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Rosi Braidotti è direttrice della “Research School of Women’s
Studies” presso l’università di Utrecht. Negli ultimi anni ha
attivamente collaborato alla creazione di reti europee e
internazionali dedicati agli studi di genere e alla ricerca
femminista, coordinando la rete telematica Athena e partecipando alla
creazione del programma “Women and Science” presso la Commissione
Europea di Bruxelles. Braidotti è fra la più note teoriche
femministe attuali, che si è confrontata col postmodernismo, la
psicoanalisi, l’epistemologia, il multiculturalismo. Tra i suoi
lavori si ricordano: Patterns of dissonance: a study of women in
contemporary philosophy; Nomadic subjects: embodiment and sexual
difference in contemporary feminist theory.
Donna Haraway è docente di “History of Consciousness”
presso l’Università di Santa Cruz in California ed è un’esponente
di punta del pensiero femminista contemporaneo. Da una formazione di
tipo biologico, Haraway è passata alla critica sociale della scienza,
mettendone in questione l’antropocentrismo. Da qui ha cominciato a
ripensare in modo radicale l’interazione che si viene a stabilire
tra il vivente e le tecnologie. Il “manifesto cyborg” - in cui il
corpo umano viene ridefinito in rapporto alle nuove tecnologie - è
ormai diventato un classico nella letteratura femminista e del
pensiero neo-materialista. Haraway è inoltre nota per il suo impegno
politico e per le sue campagne anti-razziste. Il suo lavoro più
recente riguarda i cani, i loro genomi e i rapporti con l’ambiente.

Juliet Mitchell insegna “Genere e società” presso l’università
di Cambridge ed è fellow del Jesus College. Collabora inoltre con
centri di psicologia clinica. E’ una delle più note femministe in
campo psicanalitico. Fu infatti una delle prime attiviste e teoriche,
che introducendo in ambito anglo-sassone la teoria lacaniana, promosse
il passaggio del femminismo verso una teoria della differenza di
genere. Fra i suoi lavori si ricordano: Psychoanalysis and
Feminism: A Radical Reassessment of Freudian Psychoanalysis.

Joan Scott è docente presso l’”Institute for Advanced Study”
di Princeton. E’ una storica, esperta soprattutto sul settecento
franceseo, nonostante si sia anche dedicata all’analisi delle
attuali correnti post-strutturaliste. E’ inoltre nota in campo
femminista per aver introdotto il dibattito sull’uso del concetto di
genere, diversificato da quello di sesso. E’ intervenuta in tutti i
più importanti dibattiti sull’epistemologia e la metodologia negli
ultimi anni, cercando di indicare l’importanza della ricerca
femminista in ambito tanto storico, quanto filosofico.
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