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internazionali
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"Entra in Marina e girerai il mondo" recitava un vecchio
slogan, quando lasciare il proprio paese per lavoro era un privilegio
per pochi, diplomatici o avventurieri, se non si apparteneva alla
massa dolorosamente anonima degli emigranti. Oggi il mondo intero come
orizzonte lavorativo è una possibilità concreta che può cambiare la
vita di molti giovani e non solo di funzionari pubblici e manager,
anche di medici, ingegneri e professionisti con molta esperienza e
sete di novità.
Di carriere internazionali parliamo con Stefano Baldi, giovane
diplomatico, e autore, con Antonio Enrico Bartoli, di un prezioso
libretto, edito dal Il Sole 24 Ore che si intitola appunto Carriere
Internazionali. Dall'Onu alle istituzioni comunitarie, dagli organismi
non governativi alle multinazionali: cosa offrono, cosa chiedono,
quanto si guadagna. Consigli Pratici e opportunità per i
giovani (pagg. 192, lire 16.900).
"Una buona preparazione di base, una laurea a pieni voti, ottima
conoscenza - scritta e parlata - di una o due lingue straniere, una
forte motivazione individuale, duttilità e mobilità per i giovani
alle prime armi e una solida esperienza lavorativa per i più
maturi": sono questi, secondo Baldi, i requisiti indispensabili
per lavorare in un'organizzazione internazionale.
Baldi ha prestato servizio nella Rappresentanza permanente presso le
organizzazioni internazionali a Ginevra. Attualmente lavora all'Unità
di analisi e programmazione del Ministero degli Esteri ed è a capo
dell'Ufficio di Statistica. A Ginevra si è reso conto della
difficoltà, nonostante Internet, di accedere alle informazioni su
queste nuove professioni, in alcuni casi molto specialistiche, che
necessitano di requisiti particolari, e ha pensato ad una guida che
riunisse i dati su organismi molto diversi tra loro (la sua ultima
fatica è un manuale per i diplomatici del futuro, Internet Guide
for Diplomats, scritto con Jovan Kurbalija).
"Sono molti i settori della pubblica amministrazione che
permettono ai funzionari un periodo di lavoro all'estero, presso
un'organizzazione internazionale soprattutto in campo economico. E' il
caso del.Ministero del Tesoro che presta alcuni suoi funzionari alle
Banche Regionali di Sviluppo. O ancora le opportunità offerte dalla
Commissione Europea con figure professionali come l'END (sigla che sta
per "esperto nazionale distaccato"), la cui età può
variare fra i 30 e i 50 anni con almeno 8/10 anni di esperienza
lavorativa, erano 24 nel 1994. Ora sono 62. Meno frequente in Italia
è il caso di dipendenti privati cui viene concesso di lavorare
all'estero per un periodo che varia da uno a tre anni: lo si ritiene
un investimento poco redditizio. Così come non esistono università
italiane, tranne la Bocconi di Milano, che prevedano un sostegno
finanziario anche minimo agli studenti che decidono di fare
un'esperienza lavorativa all'estero dopo la laurea".
"Fino a qualche tempo fa erano rari i corsi di laurea più
specialistici. Ora le cose stanno cambiando. A Gorizia, l'Università
di Trieste ha istituito un corso di Scienze internazionali e
diplomatiche, e a Bologna, Milano e Padova esiste la possibilità di
frequentare ottimi master e molti altri se ne aggiungeranno presto. La
riforma universitaria dovrebbe favorire una maggiore specializzazione
in tempi più brevi in modo che si possa competere alla pari con
candidati di altri paesi".
A prima vista i requisiti richiesti sembrano difficili da soddisfare e
questo è vero nel caso sia richiesta una ben definita esperienza di
lavoro. Le occasioni invece si moltiplicano per i giovani laureati:
per loro è più facile partecipare a uno stage, un tirocinio, presso
una delle tante organizzazioni internazionali come Il Consiglio
d'Europa, il Fondo Monetario Internazionale, l'Onu, la Banca Mondiale,
l'Unicef, l'Unesco. Perché? "Semplice, sono tutti non
retribuiti, o al massimo prevedono un piccolo rimborso spese. I posti
sono numerosi e accessibili, anche perché i passaggi burocratici sono
minimi: un colloquio e una copertura assicurativa una volta dentro. Il
segreto è proprio qui: accettare queste brevi esperienze - tre, sei
mesi, massimo un anno - è indispensabile per formare quel curriculum
che permette di accedere ai programmi di formazione retribuiti per i
quali la selezione diventa più severa".
La sfilza delle professioni possibili supera la fantasia di molti
giovani avventurosi: si va dai grandi organismi come l'Onu alle
multinazionali come la Microsoft, dalla carriera diplomatica classica
a quella di osservatore per la pace o di esperto in diritti umani, ma
anche di insegnante, traduttore oppure osservatore elettorale.
Per trovare la propria strada in questo mare di offerte un punto di
riferimento fondamentale è il Ministero degli Esteri, che raccoglie e
pubblica la lista dei posti disponibili. Visitarne il sito http//www.esteri.it
(sotto la voce Opportunità) è il primo passo per muoversi verso una
carriera internazionale. Inoltre il ministero coordina l'attività di
formazione e patrocina l'assunzione di rappresentanti italiani nelle
organizzazioni internazionali partecipando a un programma conosciuto
come Jpo (Junior professional officer): due anni come
volontario presso le Nazioni unite finanziati dal ministero per
giovani laureati sotto i 30 anni.
Un particolare rilevante: un po' perché sono le regole a stabilirlo,
un po' per consuetudine, le donne sono privilegiate.
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