"Una forza misteriosa mi spinge verso una meta che ignoro. Finché
non lavrò raggiunta sarò invulnerabile, invincible. Dopo, anche un soffio di vento
basterà a rovesciarmi". Chi parla è Napoleone Bonaparte e quel soffio di vento, per
chiunque ricorda i versi di Alessandro Manzoni, arrivò il cinque maggio. Lui era
lImperatore, tutto lo salutavano così, anche quando imperatore ormai non lo era
più. Sono passati centocinquanta anni dalla sua morte, ma ancora oggi liconografia
classica lo ricorda come il più grande dei generali, il militare sempre in divisa, la
mano nellinimitabile posa chiusa nella giacca. Era un amante focoso, fu il
condottiero esiliato, cera chi lo riteneva immortale. Di sicuro era una leggenda
vivente. Ed è rimasto leggendario dopo la sua morte. Il protagonista ideale di un grande
romanzo, o per meglio dire di una iconografia letteraria che ha dato spunto a centinaia di
biografie, romanzi, ricostruzioni storiche. Una vera e propria battaglia editoriale
iniziata immediatamente dopo la sua morte a SantElena nel 1821 con Stendhal, Hugo,
Goethe, Foscolo che in questi mesi si rinnova in nome della sua memoria. Protagonisti
assoluti i due maggiori editori italiani.

Iniziamo dalla Mondadori e dai quattro volumi della biografia romanzata
di Max Gallo, storico, giornalista, uomo politico (è stato consigliere di Mitterand),
insegnante e scrittore francese tra i più venduti nel mondo. Attraverso il suo
monumentale lavoro è come se desse voce a una statua. I volumi "La voce del
destino" (è uscito il secondo "Il sole di Austerlitz", tra poco uscirà il
terzo, "I cieli dellImpero") sono in testa alle classifiche mentre in
libreria, sempre editi da Mondadori, troviamo ancora l"Autobiografia di
Napoleone Bonaparte" di André Malraux e il testo di Gerosa, "Napoleone, un
rivoluzionario alla conquista di un impero". La Rizzoli si affida a stampe e ristampe
(nella Superbur saggi) di biografie dedicate alla sua vita e alle mitiche battaglie
dellepopea napoleonica con tanto di cartine per carpirne al meglio
linimitabile strategia militare. Ecco "Napoleone" di Emil Ludwig,
"Waterloo" e "I marescialli di Napoleone: gli uomini che combatterono a
fianco dellImperatore da Marengo a Waterloo" di David Chandler, "Vivere e
morire per Napoleone" di Georges Blond e il celeberrimo "Lantico regime e
la rivoluzione" di Alexis de Tocqueville.

Perchè di tanto successo, viene da chiedersi? La modernità, o per
meglio dire la post-modernità ha bisogno di eroi classici e romantici, miti guerrieri da
venerare. E lui era un grande militare, un uomo che si gettava nella battaglia e, allo
stesso tempo, trovava il tempo per scrivere infuocate lettere appassionate allamata
Josephine. Il ritratto che esce dalle tante pagine dei libri che lo raccontano è quello
di un uomo potentissimo che non venne mai accecato dal potere. E sul cavallo bianco
e al tempo stesso a stretto contatto con la sua gente. Dava ordini, scrisse il Codice
civile, dettava nuove regole per una nuova società. Di fronte al trono imperiale disse
che in fondo quello non era altro che un pezzo di legno con un po di stoffa
incollata sopra. Era una uomo partito da zero, conquistò il mondo, fu grande anche nella
sconfitta. Aveva, insomma, il senso della relatività delle cose. Sapeva di essere una
stella importante che attraversava luniverso della storia, e ne sentiva addosso
tutto il peso, la responsabilità. Dettava le sue memorie e immaginava generazioni future
e lontane di lettori. Capiva il mondo in cui viveva e sapeva immaginarne il futuro; un
visionario con i piedi ben piantati a terra. Dormiva poco, ma non si alzava mai troppo
presto, dettava molte lettere, leggeva. Quando non cerano battaglie da preparare
(era meticolosissimo e non lasciava mai nulla al caso) incontrava il suo stato maggiore e
discuteva di politica. Malgrado la stazza non proprio atletica (era basso e tarchiato)
trovava il tempo per quattro ore al giorno di equitazione. Aveva bisogno di muoversi, a
SantElena non poteva più cavalcare e questa fu una delle cose, tra le tante, che lo
avvilirono di più. A Waterloo perse una grande battaglia ma in vita sua furono molte di
più le vittorie delle sconfitte. Aveva pochi amici. Non era un uomo piacevole, non aveva
un buon carattere, era autoritario, un militare vero, lordine veniva prima di tutto,
di qualsiasi cosa. Fascino e carisma, insomma. Un uomo da amare o detestare. Sicuramente
da leggere.