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Bestselleristi/ "Grisham come Dickens? Ma non diciamo sciocchezze…"

I pareri di Giulio Ferroni, Vittorio Spinazzola, Emilio Tadini raccolti da Antonella Fiori

 

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To be or not to be popular? Essere o non essere popolare, di massa? Questo è il problema, oggi, mentre sulla rete impazzano i siti dedicati a autori di culto come John Grisham e Stephen King e in libreria i romanzi dei narratori americani vengono prenotati ancora prima dell’uscita. Dopo l’amore dichiarato e il debito di riconoscenza di alcuni isolati scrittori italiani, da Maurizio Maggiani, autore de "Il coraggio de Il pettirosso" e "La regina disadorna" (Feltrinelli) a Niccolò Ammaniti, ("Branchie", Einaudi e "Fango", Mondadori"), il genere mass-market-popular, la cosiddetta trivial-litterature, scomunicata da sempre dall’Olimpo della critica, comincia a far breccia nel cuore di qualcuno. Tuttavia, se Beniamino Placido su "La Repubblica" ha paragonato questi autori ai grandi romanzieri dell’Ottocento, resta uno zoccolo duro di recensori e stroncatori che proprio non se la sente di analizzare e prendere sul serio romanzi come "Il cliente" o "Dolores Claiburne", di pensare che abbia un valore letterario un libro che nel giro di pochi mesi passa dalla hard-cover alla carta reciclata, dalle trentamilalire alle tremila…

"Grisham come Dickens? Ma non diciamo sciocchezze…" taglia corto Giulio Ferroni, critico e autore di una celebre e faziosa "Storia della letteratura italiana"… "Non me la sento di paragonare questi autori ai romanzieri d’appendice del secolo scorso…Quelli avevano meno pretese. Gli autori trivial, invece, vogliono essere sofisticati. I loro romanzi contengono un esotismo ambiguo che riflette certi valori medi correnti, c’è una falsa enfasi utopistica da new age…"

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John Grisham, non dimentichiamo, che in America supera per ogni nuovo romanzo il milione di copie vendute e in Italia arriva a duecentomila a uscita, a cui vanno aggiunte le vendite di quello stesso titolo negli Oscar (è autore Mondadori) o nei supereconomici. I suoi legal thriller costruiti su una trama incalzante in molti casi sono diventati sceneggiature di successo e poi film. Stesso destino, stesso successo per Stephen King, che, nella miglior tradizione del romanzo d’appendice non scende mai sotto le quattrocento pagine. King che per soddisfare il palato dei fan più esigenti, ha scritto addirittura un romanzo a puntate mensili.

Proprio nessun legame con il romanzo d’appendice Ottocentesco?. "Continuo a pensare di no" dice Ferroni. Allora il narratore aveva come scopo quello di diffondere un miglioramento culturale. In questo caso invece si tratta di un puro prodotto. Allora c’era un humus diverso: non dimentichiamoci che dal romanzo d’appendice dell’Ottocento è venuto fuori Dostoevski". Così, a proposito dell’interesse maniacale per questi autori, che vediamo nei siti Internet a loro dedicati per Ferroni si tratta di una moda: "indica solo che si sta diffondendo la voglia di essere cultori di qualcosa a tutti i costi, un modo per coltivarsi il proprio orticello…" Un po’ come accadeva per i fan club di Stendhal , che avevano addirittura costituito delle associazioni e erano conoscitori maniacali della storia dell’Ottocento. "Il problema è che al di là del loro autore preferito i fans non vedono altro. In questo modo si vengono a creare delle nicchie contrarie allo spirito globale che dovrebbe animare la rete e stimolare un confronto non solo basato sulla conoscenza del proprio autore".

To be or not to be "di nicchia"? Il problema delle nicchie autoriali, è l’ultimo, per Emilio Tadini, pittore, scrittore e conduttore televisivo della trasmissione "Contesto". "A dire la verità non è che li ho letti molto questi autori – ammette – tuttavia mi pare che siamo lontani dal senso etico di un Dickens". Eppure, una somiglianza, proprio tra Dickens e Grisham, sulla questione della popolarità c’è: una volta si aspettava con ansia la nave che portava le copie del nuovo libro di Dickens come oggi si aspetta tutti gli anni a maggio, almeno in Italia, l’uscita del nuovo romanzo di Grisham, prenotato con mesi di anticipo da tutte le librerie. "Credo che si tratti di letture passatempo – aggiunge Tadini – che non scavano in profondità in nessun modo, almeno rispetto a romanzieri americani come Faulkner e Hemingway , che erano quelli letti dalla mia generazione. Con questo non voglio dire che possano essere paragonati a loro, il grande Faulkner non era proprio così popolare, ma certamente questi autori non si pongono in nessun modo il problema della scrittura…Le prenotazioni dei loro romanzi? Ma quello fa parte del mondo di oggi. Chissà che cosa sarebbe successo se ci fosse stato Internet ai tempi di Dickens".

A spezzare una lancia a favore della trivial, Vittorio Spinazzola, professore di letteratura italiana moderna e contemporanea, da sempre sostenitore della dignità del genere letterario "pop". Spinazzola si pone di fronte a questi autori con le armi della critica. "Non conosco bene Stephen King, ma l’impressione che ne ho avuto è che abbia doti di scrittura notevoli. Mi sembra invece che i suoi difetti maggiori siano altrove: che tenga poco nella strutturazione del racconto. Al contrario di Grisham, che invece ha una struttura molto più salda ma una scrittura più grigia…" Insomma, l’importante è "non mettere tutti nella stessa barca perché non è vero che c’è un’uniformità generale, ci sono autori diversissimi con loro diverse personalità…"

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E come la mettiamo per il rapporto con i giganti del passato? "Come livello lascerei stare Dostoevski e Tolstoj. E’ vero che venivano fuori dall’appendicismo ma, sinceramente avevano altri mezzi". Invece il professore riconosce agli scrittori di genere seriale, da cassetta, che sfornano un libro all’anno che diventa subito best-seller un valore quasi catartico: "King, Grisham, la Cornwell certamente portano a galla pulsioni diffuse nell’immaginario collettivo che non trovano una rappresentazione adeguata in arte narrativa superiore". E poi, per il professore, una cosa questi scrittori l’hanno dimostrata: "Che non è vero come si diceva un tempo che il titolo prevale sull’autore. Può succedere ma può accadere anche il contrario. Queste ultime vicende, i siti Internet dei fan degli scrittori, anche del passato, ce lo dimostrano". La sua conclusione apre uno spiraglio: "Bisogna avere curiosità ma anche mantenere una certa distanza di sicurezza: non insistere coi paragoni. E poi non generalizzare. Prendiamo esempio dalla scienza: i fenomeni vanno studiati caso per caso". Il dibattito, come si dice, è aperto.



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