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Letti per voi/I due volti di Khatami

Amir Taheri

 

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Questo articolo è stato pubblicato su La Repubblica (www.repubblica.it) del 16 luglio

Amir Taheri, scrittore e giornalista iraniano, è autore di "Khomeini-Lo spirito di Allah".

L'italia, insieme con gli altri paesi membri dell'Unione Europea, ha deciso di appoggiare il presidente Muhammad Khatami in un momento in cui la Repubblica islamica sta affrontando la sfida più seria mai emersa dopo la sua nascita nel Dichiarare il proprio appoggio a Khatami può sembrare una scelta ovvia. È un leader regolarmente eletto, e tra i mullah al potere è quasi l'unico a parlare di modernizzazione 1e riforme. Ma la questione è: quale Khatami bisogna appoggiare?

Gli avvenimenti degli ultimi giorni hanno infatti mostrato che di Khatami ce ne sono due. Il primo Khatami ha parlato degli studenti come dei "miei carissimi figli", e ha promesso di punire i responsabili di "questa tragedia". Il secondo Khatami è spuntato tre giorni dopo, quando la rivolta studentesca ha cominciato ad allargarsi ad altri settori della società. Questo Khatami ha parlato di "banditi" e di "malfattori", e ha accusato i dimostranti di essere "agenti del sionismo e del Grande Satana americano". Ha promesso di "stroncare sul nascere questa cospirazione straniera".

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Il primo Khatami ha usato toni gorbacioviani. Il secondo ha mutuato il suo vocabolario da Deng Xiaoping. L'ambivalente, per non dire contraddittorio atteggiamento di Khatami verso il movimento per la democrazia ha suscitato richieste di dimissioni. "Khatami! Khatami! Fa' qualcosa, oppure vattene!" è uno degli slogan intonati in questi giorni nelle università iraniane. Lo showdown in corso a Teheran ha rivelato che esistono due Iran. Uno è formato da studenti con la faccia rasata che indossano T-shirts e jeans, e fanno il segno "V". Appartengono chiaramente alla classe media, e ascoltano, anche in pubblico, cassette di musica pop. Le loro donne badano che il "hijab", ovvero il velo obbligatorio, non copra interamente i capelli pettinati con cura. Il loro grido di guerra è: "Democrazia subito!".A fronteggiare questo campo a Teheran c'era in questi giorni il campo degli Hezbollah: uomini dall'aria fosca e dalla barba cespugliosa, vestiti completamente di nero e armati con bastoni e coltelli. Le loro donne indossavano spessi veli e urlavano la loro rabbia furibonda contro i dimostranti. Il grido di guerra di questa gente è: "Allah Akbar!" (Allah è il più grande!).

Tra i principali leader iraniani, Khatami è forse il solo tuttora capace di parlare a entrambi i campi. Egli può svolgere un ruolo cruciale impedendo una repressione brutale del movimento per la democrazia, che rischierebbe di provocare una reazione popolare ancora più violenta. Può darsi che il movimento studentesco per la democrazia e il contrattacco organizzato dall'establishment abbiano una scarsa incidenza sui rapporti di forza in seno alla più ampia società iraniana. Ma hanno già modificato i rapporti di forza all'interno dell'establishment di governo. Khatami ha perso una parte del suo appoggio popolare, ma ha invece accresciuto il proprio potere all'interno del sistema. Ciò che farà di questo potere recentemente acquisito sarà di vitale importanza. Potrebbe prestare ascolto al suo predecessore Hahsemi Rafsanjani, il quale vuole un rinvio delle riforme politiche e un'accelerazione di quelle economiche. In altre parole, Khatami potrebbe adottare il modello cinese di uno Stato autoritario con un sistema economico capitalistico.

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Ma potrebbe anche ascoltare alcuni dei suoi più vicini collaboratori, come l'ayatollah Abdallah Nuri, il liberale che è stato estromesso dalla carica di ministro dell'Interno. Nuri ha detto in questi giorni agli studenti di Teheran che non può esserci sviluppo economico senza democrazia. "La libertà precede lo sviluppo economico", ha affermato; e "Senza democrazia resteremo sempre poveri". Se Khatami dà ascolto a gente come Rafsanjani, può certo riuscire, nell'immediato, a salvare il regime, ma rischierebbe di condannare l'Iran ad anni di violenza e di caos. Se invece dà ascolto a gente come Nuri, potrebbe usare il movimento per la democrazia come un trampolino per una riforma autentica del sistema. Potrebbe cominciare sciogliendo l'attuale Majlis (parlamento) islamico, formatosi sulla base di elezioni manipolate, e dominato da khomeinisti intransigenti. Il rinnovo del parlamento è previsto per il febbraio 2000. Elezioni anticipate permetterebbero agli iraniani di scegliere tra i due schieramenti la cui lotta ha trasformato in questi giorni le strade di Teheran in un campo di battaglia. L'Italia e gli altri Stati dell'Unione Europea non debbono avallare una versione iraniana del massacro di Piazza Tienanmen. Soltanto un Iran autenticamente democratico può diventare un partner e un amico degno di fiducia per le democrazie industriali dell'Occidente.

 

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