Sono proprio i mutanti che amo
Antonio Carioti
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"Preferiresti una calzamaglia gialla?" Così Ciclope, nel
film, replica alle rimostranze di Wolverine, che si lamenta per la
stravagante uniforme nera fattagli indossare dagli X-Men dopo averlo
accolto nei loro ranghi. Agli spettatori profani queste parole non
dicono nulla. Ma per gli appassionati di fumetti Marvel, tra cui il
sottoscritto, sono un omaggio gradito. Sì, perché nella sua versione
cartacea Wolverine porta appunto un costume giallo, che sul grande
schermo sarebbe apparso troppo sgargiante e carnevalesco.
E' come se gli autori volessero scherzosamente scusarsi con i fan
degli X-Men perché la trasposizione cinematografica non è del tutto
fedele al fumetto. E' un bel gesto di cortesia, oltre che una trovata
divertente, ma in fondo non ce n'era bisogno. I mutanti di celluloide
non potevano ovviamente ricalcare quelli di carta, ma nel complesso
non li tradiscono affatto. Sono proprio loro, i personaggi che miriadi
di lettori in tutto il mondo hanno imparato ad amare.
Realizzare un film sugli X-Men era un'impresa ardua. Non si trattava
di concentrarsi solo su un personaggio e sui suoi comprimari, come nel
caso di Superman e Batman, ma di portare sullo schermo un intero
universo fantastico, dalle vicende intricatissime, popolato da figure
niente affatto stereotipate, ma dotate tutte di un notevole spessore
psicologico.

In 37 anni di vita i mutanti guidati dal professor Charles Xavier ne
hanno viste di tutti i colori: abbandoni e nuovi ingressi a raffica
nel gruppo, morti apparenti e reali di protagonisti, fughe nello
spazio, viaggi avanti e indietro nel tempo, ravvedimenti di criminali
e defezioni di eroi. Il tutto secondo una consequenzialità ferrea,
per cui l'intreccio degli eventi si dipana come un interminabile
romanzo d'appendice, con frequentissimi colpi di scena.
In nemmeno due ore di proiezione era evidentemente impossibile rendere
anche solo alla lontana la complessità della saga, per cui il film
sceglie deliberatamente di puntare i riflettori su pochi personaggi (Magneto,
Xavier, Wolverine, Rogue), immergendoli però nello stesso clima che
si respira nel fumetto. Il risultato merita un plauso, perché lo
spirito originario è pienamente rispettato: non assistiamo solo a
combattimenti spettacolari tra esseri dotati di superpoteri, ma al
dramma eterno provocato dalla paura umana per tutto quanto appare
nuovo e diverso.
Il duello tra Magneto e Xavier viene proposto sullo schermo così come
l'ha impostato Chris Claremont, lo sceneggiatore che ha portato gli
X-Men al primato di vendite tra i comic americani. Non è la solita
lotta tra bene e male, ma un contrasto tra ex amici che si combattono
e si stimano al tempo stesso, divisi dal giudizio sulla possibilità
della convivenza tra umani e mutanti. Xavier persegue il sogno della
concordia nella diversità; Magneto pensa che la nuova razza dotata di
superpoteri dovrà usarli per dominare il mondo, altrimenti verrà
spazzata via dagli esseri normali, che la considerano una minaccia
mortale.
Entrambi i personaggi, nel film, sono ben caratterizzati, con due
interpreti all'altezza della situazione. L'unica pecca forse è
l'elmetto del signore del magnetismo, piuttosto striminzito rispetto a
quello che indossa nei fumetti. Comunque, un dettaglio di poco conto.
Tra gli X-Men veri e propri, cioè i giovani raccolti da Xavier nella
sua singolare scuola, dove imparano a usare i loro poteri in difesa
della giustizia, nel film fanno la parte del leone Wolverine e Rogue.
Una scelta azzeccata, perché entrambi vivono la condizione di mutante
in modo particolarmente doloroso e ambiguo.
Il primo è il personaggio più popolare della saga, che da lungo
tempo ha una testata a fumetti tutta per sé. Esteriormente è il
classico duro, bellicoso e attaccabrighe, reso quasi invulnerabile dal
suo fattore di guarigione e dalle ossa coperte di indistruttibile
adamantio. Ma dentro è un individuo tormentato, segnato
dall'esperienza tremenda di essere stato usato come cavia umana. Non
gli manca tuttavia l'istinto paterno, che esercita nei confronti delle
più giovani componenti del gruppo: nel fumetto Kitty Pride (sullo
schermo ridotta a semplice comparsa) e Jubilee; nel film Rogue. Tutto
questo si ritrova fedelmente nel Wolverine di celluloide, cui fa
difetto solo la furia ferina di cui il canadese dai lunghi artigli fa
spesso sfoggio nei comic book.

Di Rogue il film valorizza soprattutto il trauma adolescenziale
vissuto nel momento in cui si manifesta il suo potere, che in effetti
è una mezza maledizione. Quando tocca una persona, Rogue ne assorbe
infatti personalità e caratteristiche, lasciando il malcapitato in
uno stato di coma. E questo le impedisce di esprimere fisicamente
l'affettività: una menomazione spaventosa, se solo ci si pensa un
attimo. La Rogue dei fumetti ha un passato nelle file dei mutanti
malvagi, nemici degli X-Men, quella del film no. In compenso, nelle
ultime scene, le spunta l'inconfondibile ciuffo di capelli bianchi.
Inevitabilmente le personalità degli altri eroi sono appena
abbozzate, rispetto alle tante sfaccettature che presentano nei comic.
Tempesta (nel film chiamata col suo nome americano, Storm) ci viene
offerta nella sua versione originale, come una creatura molto dolce
(ce n'è stata anche una aggressiva, con la cresta da punk), di cui
forse sarebbe stato possibile sottolineare maggiormente la simbiosi
con la natura. L'Uomo Ghiaccio, che fa una breve apparizione per
corteggiare Rogue, è l'adolescente sbarazzino degli X-Men anni '60.
Ciclope mantiene un ruolo di leader, ma ha ben poco del cupo e
introverso personaggio fumettistico e fa soprattutto da contraltare a
Wolverine: anche il suo legame filiale con Xavier, profondo e quasi
ossessivo, nel film è soltanto accennato.
La X-Man più sacrificata nella versione cinematografica è però
senza dubbio Jean Grey, che deve anche sobbarcarsi l'onere di
sostituire un altro personaggio dei comic, Moira McTaggart, dottoressa
scozzese esperta di mutazioni. Ne viene fuori un ibrido malriuscito.
Forse anche per il rango di scienziata che nel fumetto non ha, la Jean
del film risulta fredda e distaccata (l'attrice è una specie di
Claudia Koll, ma meno intrigante), del tutto priva della sensualità
che ne fa una delle fanciulle più desiderate dell'universo Marvel.
Non c'è passione né tenerezza nel suo rapporto con Ciclope, che
invece nei comic è un amore travolgente, cementato da un intimo
legame psichico: non a caso sono una delle poche coppie di supereroi
che sia infine convolata a giuste nozze.
Dall'altra parte della barricata, i mutanti malvagi sono ben poca
cosa, anche perché sovrastati dalla personalità di Magneto.
Sabretooth e Mystica risultano fedeli agli originali quanto ad aspetto
fisico, ma non vanno oltre: lui è un bestione scervellato piuttosto
che una belva sanguinaria; lei addirittura non apre mai bocca. Al
confronto spicca Toad, nel film molto più combattivo rispetto al
viscido e imbelle leccapiedi dei fumetti.
Ci rimette decisamente il senatore Kelly, persecutore dei mutanti: su
pellicola è uno spregevole razzista assetato di potere, nei comic gli
viene riconosciuta almeno la buona fede. Infatti sullo schermo fa una
morte crudele, mentre nella versione originale finisce per
riscattarsi, bloccando la terribile "Operazione Zero Tolerance"
(la Marvel non lesina mai riferimenti all'attualità politica) rivolta
contro la razza mutante.
Proprio l'orrenda fine di Kelly, che Magneto tenta poi di estendere a
tutti i governanti della terra riuniti a New York, è uno degli
aspetti meno convincenti del film. Trasformare esseri umani in mutanti
attraverso un potere magnetico amplificato è un'assoluta incongruità
nel cosmo Marvel, dove le mutazioni sono conseguenza delle radiazioni
nucleari, tanto che gli X-Men vengono detti anche "figli
dell'atomo".
Conviene però non cercare il pelo nell'uovo. In fondo nel mondo della
fantasia tutto è possibile e sbavature del genere si possono
tranquillamente perdonare. Imperdonabile è invece la frase su cui si
basa la campagna pubblicitaria del film: "confida in pochi, temi
gli altri" è una massima del tutto estranea alla filosofia degli
X-Men. Anche nella loro versione di celluloide, i mutanti di Xavier
agiscono secondo criteri opposti. Viene da pensare che l'ideatore
dello slogan sia un tifoso occulto di Magneto. I mutanti malvagi sono
già tra noi?
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