema dellonore, ma inventa una
protagonista che in Schnitzler e praticamente assente; accetta la pericolosa
ricchezza di ambienti, temi, personaggi, ma con luso ossessivo della steady-cam li
mette in fila come in ununica frase; riprende la psicanalitica scissione tra notte e
giorno, ma fa capire che crescere e stare con gli occhi aperti e che, superate le
traversie del film, Bill-Tom Cruise perdera quella sua aria da eterno ragazzino. E
soprattutto: sinventa una scrittura, unaccuratezza narrativa che il racconto
di Schnitzler stranamente non aveva. Così, dando corpo cinematografico alla Traumnovelle,
Kubrick rilancia uno dei grandi miti del secolo che si chiude: Vienna, il mondo che sapeva
essere profondo in superficie, attraversare la notte senza subire alcun danno,
tenere la vita in mano senza stringere troppo il pugno. Non per niente dopo lultima,
fulminante battuta di Nicole Kidman (made in Kubrick) ad accompagnare i titoli di coda
e un candido valzer da operetta.