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Giornali/La crisi dell'"Unita'"

Stefano Caviglia

 

 

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Uno sciopero durato quattro giorni, una vertenza fra redazione e editore che ha raggiunto toni di un'asprezza sconosciuta nella storia del giornale: l'Unità ha alle spalle giorni terribili. Ma adesso è il momento di ripartire per il giornale fondato da Antonio Gramsci. E di stabilire come sarà il suo futuro. L'accordo siglato la notte di domenica 17 gennaio è considerato "doloroso" da tutti per la decisione di chiudere, fra un anno, le redazioni di Emilia e Toscana, anche se con l'impegno a favorire in quelle città la nascita di nuove iniziative editoriali. Ma per quanto "doloroso", i diretti interessati lo hanno approvato in un referendum con 138 voti a favore e solo 23 contrari. Il che vuol dire che anche la maggior parte dei redattori che rischiano il posto lo considerano l'unica maniera per rilanciare il giornale.

E oggi, che strada comincia per l'Unità? "Comincia una strada - risponde il vicedirettore Roberto Roscani - che richiederà a tutti noi molto lavoro. L'Unità viene da un periodo difficile. In poco piu' di un anno ha cambiato tre direttori. Ha sofferto un appannamento di identità. Ma sia chiaro: questo non è un giornale rassegnato a spegnersi pian piano. Al contrario, in questa redazione ci sono tutte le potenzialità per dare un futuro al giornale". Un giornale che oggi vende fra 65 e 70.000 copie, che ha avuto recentemente, nonostante la crisi, giornate ottime, come nei giorni della candidatura e dell'elezione di D'Alema alla presidenza del Consiglio, e che punta a consolidare una vendita di 75.000-80.000 copie.

C'è una bella differenza rispetto all'Unità dei vecchi tempi, quando il giornale vendeva, specie la domenica, grazie alla diffusione militante, centinaia di migliaia di copie. "Lo so, puo' sembrare un'aspirazione troppo poco ambiziosa - spiega ancora Roscani - ma è meglio cosi'. Preferiamo darci un obiettivo certamente alla nostra portata, piuttosto che immaginare risultati che alla fine si rivelerebbero irraggiungibili". Del resto, dai tempi in cui l'Unità superava agevolmente le 100.000 copie, sono cambiate tante di quelle cose nella società italiana, da far risultare improprio qualunque paragone.

"Quotidiano di politica, economia e cultura", c'è scritto oggi sotto la testata, dove un tempo c'era scritto "Organo del Partito comunista italiano". L'Unità di oggi punta ad essere un giornale forte soprattutto in questi tre settori. Basta, insomma, con il modello del quotidiano "generalista", o"omnibus" che dir si voglia, che per altro sta cominciando a mostrare la corda anche nell'esperienza di testate ben piu' robuste del giornale diretto da Paolo Gambescia. Ma attenzione: un giornale che punta a specializzarsi in alcuni settori non vuol dire che l'Unità rinunci a tutto il resto. Su questo sia la direzione che la redazione sono determinatissimi. "Non vorrei - è ancora l'analisi di Roscani - che sembrasse che l'Unità si chiude in una specie di gabbia. Non siamo interessati solo alla politica e all'economia. Siamo ancora interessati alla cronaca, a patto che ci dia modo di raccontare che cosa succede in italia e come cambia la nostra società. Quella triade, "politica, economia e cultura", significa che quella è la nostra chiave di lettura per interpretare quel che succede intorno a noi".

In redazione nessuno si nasconde le difficoltà che aspettano sia la testata che i giornalisti. "L'accordo che abbiamo accettato - spiega Tony Fontana, del Comitato di redazione - è un compromesso. E come tutti i compromessi puo' lasciare qualche elemento di scontentezza. La scelta dell'azienda di chiudere le redazioni dell'Emilia e della Toscana, ovvero i luoghi dove l'Unità è sempre stata piu' diffusa, per noi è inspiegabile. Tuttavia devo anche dire che la strategia di specializzarsi maggiormente nel segmento di mercato della politica, dell'economia e della cultura non è affatto peregrina. Ma bisogna essere all'altezza di una scelta del genere. Se fa la scelta del giornale di qualità, allora bisogna dare le notizie prima e meglio degli altri. Se no non funziona".

La nuova sfida dell'Unità comincia già dalla settimana prossima, quando il direttore Paolo Gambescia imposterà il nuovo corso del giornale. Nei prossimi mesi ci saranno inserti e iniziative volte ad arricchire l'offerta di informazioni ai lettori. L'accordo sindacale firmato l'altra domenica prevede una verifica dei risultati ad ottobre 1999. Allora si stabiliranno tempi e modi della ristrutturazione del giornale in base i risultati raggiunti nel frattempo. Ma la speranza è che i frutti della nuova strategia del giornale si vedano già prima dell'estate.


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