Ponti levatoi, cammini di guardia, torri di difesa. Sono le mura il filo conduttore di
questo itinerario tra le colline e la pianura veneta, tra ville dall'impronta palladiana e
castelli medievali. I panorami sono dolci e ben si sposano con la vista offerta dai
bastioni merlati di Marostica, che si arrampicano sulla collina collegando i due
castelli. Quello superiore, di cui rimangono solo il maschio e i portali sull'alto del
colle Pausolino, e quello inferiore, coperto d'edera, all'ingresso del borgo antico. Una
volta ogni due anni, a settembre, la scacchiera gigantesca della piazza principale si
anima per la partita con pedine, regine e cavalieri in carne e ossa, a ricordo di una
contesa romantica per conquistare la mano di una damigella. Persa nella pianura, Cittadella
è la meno conosciuta della città murate ma forse la più spettacolare per la sua grande
pianta ellittica e le mura merlate alte fino a tredici metri che la cingono per circa un
chilometro e mezzo. Della sua origine militare rimangono poche tracce perché, con il
passare dei secoli, all'interno della cerchia di difesa le baracche dei soldati sono state
sostituite dalle case di mercanti e artigiani.
Si entra in città da porta Basano, la più importante delle quattro
disposte secondo i punti cardinali. Sul lato opposto, sopra porta Padova, s'innalza la
Torre di Malta, costruita nel 1251 per ordine di Ezzelino III da Romano, e trasformata in
centro civico e spazio mostre dopo i lavori di ristrutturazione. Una breve corsa porta
alle mura rivali di Castelfranco, costruite anch'esse nel medioevo e protette da un
largo fossato. Lunghe quasi un chilometro, circondano il vecchio centro dall'aria
veneziana con le case dai tetti rossi, le finestre ad arco, le facciate affrescate. Il
punto più animato della cittadina, proprio fuori dalle mura, è la piazza del mercato
(piazza Giorgione in onore dell'artista nato qui). Sotto il Paveion, la loggia costruita
dai veneziani per proteggere le biade, ci si siede per un "ombra" o un
aperitivo. Dalla pianura, le difese trecentesche di Asolo non si notano, nascoste
come sono dal verde. Solo la Rocca e il Castello appaiono e scompaiono in un gioco a
nascondino tra quinte di cipressi. Il movimento delle ville sui colli e i continui cambi
di fondale hanno incantato pittori, poeti e musicisti, a iniziare da Robert Browning,
pioniere di una nutrita colonia che decise di mettere radici in questa plaghe (tra tanti
nomi illustri quelli di due donne, Eleonora Duse e la viaggiatrice Freya Stark).
Oltre porta Loreggia, la porticata via Browning sbuca in piazza
Maggiore, su cui affacciano il Duomo settecentesco e la Loggia del Capitano, antica sede
della comunità. Al centro, la fontana con il leone di San Marco, intorno a cui, il
secondo fine settimana di ogni mese, si stendono le bancarelle della Fiera
dell'antiquariato con gioielli liberty, ceramiche inglesi, fumetti anni '40, trine e
corredi della nonna. Per l'occasione il bar Centrale, punto di ritrovo giornaliero dove
sorseggiare un aperitivo Bellini scambiandosi le ultime novità, si trasforma in una
platea dove accomodarsi per assistere allospettacolo della gente che curiosa, acquista e
contratta. Ma il fascino di Asolo è dato dalle ville, le cui linee leggiadre si fondono
armoniosamente con il paesaggio. Sul poggio che domina Sant'Anna sorge Villa Contarini,
oggi degli Armeni, circondata da cipressi e collegata a un'altra costruzione, sul lato
opposto del colle, grazie a una galleria chiamata "Il fresco". Vale la pena di
inerpicarsi fino in cima per ammirare uno dei più affascinanti panorami asolani con le
case del borgo in primo piano e la Rocca sullo sfondo.