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La vendetta di Popper
Giancarlo Bosetti
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vendetta di Popper
Più rispetto per i bambini
Eppure l’Europa chiedeva
controlli
Letti per voi/Sì, Popper aveva ragione
La
raffica di dimissioni provocate dall’apparire, ad ore incredibili,
le 19 e le 20, nei TG della Rai di immagini di esplicite pratiche
sessuali pedofile, provocherà adesso reazioni varie nelle quali,
vedrete, a prevalere saranno sofisticati calcoli politici, che sono al
di là della nostra portata: dietrologie, cui prodest, rancori.
Seguiremo anche queste evoluzioni, cercando di non perdere il filo:
chi ha messo lì e chi ha tolto di lì gli ultimi e I penultimi
direttori di Tg. Ma dal momento che queste elucubrazioni, prevedo, non
produrranno sviluppi granchè interessanti (la pedofilia e l’antipedofilia
non sono né di destra né di sinistra, e neanche di centro) direi che
conviene stare ai fatti. E i fatti sono che intere poderose strutture
come le “macchine” che producono due Tg pubblici si sono rivelate
permeabili a un errore gigantesco e imperdonabile.
Che significa? Che tutti quanti, giornalisti, montatori, tecnici,
conduttori, registi e quanti altri concorrono a confezionare un
telegiornale hanno visto quella roba lì e non hanno spezzato la
catena umana dell’errore. Non hanno saputo, voluto farlo e si sono
gettati in acqua con i piedi legati a una enorme pietra che li
trascina in fondo al mare. Deriva suicida. Come può accadere?
Può accadere soltanto perchè la insensibilità verso un aspetto
della professionalità ha raggiunto vertici impensabili. Questo
aspetto del mestiere è quello che riguarda i bambini. Non parlo dei
bambini come oggetto di attenzione dei pedofili, ma dei bambini come
esseri che riempiono le case, animano le serate degli abitanti di
questa terra fino all’ora di cena e poco dopo, si aggirano in
salotto già in pigiama cercando pretesti per non andare a dormire
fino alle 21, alle 21.30, i più ribelli magari fino alle 22.00.
Ebbene, la presenza di questi esseri suggerisce in tutto il mondo che,
in certe fasce orarie certe cose non si fanno, non si dicono e non
si fanno vedere. Dovrebbe essere nell’ordine delle cose ovvie:
si capisce che le stesse immagini, alle 23.30 non avrebbero procurato
le dimissioni neanche di un fattorino. Se qui invece traballano anche
i posti del direttore generale e del presidente della Rai è proprio
perchè prime time vuol dire bambini.
Che la presenza dei bambini sia una ragione enorme per fare o non fare
le cose dovremmo averlo imparato da soli, noi figli della
civilizzazione dei costumi. Non ci si scaccola a tavola, non si versa
la minestra sui pantaloni del vicino. Con lo stesso generico spirito
di gente bene educata, lato sensu (dico, molto molto lato),
non si guardano i pedofili fare le loro cose mentre si serve la
pastasciutta ai piccoli. Questa ed altre elementari considerazioni
stavano diventando roba per pochi snob all’epoca della rincorsa
selvaggia dell’audience delle tv degli anni anni Ottanta e Novanta.
E allora il tanto bistrattato Karl Popper, nel 1994, si era levata la
soddisfazione di accusare la tv di fare male ai bambini. Ce l’aveva
appunto con la violenza. E dettò a chi vi scrive quel suo testo
diventato noto con il titolo “Cattiva maestra televisione”.
Secondo il vecchio filosofo, che sarebbe morto poco dopo, stavamo
perdendo di vista i bambini, lì davanti alla televisione a tutte le
ore, prima di andare a letto. Sia nella fiction che nei notiziari li
stavamo esponendo a un eccesso di truculenza, di cui avrebbe pagato le
conseguenze la loro educazione. Le più truci scene di violenza e di
sesso non presentano particolari controindicazioni per gli adulti.
Molti le amano, a volte possono divertire, in qualche caso sono
proprio necessarie alla riuscita di un film. C’è poi un ricco
mercato pornografico su cui c’è ben poco da eccepire (dentro i
limiti del codice penale). Il problema sono i bambini. Bene allora
mettere qualche freno agli appetiti dei grandi canali televisivi a
caccia di pubblico per venderlo alle aziende, in America come in
Europa.
Le cose da togliere dalla tv erano così chiaramente definibili
(stupri e massacri per prima colazione, sodomie plurime su grandi e
piccini nel pomeriggio, apertura di ventri e castrazioni al coltello
per cena) che Popper suggeriva di istituire una patente (più facile
da ottenere di quella per guidare l’auto) perchè non solo gli
autori e i produttori, non solo i direttori di rete e di tg, ma anche
gli operatori e i tecnici del suono e delle luci, cioè tutti quanti,
sapessero quali sono le cose da evitare. Se si fosse introdotta la
pratica immaginata da Popper, l’altro ieri anche un microfonista
avrebbe potuto opportunamente interrompere la tragica catena dei
suicidi. E oggi Celli e Lerner ringrazierebbero Popper e il suo
codice.
D’accordo, d’accordo, sto facendo le cose troppo facili. E quando
si parla di Rai c’è sempre dell’altro (a proposito, guardate qui
accanto le ultime direttive dell’Unione europea sulla tv e i minori:
perchè la Rai è così ribelle? Perchè non vuole neanche i famosi
bollini colorati per avvertire i genitori che il programma è per
adulti? Lo sapete voi?). Intanto però io il libro “Cattiva
maestra televisione” (I libri di Reset), sempre richiesto ed
esaurito in magazzino, lo faccio ristampare. Chissà.
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