Il ritorno di Alice Schwarzer
Cinzia Zambrano
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Per molti uomini è stata ‘die Hexe’, la strega. Per tante donne,
ha rappresentato e rappresenta tuttora l’incarnazione del movimento
femminista in Germania. Si tratta di Alice Schwarzer, classe 1942, una
delle protagoniste più attive e radicali della “Neue Frauenbewegung”,
il movimento femminista tedesco nato nel 1971. In quegli anni di
contestazione, di lei si ricordano le campagne di lotta per l’approvazione
del diritto all’aborto e le sfrontate apparizioni televisive con le
quali monopolizzava l’interesse del pubblico e dei media. Dopo trent’anni,
la femminista, nel frattempo giornalista e editrice della rivista
femminista “Emma”, ancora non smette di stupire.

E lo fa con la sua nuova opera letteraria Der grosse Unterschied,
(La grande differenza), da poco apparsa nelle librerie tedesche. Il
libro ripercorre la storia del movimento femminista degli ultimi trent’anni
in Germania. E’ una sorta di bilancio, la seconda parte del
bestseller che 25 anni fa portò la Schwarzer al successo
internazionale, Der kleine Unterschied un seine grossen Folgen
(La piccola differenza e le sue grandi conseguenze): una raccolta di
17 interviste in cui altrettante donne raccontavano la loro vita,
evidenziando come la sessualità fosse un mezzo di sottomissione usato
dagli uomini nei loro confronti. Una tesi che la Schwarzer ripresenta
anche oggi nel suo nuovo lavoro letterario.
Certo, il movimento femminista ha fatto dei grossi passi in avanti, e
non solo in Germania, ma la guerra non è ancora vinta. „Il seme ha
dato i suoi frutti. Noi femministe abbiamo raggiunto obiettivi che
trent’anni fa non avremmo neppure immaginato. Ma c’è ancora molto
da fare. Le armi dell’uomo nei confronti della donna sono sempre le
stesse: l’affermazione della sua naturale diversità e la violenza.
Quest’ultima rappresenta il cuore nero di tutti i rapporti di
potere. E’ sempre stato così, tra le classi, le razze e le
popolazioni, e non è diverso tra i sessi opposti”.
Se negli anni settanta Alice Schwarzer sceglieva le conferenze (mitico
il suo tour del 1975 attraverso la Germania dal titolo “Chi ha paura
di Alice Schwarzer?“) come mezzo diretto e immediato per
incoraggiare le donne alla rivendicazione dei loro diritti, oggi la
“vecchia” femminista si affida alla forma scritta, più ragionata
ed equilibrata, ma non di minore efficacia.

In 304 pagine, statistiche e dati alla mano, la Schwarzer racconta di
come negli ultimi anni sia aumentato il numero delle donne e dei
bambini vittime di violenze sessuali, e della ancora troppo esigua
rappresentanza femminile nelle posizioni di potere politico ed
economico. Tutto questo a dimostrazione del fatto che sì, il dominio
maschile è stato superato, ma nella società tedesca, e non solo, il
cosiddetto apartheid di genere e sesso è ancora ben radicato.
Allora cosa fare, in che direzione dovrebbe andare la nuova
generazione femminista tedesca? La Schwarzer non propone soluzioni, ma
il suo ritorno in libreria è già un modo efficace per dire ‘continueremo
a lottare’.
Alice Schwarzer nasce nel 1942 a Wuppertal. Studia a Parigi psicologia
e sociologia. Qui incontra Sartre e Simone de Beauvoir. La sua intensa
amicizia con la scrittrice francese si rivelerà in sei lunghe
interviste della Beauvoir, scritte dalla Schwarzer nell’arco di
dieci anni. Nel 1917 è in Germania come una delle principali
femministe coinvolte nella campagna per l’approvazione dell’aborto.
Nel 1975 arriva al successo con la pubblicazione di Der kleine
Unterschied, attraverso cui il movimento femminista
tedesco ha un grosso slancio in avanti. Instancabile battagliera in
difesa dei diritti delle donne, nel 1993 la Schwarzer è alla guida di
una campagna contro il fotografo di fama internazionale Helmut Newton,
autore di nudi che la Schwarzer definisce ‘fascisti e razzisti’.
Nel 1996 e nel 1998 pubblica due importanti biografie: quella su
Marion Graefin Doenhoff, editrice della “‘Zeit”, e quella dell’attrice
Romy Schneider.
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